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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04292024-145244


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
DE FAZIO, FRANCESCO
URN
etd-04292024-145244
Titolo
Incentivi all'innovazione e alla creatività: un approccio regolatorio industry-based tra proprietà intellettuale e diritto della concorrenza
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Kutufà, Ilaria
correlatore Sganga, Caterina
Parole chiave
  • brevetto
  • concorrenza
  • copyright
  • creatività
  • design industriale
  • diritti esclusivi
  • diritti proprietari
  • diritto d'autore
  • essential facility doctrine
  • fashion design
  • fast fashion
  • ICT
  • incentivo
  • industrial design
  • innovazione
  • monopolio
  • patent
  • piracy paradox
  • public goods theory
  • SEP
  • trade-off
Data inizio appello
20/05/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/05/2094
Riassunto
Il presente lavoro, dopo aver esaminato le teorie (di segno opposto) elaborate da Schumpeter e Arrow in materia di incentivi alla generazione di innovazione e creatività, prova a dimostrare come entrambi gli approcci regolatori, se presi in considerazione in astratto, risultino inidonei a regolamentare qualsiasi settore produttivo a prescindere dalle caratteristiche proprie di ogni industry. In altre parole, la tesi avanzata in questa sede è che non esiste una soluzione one-size-fits-all, ma bisogna, piuttosto, modellare i regimi normativi tenendo conto delle peculiarità dei settori oggetto di regolazione. Per questo motivo, questo lavoro ambisce a verificare empiricamente quanto sostenuto in astratto, per il tramite di due casi studio. Da un lato, è analizzato il settore ICT, dove, in assenza di una limitazione dei diritti esclusivi dei titolari dei brevetti essenziali, sarebbero praticamente inevitabili condotte abusive da parte di questi ultimi, consistenti, tra le altre cose, nel fenomeno del c.d. patent hold-up. Dall’altro lato, invece, è esaminata l’industria della moda, dove l’attuale regime statunitense (che, di fatto, non riconosce una protezione giuridica dell’originalità dei fashion design) rischia seriamente di compromettere la creatività nel settore: in assenza di un intervento regolatorio che espanda i diritti proprietari dei designer (rectius, che attribuisca loro dei diritti di proprietà intellettuale aventi ad oggetto i design da essi realizzati), si produrrà un effetto distorsivo della concorrenza, rendendo il mercato «inospitale» per i piccoli designer indipendenti, dinanzi alla concorrenza sleale e spregiudicata delle imprese fast fashion.
In conclusione, in nome di una reductio ad unitatem, è adottata nuovamente una prospettiva teorica, così da mostrare come i due casi esaminati possano rappresentare dei campi di intervento del policy-maker, il quale, tenendo conto del trade-off esistente tra incentivo e accesso, deve attentamente calibrare la sua regolazione, in modo tale da consentire lo sviluppo di creazioni e invenzioni di prima generazione, senza, al tempo stesso, pregiudicare il fenomeno dell’innovazione cumulativa.
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