Tesi etd-04302024-192810 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
STEFANI, MARCO
URN
etd-04302024-192810
Titolo
La conta degli eosinofili periferici è in grado di distinguere i pazienti con disfagia affetti da EoE dai non affetti e di predire la risposta alla terapia
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. de Bortoli, Nicola
correlatore Dott. Visaggi, Pierfrancesco
correlatore Dott. Visaggi, Pierfrancesco
Parole chiave
- eosinophils count
- esofagite eosinofila
- non eosinophilic dysfagia
Data inizio appello
21/05/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/05/2094
Riassunto
Contesto e scopo:
La diagnosi e il monitoraggio del trattamento dell'Esofagite Eosinofila (EoE) attualmente richiedono l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) con biopsie esofagee, per valutare la conta degli eosinofili in istologia. Per migliorare la gestione dei pazienti con EoE sono pertanto necessari dei biomarcatori non invasivi. Abbiamo indagato se la conta assoluta degli eosinofili nel sangue periferico possa essere utilizzata come biomarcatore predittivo di diagnosi e di risposta alla terapia nell’EoE.
Materiali e metodi:
Abbiamo arruolato una serie consecutiva di pazienti sottoposti a esofagogastroduodenoscopia (EGDS) per sospetta o nota esofagite eosinofila (EoE), che avevano effettuato un esame emocromocitometrico completo. Nei pazienti sottoposti a EGDS per disfagia, l'EoE è stata esclusa in base alla presenza di meno di 15 eosinofili per campo ad alto ingrandimento in almeno sei biopsie esofagee. Nei pazienti con EoE nota, la remissione istologica è stata definita secondo le linee guida attuali. Per tutti i pazienti sono stati raccolti dati demografici, clinici ed è stata eseguita la conta di eosinofili periferici. Per i confronti, sono stati utilizzati il test Kruskal-Wallis Rank Sum Test e il Pearson’s Chi-squared, a seconda delle necessità. L'analisi della curva ROC è stata utilizzata per valutare l'accuratezza diagnostica (AUC) della conta di eosinofili periferici nel differenziare l'EoE attiva rispetto all'EoE in remissione (attività di malattia) e nel distinguere l'EoE attiva rispetto alla disfagia non-EoE correlata (diagnosi). La soglia di significatività era di p<0.05.
Risultati:
Sono stati arruolati in totale 82 pazienti. Di questi, 31 avevano EoE attiva, 10 avevano EoE in remissione istologica e 41 avevano disfagia non-EoE correlata. Clinicamente, EoE attiva ed EoE in remissione erano paragonabili al baseline. Il valore mediano della conta di eosinofili periferici nell’EoE attiva era significativamente più alto rispetto all'EoE in remissione (380 vs 150/mm³; p<0.01). Basandosi sull'analisi della curva ROC, il cut-off di 375 eosinofili/mm³ aveva un’AUC di 0.81 per l'identificazione dell'attività di malattia nell'EoE, con una specificità del 91.4% e una sensibilità del 70.6%. Inoltre, il valore mediano della conta di eosinofili periferici nell’EoE attiva era significativamente più alto rispetto alla disfagia non-EoE correlata (380 vs 120/mm³; p<0.001). La curva ROC ha mostrato che il cut-off di 155 eosinofili/mm³ aveva un AUC di 0.79, con il 94% di specificità e il 63.8% di sensibilità per l'identificazione dell'EoE.
Conclusioni:
I nostri risultati mostrano che la conta assoluta degli eosinofili nel sangue periferico è un utile biomarcatore non invasivo per formulare un'ipotesi diagnostica nei pazienti che presentano disfagia, distinguendo i pazienti con Esofagite Eosinofila (EoE) in fase attiva dai pazienti con disfagia non-EoE correlata. La conta di eosinofili periferici è anche un utile strumento per predire la risposta alla terapia, differenziando l’EoE in fase attiva dall'EoE in fase di remissione. Nella ricerca di biomarcatori non invasivi nell’EoE, per diagnosticare e monitorare l'attività di malattia, potrebbe quindi già essere disponibile uno strumento clinico facile, il quale andrà validato su casistiche più ampie e possibilmente di tipo multicentrico.
La diagnosi e il monitoraggio del trattamento dell'Esofagite Eosinofila (EoE) attualmente richiedono l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) con biopsie esofagee, per valutare la conta degli eosinofili in istologia. Per migliorare la gestione dei pazienti con EoE sono pertanto necessari dei biomarcatori non invasivi. Abbiamo indagato se la conta assoluta degli eosinofili nel sangue periferico possa essere utilizzata come biomarcatore predittivo di diagnosi e di risposta alla terapia nell’EoE.
Materiali e metodi:
Abbiamo arruolato una serie consecutiva di pazienti sottoposti a esofagogastroduodenoscopia (EGDS) per sospetta o nota esofagite eosinofila (EoE), che avevano effettuato un esame emocromocitometrico completo. Nei pazienti sottoposti a EGDS per disfagia, l'EoE è stata esclusa in base alla presenza di meno di 15 eosinofili per campo ad alto ingrandimento in almeno sei biopsie esofagee. Nei pazienti con EoE nota, la remissione istologica è stata definita secondo le linee guida attuali. Per tutti i pazienti sono stati raccolti dati demografici, clinici ed è stata eseguita la conta di eosinofili periferici. Per i confronti, sono stati utilizzati il test Kruskal-Wallis Rank Sum Test e il Pearson’s Chi-squared, a seconda delle necessità. L'analisi della curva ROC è stata utilizzata per valutare l'accuratezza diagnostica (AUC) della conta di eosinofili periferici nel differenziare l'EoE attiva rispetto all'EoE in remissione (attività di malattia) e nel distinguere l'EoE attiva rispetto alla disfagia non-EoE correlata (diagnosi). La soglia di significatività era di p<0.05.
Risultati:
Sono stati arruolati in totale 82 pazienti. Di questi, 31 avevano EoE attiva, 10 avevano EoE in remissione istologica e 41 avevano disfagia non-EoE correlata. Clinicamente, EoE attiva ed EoE in remissione erano paragonabili al baseline. Il valore mediano della conta di eosinofili periferici nell’EoE attiva era significativamente più alto rispetto all'EoE in remissione (380 vs 150/mm³; p<0.01). Basandosi sull'analisi della curva ROC, il cut-off di 375 eosinofili/mm³ aveva un’AUC di 0.81 per l'identificazione dell'attività di malattia nell'EoE, con una specificità del 91.4% e una sensibilità del 70.6%. Inoltre, il valore mediano della conta di eosinofili periferici nell’EoE attiva era significativamente più alto rispetto alla disfagia non-EoE correlata (380 vs 120/mm³; p<0.001). La curva ROC ha mostrato che il cut-off di 155 eosinofili/mm³ aveva un AUC di 0.79, con il 94% di specificità e il 63.8% di sensibilità per l'identificazione dell'EoE.
Conclusioni:
I nostri risultati mostrano che la conta assoluta degli eosinofili nel sangue periferico è un utile biomarcatore non invasivo per formulare un'ipotesi diagnostica nei pazienti che presentano disfagia, distinguendo i pazienti con Esofagite Eosinofila (EoE) in fase attiva dai pazienti con disfagia non-EoE correlata. La conta di eosinofili periferici è anche un utile strumento per predire la risposta alla terapia, differenziando l’EoE in fase attiva dall'EoE in fase di remissione. Nella ricerca di biomarcatori non invasivi nell’EoE, per diagnosticare e monitorare l'attività di malattia, potrebbe quindi già essere disponibile uno strumento clinico facile, il quale andrà validato su casistiche più ampie e possibilmente di tipo multicentrico.
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