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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05022024-152208


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
COFFA, GIULIA
URN
etd-05022024-152208
Titolo
Il Greenwashing tra concorrenza sleale e protezione del consumatore
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Kutufà, Ilaria
Parole chiave
  • ambientalismo di facciata
  • concorrenza sleale
  • greenwashing
  • pratica commerciale scorretta
Data inizio appello
20/05/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/05/2094
Riassunto
Il presente elaborato si pone l’obiettivo di analizzare da una prospettiva giuridica il fenomeno, sempre più diffuso, del greenwashing.
Il termine greenwashing è una sincrasi delle parole inglesi “green” – colore simbolo dell’ecologismo – e “washing” – lavare. Il conio risale alla seconda metà del secolo scorso e deriva dal verbo to white-wash, che tradotto letteralmente significa “imbiancare”, ma considerato in un’accezione più ampia comprende il significato di “nascondere”. Dunque, in italiano il termine può essere tradotto con l’espressione “darsi una patinata di credibilità ambientale”.
Vista la crescente importanza del driver sostenibilità nella definizione del processo di selezione di un prodotto e più in generale nell’affermazione della reputazione aziendale, molte aziende optano per comunicare un impegno ambientale, non riscontrabile poi nella realtà, sfruttando in modo opportunistico la forza persuasiva della comunicazione.
A livello macroeconomico, il greenwashing impedisce il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e la realizzazione di un’economia sociale di mercato. A livello microeconomico, invece, i comportamenti ascrivibili al greenwashing falsano il corretto funzionamento delle dinamiche concorrenziali, andando ad alterare la domanda.
A tal riguardo, l’elaborato si concentra attorno ai concetti della pluri-offensività dell’atto illecito e delle tutele attualmente esperibili dai consumatori e dalle imprese concorrenti. Infatti, in attesa dell’introduzione di una disciplina ad hoc, lo studio condotto cerca di calare la nuova fattispecie – riguardante le asserzioni ambientali ingannevoli – nelle disposizioni vigenti. Vengono, dunque, esaminate le discipline della concorrenza sleale, delle pratiche commerciali scorrette, della pubblicità ingannevole e dell’autodisciplina pubblicitaria. Si prosegue poi trattando delle nuove direttive predisposte dal legislatore europeo, nell’ambito del Green Deal europeo. Infine, l’elaborato si sofferma sulle specificità della comunicazione ambientale rispetto a quella commerciale e sugli strumenti concreti attraverso cui si esplica.

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