logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05022020-164849


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
TICCIATI, ALBERTO
URN
etd-05022020-164849
Titolo
Modello di steatosi epatica in vitro: set-up metodologico e valutazione degli effetti di isotiocianati naturali.
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
FARMACIA
Relatori
relatore Prof. Calderone, Vincenzo
relatore Dott.ssa Citi, Valentina
Parole chiave
  • isotiocianati
  • Steatosi Epatica
  • solfuro di idrogeno
  • erucina
  • NAFLD
Data inizio appello
27/05/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/05/2090
Riassunto
In questo lavoro di tesi è stato effettuato un set-up metodologico in vitro di steatosi epatica, utilizzando cellule immortalizzate epatiche (Hep-G2) ed è stata data una valutazione preliminare degli effetti di un isotiocianato naturale (erucina) sulla steatosi epatica indotta da acido oleico alla concentrazione di 1 mM. La steatosi epatica è una condizione patologica che può portare a conseguenze sia a livello sistemico sia a livello di tossicità d'organo. Diventano quindi necessarie terapie farmacologiche che possono convertire o inibire l'accumulo di grassi a livello epatico. Recentemente è stato dimostrato che il solfuro di idrogeno mostra effetti benefici per quanto riguarda l'accumulo di grassi a livello epatico. la somministrazione esogena di solfuro di idrogeno non è praticabile, in clinica, a causa di un cattivo controllo posologico. risulta necessario sviluppare e caratterizzare nuovi composti che siano in grado di donare solfuro di idrogeno in maniera lenta e controllata. in questo contesto si inseriscono gli isotiocianati di origine naturale e sintetica.
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) comprende un gruppo eterogeneo di patologie del fegato, caratterizzate da un accumulo anomalo di grasso nel fegato, in assenza di un uso significativo di alcol e altre cause come farmaci e malattie virali.
L’eterogenicità spazia dalla semplice steatosi, alla steatoepatite con o senza fibrosi, alla cirrosi e infine alla cirrosi con HCC.
La steatosi epatica è stata a lungo considerata principalmente un sintomo di malattia epatica alcolica (ALD). Negli ultimi anni, tuttavia, la steatosi è stata riscontrata in assenza d’abuso di alcol e ha portato alla definizione di una serie di disturbi che vanno dalla steatosi epatica non alcolica (NAFLD) alla steatoepatite non alcolica (NASH).
Con il termine “fegato grasso” indichiamo un fegato in cui i lipidi rappresentano oltre il 5% del peso umido del fegato. Si ritiene che questo fenomeno derivi da uno squilibrio tra l’afflusso epatico di acidi grassi liberi (FFA), la sintesi di trigliceridi e la loro escrezione.
Nei casi lievi o transitori, il cambiamento di grasso è reversibile e non ha effetti negativi sull’uomo. In casi gravi di steatosi, tuttavia, si verificano disfunzioni cellulari, lipotossicità e apoptosi, nonché cambiamenti patofisiologici e un aumento della suscettibilità del fegato steatotico alle lesioni.
Pertanto l’accumulo di lipidi negli epatociti è segno patologico.
Istologicamente lo spettro della NAFLD è simile a quello della ALD. Inizia come una steatosi (fegato grasso), segue come steatoepatite, una volta avvenuta l’infiammazione lobulare. Successivamente abbiamo la progressione verso la steatoepatite con fibrosi epatica, una volta che il collagene si è depositato nel parenchima epatico, seguita da fibrosi portale. Gli ultimi stadi sono rappresentati dalla cirrosi e dal cancro epatocellulare.
I principali fattori di rischio associati alla NAFLD comprendono l’obesità, l’età avanzata, il sesso maschile, la dieta e l’insulino resistenza.
La maggior parte dei pazienti con NAFLD è asintomatica o presenta sintomi non specifici prima della diagnosi. Sintomi comuni sono la stanchezza, gonfiore addominale, disturbi intestinali e riduzione del sonno.
È stato dimostrato che una dieta ricca di grassi può indurre una down regulation di CSE/CBS e determinare una minore produzione di H2S nel fegato dei roditori.
Sulla base di ciò possiamo pensare che l’aumento di H2S mediante somministrazione di donatori di H2S possa proteggere il fegato dalla steatosi.

File