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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05052014-173107


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
MEDINO, PAOLA
URN
etd-05052014-173107
Titolo
L'infezione neonatale precoce da Streptococco di gruppo B: è oggi un problema risolto?
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Boldrini, Antonio
Parole chiave
  • EOS
  • streptococco di gruppo B
  • GBS
  • infezione neonatale precoce
  • profilassi antibiotica intrapartum
  • sepsi neonatale precoce
Data inizio appello
27/05/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le sepsi neonatali costituiscono ancora oggi una importante causa di morbilità e mortalità nel neonato a termine e in maggior misura nel pretermine. Le infezioni del periodo neonatale vengono suddivise in sepsi precoci (early onset sepsis EOS) cioè quelle che esordiscono entro le prime 72 ore di vita e tardive (late onset sepsis LOS) con esordio dopo le 72 ore. Tale distinzione riflette differenze nella modalità di trasmissione dei patogeni e negli agenti eziologici coinvolti. In particolare le EOS sono dovute ad una trasmissione verticale, madre-figlio, dei germi e sono sostenute soprattutto dallo Streptococco di gruppo B (GBS), seguito da Escherichia Coli e Lysteria Monocytogenes. Contro le EOS da Streptococco B il Center for Diseases Control (CDC) di Atlanta sin dal 1996 ha iniziato una strategia di prevenzione, incentrata sulla somministrazione di antibiotici nel peripartum in gravide a rischio. Dal 2002, ribadito nel 2010 con piccole modifiche, il CDC raccomanda lo screening universale mediante tampone vagino-rettale di tutte le gestanti al fine di individuare lo stato di portatrice del GBS. Tali donne devono essere sottoposte ad antibiotico profilassi intrapartum (intra-ante partum prophylaxis IAP), a meno che non vengano sottoposte a cesareo in assenza di travaglio di parto e a sacco amniotico integro, al fine di prevenire la trasmissione del germe al neonato.
Tale approccio ha portato ad una netta riduzione delle sepsi precoci da GBS: da incidenze superiori all’1/1000 nati negli anni ‘90 a tassi dello 0,3-0,4/1000 nati nel 2004. Lo scopo della tesi è stato quello di valutare l’effettiva applicazione delle linee guida del 2002 del CDC nella pisana nostra realtà e gli effetti dell’applicazione o meno delle raccomandazioni sui neonati degenti presso la U.O. di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Sono state analizzate in maniera retrospettiva 773 cartelle cliniche di partorienti degenti tra il 01/01/2012 e 30/06/2012. Inoltre, abbiamo raccolto i dati di 178 questionari distribuiti alle madri di neonati ricoverati al Nido della U.O. di Neonatologia tra il 01/09/2013 e il 30/01/2014, per evincere alcune informazioni normalmente non presenti nelle cartelle cliniche. Per quanto attiene alla gestione della partoriente: a) su 118 pazienti in cui vi era indicazione alla profilassi solo nel 48% dei casi vi è stata una IAP adeguata; b) in 66 pazienti (10%) è stata somministrata una antibiotico profilassi non necessaria; c) nel 17,1%% delle pazienti il tampone non è stato eseguito nella finestra temporale ottimale indicata da CDC (35-37 settimane di gestazione); d) nel 14% dei casi il tampone non era stato eseguito correttamente (solo vaginale anziché vagino-rettale); e) nel 31% dei casi, in presenza di tampone positivo per GBS, è stata somministrata terapia antibiotica orale durante la gravidanza, benché tale pratica sia sconsigliata dal CDC.
Per quanto riguarda, invece, i neonati, specificamente quelli nati a termine, l’80% dei nati da madri con indicazioni alla profilassi, ma in cui la IAP non era stata eseguita correttamente, sono stati sottoposti ad esami ematochimici e il 16,6% ha ricevuto un trattamento antibiotico. Tale dato risulta notevolmente più alto se paragonato ai neonati da madre con IAP completa (13% di esami e 6% di terapia antibiotica) o da madri senza indicazioni alla IAP (7% di esami e 3% di trattamenti antibiotici.
Per i neonati pretermine i dati sono di più difficile interpretazione in quanto una grande percentuale di prematuri viene sottoposta routinariamente ad esami ematochimici e ad antibiotico profilassi nei primi giorni di vita. Tuttavia anche in questo sottogruppo si è registrato un trend di incremento di esami e terapia antibiotica (IAP non eseguita o incompleta vs IAP non indicata: 97% sottoposti ad esami e 75% in terapia antibiotica vs 74% sottoposti ad esami e 60% in terapia antibiotica). In tutto il periodo in esame si è registrato un solo caso di EOS da Streptococco B, in un neonato pretermine con tampone non noto e profilassi non eseguita. L’esito del paziente è stato una completa guarigione senza alcun tipo di complicanza. L’analisi effettuata ci ha permesso di evidenziare una non completa adesione alle linee guida nella nostra realtà. Tali discrepanze in parte risultano non correggibili, come ad esempio in caso di parto precipitoso, quando è evidentemente impossibile eseguire una profilassi completa. Tuttavia esiste una certa percentuale di errori che sono facilmente modificabili, come il metodo di esecuzione del tampone o le settimane di gestazione a cui viene effettuato. Questi errori diagnostico-terapeutici hanno comportato anche degli effetti sulla popolazione neonatale, come dimostrato dai dati raccolti. Una migliore gestione delle madri consentirebbe infatti un minor numero di accertamenti ematochimici nei neonati e un minor numero di terapie antibiotiche: tutto ciò a vantaggio di un contenimento dei costi e di una riduzione dei rischi connessi alla somministrazione di farmaci. I dati ottenuti ci indicano che è necessario un ulteriore sforzo per implementare l’applicazione delle linee guida al fine di una più corretta gestione della gestante e per minimizzare gli effetti negativi che ciò comporta sulla popolazione neonatale.
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