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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05052020-170202


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RUSSO, MARCO
URN
etd-05052020-170202
Titolo
L'al-Andalus a Pisa: storia e produzione della ceramica andalusí dal IX al XIII secolo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
ARCHEOLOGIA
Relatori
relatore Prof. Cantini, Federico
correlatore Dott. Tumbiolo, Giuseppe
Parole chiave
  • al-Andalus
  • archeologia medievale
  • ceramiche islamiche
  • Pisa
  • storia della produzione
Data inizio appello
01/06/2020
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Le ceramiche islamiche andalusí (IX-XIII sec.) fanno parte dei corredi ceramici mediterranei ritrovati a Pisa, sia tra i "bacini" che tra quelli recuperati dagli scavi urbani. La prima parte della trattazione è dedicata alla geografia e alla storia dell'al-Andalus e cosa s'intende con questo termine, con la sintesi delle opere geografiche e storiche arabe dell'epoca medievale. Successivamente, sono passati in rassegna le fonti principali che attestano i rapporti e quale fosse la loro natura tra quest'area e la città di Pisa, con le prime sicure attestazioni con scontri a partire dall'XI secolo. La seconda parte riguarda le produzioni ceramiche e si apre con l'analisi dei vari centri di produzione della penisola iberica, riscontrati sia a livello archeologico che dallo studio archeometrico sui corredi provenienti dagli scavi iberici. Le varie tipologie di fornaci che si possono avere nella penisola iberica medievale derivano soprattutto da due differenti tradizioni: quella romana e quella araba. Le classi ceramiche sono state analizzate principalmente sotto l'aspetto degli impasti e dei rivestimenti, questo perché negli ultimi anni in Spagna lo studio archeometrico sta avendo un grande sviluppo, fornendo così nuove informazioni utili per la ricerca archeologica. Le varie classi considerate sono le seguenti: invetriata, smaltata, "verde y manganeso", "cuerda seca parcial y total", a lustro metallico e i contenitori da trasporto. Non sono state prese in considerazione le ceramiche da cucina e quelle prive di rivestimento, in quanto non hanno un numero rappresentativamente sufficiente a Pisa. Sono state così delineate le loro caratteristiche tecniche, sono state indicate le quantità presenti di elementi fondamentali come il piombo e lo stagno per i rivestimenti, di calcio per gli impasti. Si confermano così alcune caratteristiche che già si conoscevano delle produzioni andalusí, come ad esempio l'uso di un impasto con molta presenza di calcio, per ottenere un corpo più chiaro dopo la fase di cottura o la mancanza di un ingobbio tra corpo e rivestimento. Si definisce così un quadro generale di riferimento, ancora da completare e a cui si devono integrare i dati provenienti da altri contesti mediterranei. Proprio nella città di Pisa si ha uno dei più importanti contesti di ceramica mediterranea, quello dei "bacini" delle chiese, i quali sono stati oggetti di numerosi studi e revisioni nel corso del tempo, a partite dagli anni Settanta del Novecento. A questi si sono aggiunti i dati editi degli scavi di Piazza Dante, Piazza dei Cavalieri e quelli del Complesso degli ex Laboratori Gentili. Non tutti i dati provenienti da questi contesti sono stati sottoposti ad analisi archeometriche e per questo motivo si è ricorso per alcuni casi all'analisi morfologica del pezzo, laddove sia stato possibile. Il confronto tra i dati provenienti dalle ricerche condotte in Spagna e quelle in Italia ha portato solo in alcuni casi a risposte certe. Sono confermate alcune ipotesi di provenienza, ad esempio per le Isole Baleari o per Murcia, mentre altre sono ancora da verificare, come Malaga, Almeria o Denia. La maggior parte delle incongruenze sono soprattutto sulla cronologia, su cui il dibattito ancora non si è esaurito. Il problema principale riguarda l'arrivo di queste classi ceramiche a Pisa, che in generale hanno una cronologia più antica rispetto a quelle rinvenute e studiate in Spagna. Questa cronologia antica è principalmente ancorata alla collocazione dei "bacini" sulle chiese pisane, che si pensa sia contemporanea alla costruzione di quest'ultime. Sarebbe necessarie quindi riprendere questo studio da nuove analisi archeometriche approfondite, in quanto si ha in possesso delle analisi di pochi esempi. Inoltre sono spesso qualitative e non quantitative.
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