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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04232016-171349


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BELLONE, VERONICA
URN
etd-04232016-171349
Titolo
LE UNIONI DI COMUNI TRA NORMA E REALTÀ. IL CASO DELL'UNIONE DELLA VALDERA
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Relatori
relatore Prof.ssa Pizzanelli, Giovanna
Parole chiave
  • Unione Valdera
  • Unioni di Comuni
Data inizio appello
16/05/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
La crescente autonomia dei Comuni, unitamente all’allocazione agli stessi enti locali delle funzioni amministrative, ha nel corso degli anni fatto emergere le problematiche legate alla presenza nel territorio italiano dei c.d. “Comuni polvere” tanto che, specie a fronte della crisi economico-finanziaria avviatasi nel 2008 e dei consistenti tagli alla spesa pubblica, questi ultimi faticano non poco nel rispondere agli obiettivi di efficienza ed efficacia nello svolgimento di funzioni e nell’erogazione di servizi. Ciò ha spinto il Legislatore nella direzione di promuovere misure di cooperazione ed aggregazione tra Comuni. Tra i vari strumenti riconosciuti dal nostro ordinamento, le Unioni di Comuni sono state considerate lo strumento più idoneo ed innovativo sia dal punto di vista formale che sostanziale. In proposito, il quadro normativo in materia, già a partire dal 1990, non ha mostrato la coerenza richiesta. Tuttavia, dopo anni di risultati incerti, la recente Legge Delrio (l. 56/2014) rivela l’intento di riformare concretamente il sistema degli enti locali, dando voce a quelle problematiche da sempre sollevate e mai risolte pienamente dal Legislatore. Del resto, anche la normativa regionale volta all’individuazione degli ambiti territoriali ottimali per l’esercizio associato di funzioni e servizi è risultata spesso non esaustiva e poco attenta alle reali esigenze dei Comuni. Le lacune legislative, unite all’avanzare di previsioni di obblighi di legge in materia di associazionismo, si sono tradotte in un fattore ostativo al processo aggregativo oltre che in un fallimento delle Unioni di Comuni. Inoltre, l’andamento positivo dell’evoluzione quantitativa delle Unioni di Comuni non è confermato dal grado di “vitalità” delle Unioni stesse, intralciate sia dal punto di vista della loro dimensione territoriale che evidenzia l’eterogeneità dei Comuni che ne fanno parte, sia dal fenomeno del campanilismo che, oltre ad accentuare logiche egoistiche tra enti locali, costituisce un fattore che rischia di compromettere la “riuscita” dell’Unione di Comuni. Così, ad esempio, il fallimento dell’esperienza dell’Unione dei Comuni della Valdera è stato il frutto di un processo aggregativo caratterizzato da una forte eterogeneità prevalentemente di carattere dimensionale, territoriale e culturale. Da una parte, quindi, il compito del Legislatore dovrebbe essere quello di dettare una normativa precisa ed esaustiva e, dall’altra, le Unioni di Comuni dovrebbero tradursi non tanto in nuovi enti numericamente esistenti ma in strumenti di reale collaborazione tra le autonomie locali, almeno fino a quando il Legislatore decida di mantenerli in vita come strumenti alternativi e non preliminari alle fusioni di Comuni.
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