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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04242022-162700


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GUERRI, AZZURRA
URN
etd-04242022-162700
Titolo
La tassazione dell'Economia Digitale: analisi e critica delle soluzioni proposte
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
CONSULENZA PROFESSIONALE ALLE AZIENDE
Relatori
relatore Bellé, Brunella
Parole chiave
  • economia digitale web tax
Data inizio appello
10/05/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/05/2092
Riassunto
L'elaborato si propone di analizzare le caratteristiche dell'economia digitale, il modo in cui essa può manifestare e come può influenzare l'economia e il mondo che ci circonda. Negli ultimi venti anni infatti il progresso tecnologico ha permesso alle imprese di sfruttare nuovi meccanismi e di modificare i propri modelli di business, così facendo si sono istallate nuove dinamiche all'interno dei mercati, peculiari del mondo digitalizzato.
Queste novità introdotte dalla digitalizzazione dell'economia sono state, in un primo momento, lasciate libere di evolversi, fino a che non si è reso necessario un intervento che le regolasse, soprattuto affinché non si accentuasse ancora di più il divario con l'economia definita "tradizionale".
Per questo motivo si è richiesto a gran voce che fosse fornita una soluzione per appianare le differenze di trattamento tra imprese digitalizzate e non, da cui è partito uno studio circa appunto le caratteristiche di questo nuovo mondo, in modo che fosse possibile capire come regolamentarlo.
Una volta compreso che il problema riguardava tutto il globo, si è deciso che la migliore soluzione dovesse essere presa in sede internazionale, per questo motivo è stata coinvolta l'OCSE, che da quindici anni, attraverso un team creato appositamente, si occupa di studiare soluzioni normative per disciplinare l'economia digitale e la loro attuabilità.
Nel tempo, molte sono state le proposte avanzate, ma nessuna è mai riuscita a trovare l'approvazione necessaria affinché la norma potesse entrare in vigore e produrre gli effetti desiderati, motivo per cui anche l'Unione Europea ha deciso di avviare un proprio studio sul tema e ha anche avanzato alcune proposte molto valide. Nonostante questo, vista l'infruttuosità di queste istituzioni, alcuni Paese, tra cui l'Italia, hanno deciso di procedere autonomamente, sebbene non fosse la soluzione migliore.
Sia a Paesi europei che non, hanno infatti introdotto all'interno dei propri ordinamenti delle soluzioni che spesso hanno preso il nome di "web tax", al fine di recuperare gettito da quelle attività e da quelle imprese che, sfruttando le caratteristiche dell'economia digitalizzata, riuscivano a sottrarsi dall'imposizione.
La principale difficoltà apportata da questo nuovo fenomeno riguarda infatti l'esasperazione del già esistente problema della pratica di spostamento dei profitti; molte grandi imprese, soprattuto internazionali, riescono infatti a sfruttare i vuoti normativi a proprio favore, riuscendo a spostare i propri profitti, ai fini fiscali, dal paese di residenza, a uno caratterizzato da sistemi fiscali favorevoli, sottraendo in questo modo materia imponibile all'erario.
Ecco che, con la digitalizzazione dei mercati e dell'economia in generale, le imprese non hanno più nemmeno bisogno di una stabile organizzazione all'interno di un determinato Paese per potervi condurre attività economica e trarne dei profitti, esasperando, come si diceva, il problema della sottrazione della base imponibile.
A livello italiano si sono susseguite diverse proposte, alcune piuttosto controverse e molto criticate, che infatti non sono mai riuscite ad entrare effettivamente in vigore, altre, che pur essendo entrate in vigore, non sono mai state applicate.
All'interno di questo elaborato ci si è anche dedicati all'analisi di altre proposte, da parte di altri Paesi, cercando di metterle a confronto e di capire se effettivamente qualcuna fosse in grado di raggiungere l'obiettivo di tassare efficacemente le imprese digitalizzate.
Il principale antagonista delle soluzioni internazionali è rappresentato dagli Stati Uniti, soprattuto durante l'amministrazione dell'ex presidente Donald Trump. Trump si è sempre dichiarato fortemente contrario all'introduzione di soluzioni unilaterali da parte di singoli Paesi volte a introdurre una web taxation, in ragione del fatto che la maggior parte delle imprese digitali sono imprese americane, arrivando anche a minacciare detti Paesi con l'introduzione di pesanti dazi doganali su importanti prodotti da esportazione.
Fin tanto che Trump è stato presidente, una soluzione internazionale sembrava una vera utopia, ma anche all'arrivo del nuovo presidente Joe Biden le cose non sono molto cambiate.
Poco dopo il suo insediamento, qualcosa cambia e la nuova amministrazione statunitense si dichiara pronta a nuovo confronto con l'OCSE. Di lì a poco arriva un'innovativa proposta che viene subito accolta con grande favore. Essa non prevede l'introduzione di una web tax, bensì di una "gobal minimum tax", ossia di un'imposta sul reddito da applicare a tutte le imprese, indistintamente dalla tipologia di business (tradizionale e o digitale), sul reddito che esse producono in tutto il mondo.
Questo tipo di imposta non incontra i vari tipi di problemi che invece sono imputabili alla web tax, così come si era tentato di introdurre, analizzati anch'essi all'interno di questo elaborato., pertanto ha presto raggiunto non solo il consenso internaizonale, ma la sua approvazione: la nuova imposta dovrebbe entrare in vigore tra pochi anni.
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