Tesi etd-04242019-101534 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CARANTI, BARBARA
URN
etd-04242019-101534
Titolo
Integrazione della dieta di bovine da latte con soia intera o panello e suo effetto sulle caratteristiche produttive del latte e delle sue proprieta' qualitative
Dipartimento
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI
Corso di studi
PRODUZIONI AGROALIMENTARI E GESTIONE DEGLI AGROECOSISTEMI
Relatori
relatore Dott. Conte, Giuseppe
relatore Prof. Mele, Marcello
correlatore Prof. Mazzoncini, Marco
relatore Prof. Mele, Marcello
correlatore Prof. Mazzoncini, Marco
Parole chiave
- acidi grassi
- bovini
- latte
- panello
- semi
- soia
Data inizio appello
13/05/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/05/2089
Riassunto
Nella dieta dei cittadini europei, le proteine utilizzate derivano maggiormente dal consumo di prodotti animali (carne, pesce, latte e prodotti caseari). Se per la produzione di carne e di prodotti lattiero-caseari l’UE è autosufficiente, per quanto riguarda l’apporto di vegetali per l’industria di produzione animale, risulta ancora fortemente dipendente dalle importazioni. Questo comporta il fatto che, i costi per l’alimentazione del bestiame rappresentino la maggior fonte di spesa per le aziende zootecniche europee.
Di fatto la SAU destinata alla coltivazione di colture proteiche in Europa è del solo 3% del totale e si importano circa 40 milioni di tonnellate di prodotti concentrati, principalmente soia e mangimi a base di mais, da Brasile, Argentina e Stati Uniti.
Il grado di auto approvvigionamento di farina di soia in Italia è solo del 35% circa e il restante è importato principalmente da Argentina, Brasile e Stati Uniti. In questi paesi, con una parziale eccezione del Brasile, la soia è prodotta principalmente da varietà geneticamente modificate, il che fa preoccupare il consumatore sull’utilizzo di mangimi geneticamente modificati nelle diete animali, per timore di possibili conseguenze sulla salute.
La coltivazione della soia, ricopre un ruolo di interesse crescente tra le colture da rinnovo a ciclo primaverile-estivo e, in quanto cultura proteica, porta a una serie di benefici al sistema produttivo e all’agroecosistema. Nelle aziende agricole l’inserimento della coltivazione della soia e promozione di una produzione di mangimi proteici direttamente nelle aziende agricole stesse è importante per ridurre la dipendenza delle aziende agricole dal mercato internazionale, soprattutto per quanto riguarda il sistema di produzione biologica.
La farina di estrazione di soia rappresenta la principale fonte proteica nell’alimentazione degli animali a interesse zootecnico e, come precedentemente detto, l’origine di tale materia prima è prevalentemente estera. Viste le difficoltà di allestire un impianto di estrazione di olio ad alta efficienza basato quindi sull’uso di solventi per l’estrazione dell’olio, l’applicazione di presse per l’estrazione per ottenere panelli con un contenuto di olio che varia da 5 a 10% a seconda delle tecniche di estrazione utilizzate, potrebbe essere un’alternativa valida. La soia può essere inoltre utilizzata tal quale nelle razioni dei ruminanti, apportando un tenore completo di olio contenuto nel seme che varia dal 18 al 22% in funzione di varietà.
Nel seguente lavoro è stato valutato l’ effetto della sostituzione della farina di estrazione di soia con soia intera e panello nelle diete delle bovine in lattazione come strategia per migliorare la qualità del latte dal punto di vista del suo valore nutrizionale andando ad aumentare il contenuto di acidi grassi polinsaturi, tra cui l’acido linoleico coniugato dalle potenziali attività bioattive per l’uomo.
La prova è stata condotta su 60 vacche di razza Frisona Italiana, divise in tre gruppi ed alimentate con tre diete: Controllo (farina di estrazione di soia), Panello di soia e Semi interi.
I risultati della prova hanno evidenziato che l’integrazione con le due fonti di soia ha comportato una riduzione della secrezione di grasso. Inoltre, tra le due diete sperimentali, si sono rilevate differenze per quanto riguarda il profilo in acidi grassi del latte. In particolare, gli acidi grassi maggiormente influenzati sono stati quelli derivanti dall’attività della flora ruminale (bioidrogenazione, sintesi di acidi grassi ramificati e acidi grassi a catena dispari). Inoltre, gli acidi grassi di neo-sintesi mammaria sono diminuiti significativamente nei due gruppi sperimentali, con maggior effetto nelle vacche alimentate con semi di soia interi.
Di fatto la SAU destinata alla coltivazione di colture proteiche in Europa è del solo 3% del totale e si importano circa 40 milioni di tonnellate di prodotti concentrati, principalmente soia e mangimi a base di mais, da Brasile, Argentina e Stati Uniti.
Il grado di auto approvvigionamento di farina di soia in Italia è solo del 35% circa e il restante è importato principalmente da Argentina, Brasile e Stati Uniti. In questi paesi, con una parziale eccezione del Brasile, la soia è prodotta principalmente da varietà geneticamente modificate, il che fa preoccupare il consumatore sull’utilizzo di mangimi geneticamente modificati nelle diete animali, per timore di possibili conseguenze sulla salute.
La coltivazione della soia, ricopre un ruolo di interesse crescente tra le colture da rinnovo a ciclo primaverile-estivo e, in quanto cultura proteica, porta a una serie di benefici al sistema produttivo e all’agroecosistema. Nelle aziende agricole l’inserimento della coltivazione della soia e promozione di una produzione di mangimi proteici direttamente nelle aziende agricole stesse è importante per ridurre la dipendenza delle aziende agricole dal mercato internazionale, soprattutto per quanto riguarda il sistema di produzione biologica.
La farina di estrazione di soia rappresenta la principale fonte proteica nell’alimentazione degli animali a interesse zootecnico e, come precedentemente detto, l’origine di tale materia prima è prevalentemente estera. Viste le difficoltà di allestire un impianto di estrazione di olio ad alta efficienza basato quindi sull’uso di solventi per l’estrazione dell’olio, l’applicazione di presse per l’estrazione per ottenere panelli con un contenuto di olio che varia da 5 a 10% a seconda delle tecniche di estrazione utilizzate, potrebbe essere un’alternativa valida. La soia può essere inoltre utilizzata tal quale nelle razioni dei ruminanti, apportando un tenore completo di olio contenuto nel seme che varia dal 18 al 22% in funzione di varietà.
Nel seguente lavoro è stato valutato l’ effetto della sostituzione della farina di estrazione di soia con soia intera e panello nelle diete delle bovine in lattazione come strategia per migliorare la qualità del latte dal punto di vista del suo valore nutrizionale andando ad aumentare il contenuto di acidi grassi polinsaturi, tra cui l’acido linoleico coniugato dalle potenziali attività bioattive per l’uomo.
La prova è stata condotta su 60 vacche di razza Frisona Italiana, divise in tre gruppi ed alimentate con tre diete: Controllo (farina di estrazione di soia), Panello di soia e Semi interi.
I risultati della prova hanno evidenziato che l’integrazione con le due fonti di soia ha comportato una riduzione della secrezione di grasso. Inoltre, tra le due diete sperimentali, si sono rilevate differenze per quanto riguarda il profilo in acidi grassi del latte. In particolare, gli acidi grassi maggiormente influenzati sono stati quelli derivanti dall’attività della flora ruminale (bioidrogenazione, sintesi di acidi grassi ramificati e acidi grassi a catena dispari). Inoltre, gli acidi grassi di neo-sintesi mammaria sono diminuiti significativamente nei due gruppi sperimentali, con maggior effetto nelle vacche alimentate con semi di soia interi.
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