Tesi etd-04242017-161840 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GIACHE', GIORGIO
URN
etd-04242017-161840
Titolo
Distretti industriali e Web 2.0: adozione e prospettive di sviluppo dei social media
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Prof.ssa Bracciale, Roberta
Parole chiave
- distretti Industriali
- social media
Data inizio appello
15/05/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
La ricerca effettuata si basa sull’analisi degli utilizzi di nuovi sistemi di comunicazione all’interno dei distretti industriali tradizionali. Gli strumenti di comunicazioni presi in considerazione sono quelli offerti dal Web 2.0, i social media. Il distretto studiato invece fa parte del settore tessile tradizionale e dell’abbigliamento, nella fattispecie quello di Filottrano, comune marchigiano della provincia di Ancona.
Web 2.0 e distretti industriali hanno come elemento in comune la forma reticolare, entrambi infatti sono costituiti da nodi e da relazioni tra di essi. Oltre alla forma reticolare, però, condividono anche una dinamica particolare, quella della concentrazione dei collegamenti in alcuni pochi nodi piuttosto che in tutti altri.
Barabàsi sul finire degli anni ’90 portò a termine una ricerca, che aveva come compito quello di mappare i collegamenti all’interno del web e i risultati che ottenne rivelarono che all’interno del web stesso vige una legge denominata “legge di potenza”. Questa legge prevede che tanti piccoli eventi si manifestino assieme ad altri pochi, ma più grandi eventi, nel caso della struttura reticolare del web questa regola si traduce in: tante connessioni collegati in pochi nodi centrali e una moltitudine di nodi che invece detiene una quantità di connessioni notevolmente inferiore.
Allo stesso modo per quanto riguarda i distretti industriali Markusen evidenziò, qualche anno prima di Barabàsi, come questi stessero assumendo una struttura specifica, denominata da lei stessa hub and spoke.
Markusen (1996) definì questo sistema come un reticolo di aziende dominato da una o più imprese, non necessariamente di grandi dimensioni, ma fortemente integrate e collegate all’interno e all’esterno del distretto stesso.
L’adozione dei social media, considerati come strumento di comunicazione, diffusione e raccolta di informazioni, è da considerare alla stregua delle innovazioni di processo. Le aziende dei distretti industriali tradizionali che generalmente hanno un sistema produttivo che non gode di una particolare predisposizione ad innovare se stesso, l’adozione di strumenti di comunicazione mediali perciò deve essere considerata come una predisposizione dell’azienda all’innovazione.
Quali sono le dinamiche relative all’adozione di tali strumenti nei distretti industriali? Per indagarle è stato ricorso all’utilizzo di un questionario basato sul modello teorico del TAM (Technology Acceptance Model) introdotto da Davis nel 1986. Questo modello è caratterizzato dalla presenza di due variabili che predicono l’utilizzo della tecnologia, nella fattispecie l’utilità percepita e la facilità d’uso percepita. Nel 2000 il modello venne esteso accorpando anche processi di influenza sociale (Venkatesh e Devis, 2000), perciò anche nel modello utilizzato sono state inserite variabili categoriali per verificare quale dimensione sociale possa influenzare l’adozione di strumenti di comunicazione digitali.
Il questionario ha permesso la ripartizione delle aziende del distretto: hub - molte relazioni con aziende subfornitrici all'interno del distretto; spoke - poche relazioni nel distretto, tra le quali quella con l’hub; spoke1 – relazioni anche con hub esterni al cluster locale. La clusterizzazione è stata effettuata verificando anche la quantità di connessioni “offline” con altre aziende, il risultato emerso evidenzia che le aziende hub e alcune aziende spoke1 hanno connessioni mediamente maggiori rispetto alle aziende spoke.
Dato il numero ristretto di aziende analizzate (solo 42) questa ricerca non aspira a essere una rappresentazione oggettiva di quello che succede all’interno del distretto industriale filottranese e né tanto meno delle dinamiche dei distretti italiani, ma punta soprattutto a essere indicativa di fenomeni che possono presentarsi all’interno di contesti distrettuali tradizionali. I risultati mostrano che le aziende scarsamente connesse nel mondo offline e particolarmente dipendenti da un hub centrale, tendono a utilizzare in maniera minore i sistemi di comunicazione digitali come i social media.
L’effetto di questo digital devide può essere una costante marginalizzazione delle imprese che non utilizzano nuove tipologie di ICT, oggi l’importanza del capitale informativo è molto aumentata e restare fuori dal circuito di reperimento delle informazioni generato dei nuovi sistemi mediali può causare un aumento progressivo della divaricazione che esiste già oggi tra chi utilizza le nuove tecnologie e chi no. La soluzione a questa deriva va ricercata in nuovi sistemi di cooperazione digitali, dai wiki al cloud computing, questi strumenti permettono di beneficiare del web in maniera meno dispendiosa per le aziende, la ripartizione di risorse e competenze sembra ad oggi una delle poche possibili soluzioni alla sempre crescente estromissione delle PMI dal mondo digitale e dalla possibilità di acquisire informazioni fondamentali per la propria attività d’impresa.
Web 2.0 e distretti industriali hanno come elemento in comune la forma reticolare, entrambi infatti sono costituiti da nodi e da relazioni tra di essi. Oltre alla forma reticolare, però, condividono anche una dinamica particolare, quella della concentrazione dei collegamenti in alcuni pochi nodi piuttosto che in tutti altri.
Barabàsi sul finire degli anni ’90 portò a termine una ricerca, che aveva come compito quello di mappare i collegamenti all’interno del web e i risultati che ottenne rivelarono che all’interno del web stesso vige una legge denominata “legge di potenza”. Questa legge prevede che tanti piccoli eventi si manifestino assieme ad altri pochi, ma più grandi eventi, nel caso della struttura reticolare del web questa regola si traduce in: tante connessioni collegati in pochi nodi centrali e una moltitudine di nodi che invece detiene una quantità di connessioni notevolmente inferiore.
Allo stesso modo per quanto riguarda i distretti industriali Markusen evidenziò, qualche anno prima di Barabàsi, come questi stessero assumendo una struttura specifica, denominata da lei stessa hub and spoke.
Markusen (1996) definì questo sistema come un reticolo di aziende dominato da una o più imprese, non necessariamente di grandi dimensioni, ma fortemente integrate e collegate all’interno e all’esterno del distretto stesso.
L’adozione dei social media, considerati come strumento di comunicazione, diffusione e raccolta di informazioni, è da considerare alla stregua delle innovazioni di processo. Le aziende dei distretti industriali tradizionali che generalmente hanno un sistema produttivo che non gode di una particolare predisposizione ad innovare se stesso, l’adozione di strumenti di comunicazione mediali perciò deve essere considerata come una predisposizione dell’azienda all’innovazione.
Quali sono le dinamiche relative all’adozione di tali strumenti nei distretti industriali? Per indagarle è stato ricorso all’utilizzo di un questionario basato sul modello teorico del TAM (Technology Acceptance Model) introdotto da Davis nel 1986. Questo modello è caratterizzato dalla presenza di due variabili che predicono l’utilizzo della tecnologia, nella fattispecie l’utilità percepita e la facilità d’uso percepita. Nel 2000 il modello venne esteso accorpando anche processi di influenza sociale (Venkatesh e Devis, 2000), perciò anche nel modello utilizzato sono state inserite variabili categoriali per verificare quale dimensione sociale possa influenzare l’adozione di strumenti di comunicazione digitali.
Il questionario ha permesso la ripartizione delle aziende del distretto: hub - molte relazioni con aziende subfornitrici all'interno del distretto; spoke - poche relazioni nel distretto, tra le quali quella con l’hub; spoke1 – relazioni anche con hub esterni al cluster locale. La clusterizzazione è stata effettuata verificando anche la quantità di connessioni “offline” con altre aziende, il risultato emerso evidenzia che le aziende hub e alcune aziende spoke1 hanno connessioni mediamente maggiori rispetto alle aziende spoke.
Dato il numero ristretto di aziende analizzate (solo 42) questa ricerca non aspira a essere una rappresentazione oggettiva di quello che succede all’interno del distretto industriale filottranese e né tanto meno delle dinamiche dei distretti italiani, ma punta soprattutto a essere indicativa di fenomeni che possono presentarsi all’interno di contesti distrettuali tradizionali. I risultati mostrano che le aziende scarsamente connesse nel mondo offline e particolarmente dipendenti da un hub centrale, tendono a utilizzare in maniera minore i sistemi di comunicazione digitali come i social media.
L’effetto di questo digital devide può essere una costante marginalizzazione delle imprese che non utilizzano nuove tipologie di ICT, oggi l’importanza del capitale informativo è molto aumentata e restare fuori dal circuito di reperimento delle informazioni generato dei nuovi sistemi mediali può causare un aumento progressivo della divaricazione che esiste già oggi tra chi utilizza le nuove tecnologie e chi no. La soluzione a questa deriva va ricercata in nuovi sistemi di cooperazione digitali, dai wiki al cloud computing, questi strumenti permettono di beneficiare del web in maniera meno dispendiosa per le aziende, la ripartizione di risorse e competenze sembra ad oggi una delle poche possibili soluzioni alla sempre crescente estromissione delle PMI dal mondo digitale e dalla possibilità di acquisire informazioni fondamentali per la propria attività d’impresa.
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