Tesi etd-04242006-110137 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
PINI, MIRKO
Indirizzo email
mirkopini@tiscali.it
URN
etd-04242006-110137
Titolo
La coltivazione fuori suolo del pomodoro con acque saline: rese produttive e qualità dei frutti in genotipi diversificati per la sintesi dell’etilene.
Dipartimento
AGRARIA
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE AGRARIE
Relatori
relatore Prof. Pardossi, Alberto
relatore Prof. Guidi, Lucia
relatore Prof. Guidi, Lucia
Parole chiave
- frutti
- qualità
- salinità
- etilene
- Pomodoro
Data inizio appello
22/05/2006
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’obbiettivo della tesi è stato quello di studiare la risposta di diversi genotipi di pomodoro alla coltura idroponica (coltura su substrato artificiale a ciclo chiuso) condotta simulando l’impiego di acqua di mare (diluita); lo studio ha considerato sia la crescita delle piante, sia la produzione e la qualità dei frutti. I genotipi coltivati sono stati la cv. Gimar e due linee quasi isogeniche da essa derivate (Gimar Nr/Nr - never-ripe; PC 30908-1 BC4S6; Gimar nor/nor - non-ripening; PC 30707 –X1 BC3S5) con i geni Nr e nor, forniti dal Prof. G. P. Soressi dell’Università della Tuscia,
In tutti gli esperimenti, le piante sono state coltivate in una serra di vetro climatizzata utilizzando delle lastre di lana di roccia appoggiate in canalette in plastica, allo scopo di recuperare e ricircolare l’acqua di drenaggio. Le piante sono state alimentate per mezzo di un impianto di irrigazione a goccia controllato da un temporizzatore sistematicamente programmato per consentire un ottimale rifornimento idrico. Sono stati posti a confronto due livelli di salinità della soluzione nutritiva: uno di controllo (EC = 3.0 mS/cm, valori normalmente utilizzati per la coltura fuori suolo di pomodoro, sia per ridurre la vigoria vegetativa delle piante sia per migliorare le caratteristiche organolettiche del frutto) ed uno più alto (EC = 9.0 mS/cm, corrispondente approssimativamente a quello dell’acqua di mare diluita al 10%). Gli esperimenti sono stati condotti adottando uno schema sperimentale split-plot, distribuendo i vari genotipi a confronti nelle 3 repliche di ciascuno dei 2 trattamenti sperimentali a confronto.
I frutti dei vari genotipi sono stati caratterizzati per via gas-cromatografica per la produzione di etilene nei frutti, sia all’invaiatura che maturi, utilizzando la metodologia del vaso chiuso. Inoltre, è stata registrata la produzione di frutti (commerciali e di scarto) e la loro pezzatura (peso fresco), sono state condotte una serie di determinazioni biochimiche sulla soluzione acquosa ottenuta per filtrazione della purea dei vari campioni di pomodori considerati commerciali (dopo congelamento e scongelamento): residuo secco, residuo ottico, acidità titolabile, pH, concentrazione di zuccheri riducenti (glucosio e fruttosio, che costituiscono gli zuccheri tipici delle bacche di pomodoro) e di saccarosio, di potassio e di sodio. Sono state condotte anche alcune determinazioni relative alla produzione e distribuzione della sostanza secca (analisi di crescita).
I dati raccolti confermano l’effetto della salinità sul comportamento produttivo del pomodoro:
o Riduzione della pezzatura e della produzione totale dei frutti, senza effetti significativi sul numero di frutti, anche perché, come da prassi, la coltivazione prevedeva un sistematico diradamento dei frutti dei vari grappoli e non più di 5-6 frutti sono stati lasciati su ogni grappolo.
o Aumento dell’incidenza dei frutti di scarto, perlopiù troppo piccoli, spaccati o colpiti da marciume apicale. Quest’ultima fisiopatia ha colpito in modo particolare (fino al 35% delle bacche raccolte) il genotipo nor/nor, nonostante il protocollo di coltivazione prevedesse un trattamento diretto dei singoli grappoli di frutti con nitrato di calcio.
I rilievi confermano anche l’effetto della salinità sulla qualità delle bacche. Infatti, è stato osservato un aumento del residuo secco, del residuo ottico, dell’acidità titolabile, della concentrazione di zuccheri riducenti e, anche se in modo meno chiaro, del pH. Invece, nessuna differenza importante, legata alla salinità dell’acqua irrigua, è stata registrata per la concentrazione di sodio e di potassio. Sul succo delle bacche è stato determinato anche la concentrazione di saccarosio e di azoto nitrico che è risultata assai bassa (rispettivamente, intorno a 0.5-3 mM e 0.05-0.1 mM) e comunque non influenzata dalla EC della soluzione nutritiva.
Non si sono evidenziate interazioni significative ‘genotipo x salinità’. Riguardo la produzione di etilene, soltanto nel caso della cv. Gimar si è osservato un effetto importante indotto dalla salinità. In effetti, almeno nelle bacche raccolte allo stadio dell’invaiatura, è stato rilevato un aumento della produzione di etilene nelle piante allevate con il livello più alto di salinità. Nelle bacche mature, l’effetto non è stato statisticamente significativo nel caso delle piante coltivate in estate-autunno.
In conclusione, i positivi effetti della salinità sulle principali caratteristiche biochimiche d’interesse merceologico delle bacche pomodoro non sembrano legati al metabolismo dell’etilene, in quanto non sono state osservate modificazioni indotte dal livello di salinità della soluzione nutritiva in tutti i diversi genotipi di pomodoro in prova, soprattutto in quelli (mutanti nor e Nr) incapaci di produrre quantità rilevanti di questo ormone. Almeno per i livelli di stress salino (in effetti, moderato, considerando gli effetti sulle rese produttive) predisposti nei vari esperimenti e per il sistema colturale (idroponica) impiegato, sembra di poter concludere che l’effetto ‘positivo’ della salinità dell’acqua irrigua sia dovuto soprattutto ad un effetto di tipo osmotico.
In tutti gli esperimenti, le piante sono state coltivate in una serra di vetro climatizzata utilizzando delle lastre di lana di roccia appoggiate in canalette in plastica, allo scopo di recuperare e ricircolare l’acqua di drenaggio. Le piante sono state alimentate per mezzo di un impianto di irrigazione a goccia controllato da un temporizzatore sistematicamente programmato per consentire un ottimale rifornimento idrico. Sono stati posti a confronto due livelli di salinità della soluzione nutritiva: uno di controllo (EC = 3.0 mS/cm, valori normalmente utilizzati per la coltura fuori suolo di pomodoro, sia per ridurre la vigoria vegetativa delle piante sia per migliorare le caratteristiche organolettiche del frutto) ed uno più alto (EC = 9.0 mS/cm, corrispondente approssimativamente a quello dell’acqua di mare diluita al 10%). Gli esperimenti sono stati condotti adottando uno schema sperimentale split-plot, distribuendo i vari genotipi a confronti nelle 3 repliche di ciascuno dei 2 trattamenti sperimentali a confronto.
I frutti dei vari genotipi sono stati caratterizzati per via gas-cromatografica per la produzione di etilene nei frutti, sia all’invaiatura che maturi, utilizzando la metodologia del vaso chiuso. Inoltre, è stata registrata la produzione di frutti (commerciali e di scarto) e la loro pezzatura (peso fresco), sono state condotte una serie di determinazioni biochimiche sulla soluzione acquosa ottenuta per filtrazione della purea dei vari campioni di pomodori considerati commerciali (dopo congelamento e scongelamento): residuo secco, residuo ottico, acidità titolabile, pH, concentrazione di zuccheri riducenti (glucosio e fruttosio, che costituiscono gli zuccheri tipici delle bacche di pomodoro) e di saccarosio, di potassio e di sodio. Sono state condotte anche alcune determinazioni relative alla produzione e distribuzione della sostanza secca (analisi di crescita).
I dati raccolti confermano l’effetto della salinità sul comportamento produttivo del pomodoro:
o Riduzione della pezzatura e della produzione totale dei frutti, senza effetti significativi sul numero di frutti, anche perché, come da prassi, la coltivazione prevedeva un sistematico diradamento dei frutti dei vari grappoli e non più di 5-6 frutti sono stati lasciati su ogni grappolo.
o Aumento dell’incidenza dei frutti di scarto, perlopiù troppo piccoli, spaccati o colpiti da marciume apicale. Quest’ultima fisiopatia ha colpito in modo particolare (fino al 35% delle bacche raccolte) il genotipo nor/nor, nonostante il protocollo di coltivazione prevedesse un trattamento diretto dei singoli grappoli di frutti con nitrato di calcio.
I rilievi confermano anche l’effetto della salinità sulla qualità delle bacche. Infatti, è stato osservato un aumento del residuo secco, del residuo ottico, dell’acidità titolabile, della concentrazione di zuccheri riducenti e, anche se in modo meno chiaro, del pH. Invece, nessuna differenza importante, legata alla salinità dell’acqua irrigua, è stata registrata per la concentrazione di sodio e di potassio. Sul succo delle bacche è stato determinato anche la concentrazione di saccarosio e di azoto nitrico che è risultata assai bassa (rispettivamente, intorno a 0.5-3 mM e 0.05-0.1 mM) e comunque non influenzata dalla EC della soluzione nutritiva.
Non si sono evidenziate interazioni significative ‘genotipo x salinità’. Riguardo la produzione di etilene, soltanto nel caso della cv. Gimar si è osservato un effetto importante indotto dalla salinità. In effetti, almeno nelle bacche raccolte allo stadio dell’invaiatura, è stato rilevato un aumento della produzione di etilene nelle piante allevate con il livello più alto di salinità. Nelle bacche mature, l’effetto non è stato statisticamente significativo nel caso delle piante coltivate in estate-autunno.
In conclusione, i positivi effetti della salinità sulle principali caratteristiche biochimiche d’interesse merceologico delle bacche pomodoro non sembrano legati al metabolismo dell’etilene, in quanto non sono state osservate modificazioni indotte dal livello di salinità della soluzione nutritiva in tutti i diversi genotipi di pomodoro in prova, soprattutto in quelli (mutanti nor e Nr) incapaci di produrre quantità rilevanti di questo ormone. Almeno per i livelli di stress salino (in effetti, moderato, considerando gli effetti sulle rese produttive) predisposti nei vari esperimenti e per il sistema colturale (idroponica) impiegato, sembra di poter concludere che l’effetto ‘positivo’ della salinità dell’acqua irrigua sia dovuto soprattutto ad un effetto di tipo osmotico.
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