Tesi etd-04292009-120952 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
MOROTTI, SILVIA
URN
etd-04292009-120952
Titolo
La teatralizzazione del discorso lirico nella poesia del primo Novecento: Corazzini, Gozzano, Soffici
Settore scientifico disciplinare
L-FIL-LET/10
Corso di studi
STUDI ITALIANISTICI
Relatori
Relatore Prof.ssa Salibra, Elena
Relatore Prof. Casadei, Alberto
Relatore Prof. Casadei, Alberto
Parole chiave
- Corazzini
- Gozzano
- Soffici
- teatralizzazione
Data inizio appello
04/06/2009
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
04/06/2049
Riassunto
La vocazione teatrale della poesia si manifesta con particolare evidenza ad inizio Novecento: con Crepuscolarismo e Futurismo l’antico schema lirico si dilata, assumendo modalità non solo narrative ma anche drammatiche, in perfetto accordo con un secolo che, come scrive Mario Luzi, “più di ogni altro” è contrassegnato da “molteplicità, simultaneità contraddittorie, bizzarri sincretismi”.
Nella mia tesi ho considerato, quali modalità di teatralizzazione del discorso lirico, la presenza massiccia del dialogo e la dimensione scenografica, con incursioni nella musica e nella pittura.
Il termine teatralizzazione è qui usato tenendo ben presente l’irriducibile specificità del teatro, sola arte che “dona i corpi e non la loro rappresentazione” (Barthes) ma, al tempo stesso, considerando, con Eliot, l’inevitabile confondersi delle tre voci della poesia: la voce del poeta che parla a se stesso, la voce del poeta che si rivolge a un uditorio e, infine, la terza voce, quando il poeta “non dice quello che vorrebbe a titolo personale, ma soltanto ciò che può dire entro i limiti di un personaggio che dialoga con altri essere immaginari”.
Il campo dell’indagine è circoscritto a tre autori: Corazzini, Gozzano e Soffici.
In Corazzini la visione del mondo sub specie theatri, presente fin dalle prime prove dialettali, procede di pari passo con l’affermazione del verso libero: nell’ultima raccolta, il Libro per la sera della domenica (1905), il trionfo del simbolismo teatrale coincide con la rottura degli schemi metrici tradizionali.
In Gozzano il teatro è, essenzialmente, melodramma. Sulla scia delle indicazioni di Mengaldo e di Lonardi e di alcune intuizioni di Montale e di Pasolini, ho compiuto un’indagine tematica e stilistica al fine di evidenziare lo strettissimo rapporto tra la poesia di Gozzano e i libretti d’opera.
In Soffici, l’io lirico, “ultimo Dio in maschera sur un filo,” dà vita ad una scena in cui le voci divengono affiches, “réclames fiorite sui muri del sepolcro”.
Corazzini e Gozzano appartengono al teatrino crepuscolare, in cui la scena, animata da dialoghi o da monologhi rassegnati, mantiene una funzione di sfondo; Soffici rappresenta, invece, un’altra forma di teatralizzazione, un antiteatro in cui prevale la dimensione visiva.
Nella mia tesi ho considerato, quali modalità di teatralizzazione del discorso lirico, la presenza massiccia del dialogo e la dimensione scenografica, con incursioni nella musica e nella pittura.
Il termine teatralizzazione è qui usato tenendo ben presente l’irriducibile specificità del teatro, sola arte che “dona i corpi e non la loro rappresentazione” (Barthes) ma, al tempo stesso, considerando, con Eliot, l’inevitabile confondersi delle tre voci della poesia: la voce del poeta che parla a se stesso, la voce del poeta che si rivolge a un uditorio e, infine, la terza voce, quando il poeta “non dice quello che vorrebbe a titolo personale, ma soltanto ciò che può dire entro i limiti di un personaggio che dialoga con altri essere immaginari”.
Il campo dell’indagine è circoscritto a tre autori: Corazzini, Gozzano e Soffici.
In Corazzini la visione del mondo sub specie theatri, presente fin dalle prime prove dialettali, procede di pari passo con l’affermazione del verso libero: nell’ultima raccolta, il Libro per la sera della domenica (1905), il trionfo del simbolismo teatrale coincide con la rottura degli schemi metrici tradizionali.
In Gozzano il teatro è, essenzialmente, melodramma. Sulla scia delle indicazioni di Mengaldo e di Lonardi e di alcune intuizioni di Montale e di Pasolini, ho compiuto un’indagine tematica e stilistica al fine di evidenziare lo strettissimo rapporto tra la poesia di Gozzano e i libretti d’opera.
In Soffici, l’io lirico, “ultimo Dio in maschera sur un filo,” dà vita ad una scena in cui le voci divengono affiches, “réclames fiorite sui muri del sepolcro”.
Corazzini e Gozzano appartengono al teatrino crepuscolare, in cui la scena, animata da dialoghi o da monologhi rassegnati, mantiene una funzione di sfondo; Soffici rappresenta, invece, un’altra forma di teatralizzazione, un antiteatro in cui prevale la dimensione visiva.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
indice.pdf | 19.05 Kb |
1 file non consultabili su richiesta dell’autore. |