Tesi etd-04272016-141935 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BRUNO, MARIANGELA
URN
etd-04272016-141935
Titolo
ABITARE LA CULTURA POSTMEDIALE
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Dei, Fabio
controrelatore Prof. Iacono, Alfonso Maurizio
controrelatore Prof. Dottorini, Daniele
controrelatore Prof.ssa Maina, Giovanna
controrelatore Prof. Iacono, Alfonso Maurizio
controrelatore Prof. Dottorini, Daniele
controrelatore Prof.ssa Maina, Giovanna
Parole chiave
- antropologia culturale
- audience studies
- filosofia politica
- media contents
- media studies
Data inizio appello
23/05/2016
Consultabilità
Tesi non consultabile
Data di rilascio
23/05/2086
Riassunto
La fine della modernità è il più clamoroso fatto del XX secolo. A seguito di una crisi profonda e di una lunga degenza, la disaffezione verso le grandi narrazioni e il sospetto di solipsismo occidentale hanno finito per sotterrare anche lo zoccolo più duro del pensiero moderno, il soggetto. Con un colpo di coda, la postmodernità si è portata via pezzi imponenti e dogmatici della storia del pensiero. Almeno cosi ci hanno fatto credere. Concretamente, però, il mondo accademico, che con grande afflizione ha partecipato al funerale della modernità, ha seguitato a portare il lutto con fare nostalgico.
La drammatica esperienza della costruzione collettiva della soggettività e quella dell’abbandono dell’universale ha fatto emergere il reale costo intellettuale della perdita e alcuni pensatori non ce l’hanno fatta, si sono tirati indietro. Hanno invocato il ritorno di una realtà fatta di numeri e di materia, una realtà-oggetto ed una realtà-oggettiva. Dopotutto il pensiero debole non ha lo stesso fascino di quello forte, si sa. Eppure, quelle che a taluni sembravano delle perdite di logos e di unità ad altri sono apparse come conquiste, come palcoscenici acentrici e inclusivi. E’ cosi che negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una trasmigrazione del soggetto di ruolo in ruolo, di casa in casa, a metà tra l’invadenza e la discrezione, ma sempre presente e sempre pronto a legittimare le proprie azioni e a prendersi le proprie responsabilità.
E’ per questo che questo mio scritto prova ad interrogarsi sulle visioni della postmodernità e sulla possibilità concreta di portare a compimento e di, finalmente, elaborare un lutto così profondo. Mi chiedo, è ancora legittimo sperare in una epistemologia del tutto che somigli sempre di più ad un collage di infiniti universi simbolici, plurali e collettivi tenuti insieme da fiumi di pratiche culturali diffuse? In altre parole, è possibile raccontare e (ri)costruire una storia universale all’indomani dell’addio definitivo del soggetto moderno? Io credo che ci siano altre diverse storie possibili da raccontare e diversi altri soggetti da costruire e che tutte queste storie e tutti questi soggetti appartengono sempre ad altre storie e ad altri soggetti e che forse, di questo Io non ne abbiamo tanto bisogno se, dopotutto, è un Noi quello che abitiamo.
La drammatica esperienza della costruzione collettiva della soggettività e quella dell’abbandono dell’universale ha fatto emergere il reale costo intellettuale della perdita e alcuni pensatori non ce l’hanno fatta, si sono tirati indietro. Hanno invocato il ritorno di una realtà fatta di numeri e di materia, una realtà-oggetto ed una realtà-oggettiva. Dopotutto il pensiero debole non ha lo stesso fascino di quello forte, si sa. Eppure, quelle che a taluni sembravano delle perdite di logos e di unità ad altri sono apparse come conquiste, come palcoscenici acentrici e inclusivi. E’ cosi che negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una trasmigrazione del soggetto di ruolo in ruolo, di casa in casa, a metà tra l’invadenza e la discrezione, ma sempre presente e sempre pronto a legittimare le proprie azioni e a prendersi le proprie responsabilità.
E’ per questo che questo mio scritto prova ad interrogarsi sulle visioni della postmodernità e sulla possibilità concreta di portare a compimento e di, finalmente, elaborare un lutto così profondo. Mi chiedo, è ancora legittimo sperare in una epistemologia del tutto che somigli sempre di più ad un collage di infiniti universi simbolici, plurali e collettivi tenuti insieme da fiumi di pratiche culturali diffuse? In altre parole, è possibile raccontare e (ri)costruire una storia universale all’indomani dell’addio definitivo del soggetto moderno? Io credo che ci siano altre diverse storie possibili da raccontare e diversi altri soggetti da costruire e che tutte queste storie e tutti questi soggetti appartengono sempre ad altre storie e ad altri soggetti e che forse, di questo Io non ne abbiamo tanto bisogno se, dopotutto, è un Noi quello che abitiamo.
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