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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04292024-113935


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PUCCIARELLI, LUISANNA
URN
etd-04292024-113935
Titolo
Vanitas: oggetti, fiori e simbologia nella storia dell'arte
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • Vanitas Fiori Simbolismo Natura Morta
Data inizio appello
28/05/2024
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La tesi di laurea si concentra sulla tematica delle “Vanitas” all’interno delle arti figurative: con questo termine si fa riferimento a tutta una serie di opere nelle quali troviamo la presenza di determinati oggetti come, ad esempio, il teschio, la candela, la clessidra, l’orologio, che rimandano direttamente al concetto dello scorrere del tempo, ma anche frutti e fiori, che sono destinati ad un rapido appassimento, coppe o bicchieri così come anche gioielli, che rimandano allo stesso campo semantico: la fugacità delle cose terrene. I dipinti di questo tipo si legano ad alcuni concetti religiosi: il termine “vanitas” deriva appunto dalla frase “vanitas vanitatum et omnia vanitas” che è presente all’interno dell’Ecclesiaste (1,2) con l’uso dell’espressione “vanità delle vanità” ed in altri passi biblici che si riferiscono, appunto, alla fragilità e transitorietà della vita umana rispetto al tempo eterno, senza inizio né fine, della Divinità. Questo tipo di dipinti spesso veicola un messaggio morale ammonendo gli uomini a non lasciarsi tentare dai beni materiali o dai piaceri mondani, poiché la morte arriverà per tutti ed è solo la fede che potrà salvarli dalla dannazione eterna. Nel primo capitolo del mio elaborato ho deciso di concentrarmi sulle “vanitas” presenti all’interno dei dipinti di “Natura morta”. Per dipinti di natura morta ci si riferisce a quei dipinti dove vengono rappresentati oggetti inanimati: solo in età moderna questo genere ha iniziato ad essere apprezzato, in particolare tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, secolo nel quale grazie ad alcuni importanti artisti come, ad esempio Caravaggio, la natura morta ha iniziato ad essere apprezzata come soggetto autonomo ed autosufficiente e non come cornice ad un elemento figurativo principale. Le “Vanitas” in particolare nel XVII secolo sono collegate alla rappresentazione di nature morte: quello che viene rappresentato in questi dipinti è la mutazione e la trasformazione, il passaggio da uno stadio all’altro; nel caso delle nature morte di frutta ad esempio potremmo vedere frutti maturi accanto a frutti che stanno marcendo. Il teschio, che è il simbolo che richiama nel modo più diretto possibile alla morte, può essere presente o meno. Quando non è presente saranno gli oggetti in disfacimento, oggetti organici quando si tratta di dipinti che rappresentano nature morte di frutta ma anche oggetti artificiali o prodotti dell’uomo, come, ad esempio, la candela smozzicata o il libro che mostra segni di usura, ad essere testimoni del tempo che passa. Fra le diverse rappresentazioni di vanitas, sempre inerenti alla categoria dei dipinti di natura morta mi sono concentrata sulle “vanitas d’armi” che si riconoscono poiché rappresentano oggetti che si riferiscono in modo chiaro alla guerra, come spade, armature, elmi e tamburi. Questi oggetti sono però spesso affiancati da elementi che alludono allo scorrere del tempo, come l’orologio o la clessidra, o alla morte, come il teschio: queste rappresentazioni alludono sempre ai temi della fragilità, della caducità e della morte, che non risparmiano nemmeno chi detiene il potere politico o militare. Altre vanitas possono essere classificate nei così detti “dipinti da cucina” che vedono la rappresentazione di animali morti o squartati, pronti appunto per essere cucinati, che si riferiscono alla morte nella sua componente più drammatica e cruda. Nei dipinti che rappresentano strumenti musicali, che sono solitamente legati all’ambito dei piaceri della vita terrena, alla festa e alla convivialità, sui quali si concentra in particolare Evaristo Baschenis sono alcuni dettagli come il velo di polvere che si posa sopra gli strumenti a simboleggiare il senso della fuggevolezza del tempo collegando i dipinti al tema delle vanitas. Le rappresentazioni di “vanitas” si sviluppano in particolar modo nel 1600 ma la loro proliferazione continua per vari secoli arrivando fino alla contemporaneità. Il secondo capitolo si concentra, invece, sulla rappresentazione delle bolle di sapone: è facile associare la loro presenza al tema “vanitas”. Proprio per il fatto che possono scoppiare da un momento all’altro sono simbolo della fragilità e della transitorietà della vita e delle ambizioni umane. Di aiuto per questo studio è stato in particolare il libro di Michele Emmer “Bolle di sapone. Forme dell’utopia tra vanitas, arte e scienze”, scritto basandosi sulla mostra tenutasi presso la Galleria Nazionale dell’Umbria nel 2019. L’interesse per la rappresentazione delle bolle di sapone si concentra in particolar modo nei Paesi Bassi: è proprio in questo paese che si sviluppa maggiormente la così detta “pittura di genere” che mira alla rappresentazione di scene della quotidianità. All’interno dei dipinti di questo tipo non è rara la presenza di fanciulli che si divertono con il gioco delle bolle di sapone che spesso celano un significato più profondo e invitano lo spettatore a riflettere su quanto la vita sia breve e le passioni umane effimere. Anche nel Settecento e nell’ Ottocento continuano ad essere presenti tutta una serie di dipinti che rappresentano bambini che soffiano le bolle di sapone, prendendo in analisi alcuni dipinti di questi anni mi sono chiesta se le bolle di sapone abbiano continuato ad essere collegate ai temi relativi alle vanitas o se interessassero solo nella loro componente di spensieratezza e giocosità, essendo inevitabilmente legate al mondo dell’infanzia. Nel terzo ed ultimo capitolo di questo elaborato ho deciso di concentrarmi sul simbolismo legato alla rappresentazione dei fiori, tema vastissimo che abbraccia l’intera storia dell’arte. Il mio interesse si concentra in modo particolare sulla pittura del XVII secolo dato che è in questo periodo che le immagini dei fiori si collegano al simbolismo della caducità di tutte le passioni terrene: i fiori, dato che questi sono soggetti al rapido appassimento. Protagonisti di questo scenario sono ancora una volta i Paesi Bassi nei quali, con estremo realismo, molti pittori si cimentano nel dipingere diverse composizioni floreali dove possiamo osservare fiori appena sbocciati accanto a fiori che sono già appassiti, a rappresentare una sorta di confronto fra la vita e la morte.







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