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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04302017-155109


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SACCONI, MARTINA
URN
etd-04302017-155109
Titolo
L'inconscio dell'opera d'arte: l'estetica psicoanalitica di Massimo Recalcati.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof.ssa Savettieri, Chiara
Parole chiave
  • psicanalisi
  • arte
  • inconsio
  • opera d'arte
  • estetica psicoanalitica
  • Massimo Recalcati
Data inizio appello
29/05/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/05/2057
Riassunto
Massimo Recalcati, dopo il diploma di agrotecnico, si laurea in Filosofia presso l'Università degli Studi di Milano sotto la guida di Franco Fergnani, con una tesi dal titolo "Desir d'être e Todestrieb. Ipotesi per un confronto tra Sartre e Freud” . Nel 1989 si è specializzato presso la scuola di Psicologia di Milano diretta da Marcello Cesabianchi, discutendo la sua tesi di specializzazione in Psicologia, dal titolo "Analisi terminabile ed interminabile. Note sul transfert", con il professor Enzo Funari.
Ha insegnato in varie università, fra le quali quelle di Padova, Urbino, Bergamo, Losanna; e attualmente, insegna Psicopatologia del comportamento alimentare presso l'Università degli Studi di Pavia, e "Psicoanalisi e scienze umane" all'Università degli Studi di Verona.
È direttore scientifico dell'Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata (IRPA) e nel 2003 ha fondato la Jonas onlus, centro di clinica psicoanalitica e psicoterapeutica per i nuovi sintomi, con diverse sedi decentrate nel territorio.
Il suo lavoro teorico si è concentrato, in una prima fase, sull'insegnamento di Jacques Lacan nella storia della psicoanalisi dopo Sigmund Freud, questi studi sono confluiti nell'opera in due volumi, Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione (2012) e Jacques Lacan. La clinica psicanalitica: struttura e soggetto (2016).
Il suo lavoro teorico e le sue ricerche cliniche sulla Psicopatologia contemporanea, in particolare sull’anoressia, la bulimia e i disturbi alimentari si possiamo trovare esplicate in testi come Il soggetto vuoto. Clinica psicoanalitica delle nuove forme del sintomo (2011) e L'uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica psicoanalitica (2010).
Dalla pubblicazione di "Cosa resta del padre? La paternità nell'epoca ipermoderna" (2011), si dedica alla ricerca intorno alla figura del padre e al suo declino, le cui idee e ricerche confluiscono nella teorizzazione del "Complesso di Telemaco" come chiave per intendere il rapporto tra le generazioni contemporanee.
I lavori successivi, quali "Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa" (2013), "L'ora di lezione. Per un'erotica dell'insegnamento" (2014), sono dedicati invece al problema della scuola e alla pratica dell'insegnamento
Ma quello su cui vorrei focalizzare l’attenzione nella tesi è il rapporto fra arte, estetica e psicoanalisi. Per Recalcati l'opera d'arte non è solo il luogo di manifestazione dei fantasmi inconsci dell'artista ma anche e soprattutto il luogo stesso dell'evento inconscio. A queste tematiche ha dedicato tre libri “Il miracolo della forma. Per un'estetica psicoanalitica” (2007) “Lavoro del lutto melanconia e creazione artistica” (2009) e il recentissimo, fresco di stampa “Il mistero delle cose” (2016). Proprio in quest’ultimo testo troviamo espressa la sua poetica di anti lettura di arte come sintomo <<In questo libro l’uso della psicoanalisi per leggere l’opera ha rifiutato metodicamente ogni sua applicazione patografica>>
Mi sembra doveroso inizialmente riportare le sue teorie alla luce delle quali leggere l’opera d’arte, concentrandomi essenzialmente su:
• la sublimazione,
• la Cosa,
• le tre estetiche di Lacan: l’estetica del Vuoto, l’estetica anamorfica, e l’estetica della lettera
• il lavoro del lutto
• la melanconia
• il reale e la realtà
Mentre nella seconda parte passerei in rassegna gli autori e le opere citati da Massimo Recalcati nel libro “Il miracolo della forma. Per un'estetica psicoanalitica” (2007) che sono:
I sacchi e le plastiche di Burri, i muri di Tàpies, gli "ideogrammi" di Kline, le bottiglie di Morandi, le sgocciolature di Pollock, le machhie e il resto di Kounellis, la menconia di Van Gogh
In seguito gli autori citati nel saggio “Il mistero delle cose” (2016) che sono:
Vedova, Kounellis, Celiberti, Parmiggiani, Frangi, Congdon, Papetti
Dalla sua sconfinata bibliografia ho trovato alcuni saggi, o note introduttive ai cataloghi di autori che riguardano anche gli autori:
Fantini, Frani, Scarabicchi, Luciani
In ultimo Recalcati ha dedicato un’ intero libro all’analisi di Vincent Van Gogh dal titolo “Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh” (2009)
Quindi dopo aver esposto le teorie e aver declinato queste teorie nelle opere di questi artisti, nelle conclusioni, vorrei esporre il mio punto di vista su queste questioni senza dubbio interessanti ma spigolose: quanto l’autore cerca di incollare le sue teorie su artisti già di per sé border line? Possono le sue teorie essere applicate universalmente? Ma se anche così non fosse, non sono comunque una chiave di lettura imprescindibile?
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