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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04302013-124135


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
CAMPO, ENRICO
URN
etd-04302013-124135
Titolo
Le merci, le esposizioni, la metropoli: i passages e Bogota
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA
Relatori
relatore Prof. Muzzetto, Luigi
Parole chiave
  • metropoli
  • passages
  • centri commerciali
  • Benjamin
  • spazio pubblico
Data inizio appello
20/05/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/05/2053
Riassunto
Cosa lega i passages della prima metà dell’Ottocento alla metropoli contemporanea? Una consistente e significativa letteratura sociologica oggi riprende con frequenza la figura dei passages e del flâneur per caratterizzare la città e con essa la società contemporanea. I primi sono un riferimento costante nell’analisi degli spazi di consumo contemporanei e il secondo sembra essere diventato addirittura un rappresentante della postmodernità. Eppure, è legittimo chiedersi come sia possibile che tali figure, tipiche di un’epoca considerata ormai superata, divengano così centrali per l’epoca attuale. A questo scopo, ho ritenuto dunque essenziale approfondire preliminarmente il pensiero di Walter Benjamin, autore che, sempre più richiamato nella letteratura sociologica, ha dedicato gli ultimi tredici anni della propria vita allo studio dei passages di Parigi. Attraverso l’analisi delle tipiche gallerie commerciali avrebbe dovuto cogliere il senso dell’epoca moderna. Mi sono concentrato sulla linea teorica che si basa sullo studio dei sogni collettivi e mira così a decifrare il significato delle “case di sogno della modernità”, i passages appunto. Questi spazi, in cui la merce entra per la prima volta in scena, mostrano sin da principio una forte vocazione totalizzante rispetto alla città: ambiscono a essere un mondo in miniatura. Emerge come ineludibile per la comprensione dei luoghi di consumo l’analisi della relazione che essi intrattengono con la città, sia nella dimensione strutturale che nella dimensione simbolica. Lo sguardo così si sposta verso le altre strutture che hanno marcato l’evoluzione della città ottocentesca: i grandi magazzini e le esposizioni universali. In questo modo, è possibile inquadrare l’analisi dei centri commerciali in un contesto di osservazione più ampio. Bogotà risulta così essere un punto di osservazione privilegiato per la comprensione delle dinamiche economiche che hanno determinato la diffusione dei centri commerciali per via della particolare configurazione delle vecchie città coloniali, adesso inserite in un contesto globale. Attraverso lo studio del piano urbanistico e della letteratura specifica, è stato possibile osservare come i centri commerciali riproducano la stessa vocazione totalizzante dei passages e come questo vada ad erodere lo spazio pubblico cittadino. Ancora una volta, particolarmente rilevante risulta essere la dimensione simbolica di questi spazi che avocano a sé le funzioni tradizionalmente riservate agli spazi pubblici e, in definitiva, anche il loro potere di rappresentare la città nel suo complesso. Piuttosto che salutare il centro commerciale come il “nuovo bene culturale comune”, sulla scorta dei risultati dell’analisi benjaminiana, ho ritenuto essenziale problematizzare tale assunzione. A tal proposito, è risultato di particolare utilità focalizzare l’attenzione sulle interazioni che tali spazi incoraggiano e dunque sul tipo di esperienza della metropoli che veicolano. E’ tornata quindi prepotente la figura del flâneur in relazione agli spazi di consumo; figura utilizzata da Benjamin per descrivere e criticare l’esperienza della metropoli moderna e attualizzata, in forma depurata, dalla letteratura più recente per l’analisi dell’esperienza nella società contemporanea.
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