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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04212023-172212


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BEDINI, CAROLINA
URN
etd-04212023-172212
Titolo
La Rai e la guerra del Kosovo
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Minuto, Emanuela
Parole chiave
  • Comunicazione di guerra
  • Guerra del Kosovo
  • Kosovo
  • RAI
  • reporter
  • War communication
  • War in Kosovo.
Data inizio appello
15/05/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/05/2026
Riassunto
Mass media e guerra, un rapporto che dalla creazione dei quotidiani e attraverso la Linotype con la nuova stampa di massa ha influenzato la percezione e l’apprendimento del pubblico. Nei paesi che sono coinvolti in un conflitto la diffusione della stampa di massa raggiunge il suo apice soprattutto se il reporter tratta di una guerra che coinvolge anche il paese per il media per cui lavora. L’elaborato analizza la comunicazione che la RAI ha adoperato durante la guerra in Kosovo tramite i suoi telegiornali e trasmissioni d’approfondimento. La guerra del Kosovo rappresenta il primo attacco NATO senza risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e per il nostro paese la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale che si fornivano in un conflitto basi logistiche e si partecipava attivamente a un conflitto in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Un evento così significativo come è stato seguito e presentato per il grande pubblico? Negli anni del conflitto le reti RAI erano le più seguite, particolarmente RAI 1. Oltre ai telegiornali la RAI era ricca di programmi televisivi di approfondimento: Serata Tg1 Morire per Pristina, il fatto, Porta a Porta, TG2 Dossier, Pinocchio, Guerra nei Balcani, Jugoslavia – Morte di una nazione, Speciale porte chiuse e Finestre. Particolare attenzione nell’elaborato della tesi sarà data alla tipologia di linguaggio, alle immagini e alle fonti utilizzate dai reporter, dagli esperti e ospiti di vario genere presenti nelle trasmissioni. Soffermandosi sui programmi offerti dalla rete dal bombardamento della NATO, dove era chiaro il ruolo giocato dall’Italia durante il conflitto. L’interesse della nazione aumentò dal quel fatto e con esso anche l’importanza dell’informazione che si richiedeva alla rete nazionale. Che molte volte caddero su una retorica caratterizzata da immagini “shock”, come quelle che ritraevano code di sfollati, e dall’uso di un linguaggio che proponeva analogie azzardate, presentando Milosevic come Hitler, campi di prigionia come campi di concentramento, facendo leva su sentimenti scaturiti da una memoria collettiva risalente a pochi anni precedenti. Questa tipologia di comunicazione ha avuto ricadute sul ricordo che la guerra del Kosovo ha lasciato sulla popolazione che ha seguito i programmi RAI. Questo mette ancora di più in luce come alla fine del conflitto, che per i telegiornali RAI fu principalmente il cessate il fuoco della NATO e la successiva risoluzione, non sia stata data importanza ai progetti europei e internazionali in corso, ma anzi come dopo la morte di Milosevic nessuno abbia più parlato più del paese più povero dell’Europa. Lasciando vari ricordi sbiaditi su Milosevic, i profughi, il ruolo della NATO e quando viene mostrato dalla RAI i moderni scontri fra Kosovari d’origine albanese e origine serba, non si riesce ancora ad avere un quadro storico dei motivi del conflitto. Il lavoro è organizzato in tre capitoli; il primo capitolo presenta la figura del reporter, la tipologia del linguaggio specifico utilizzato e come gli stati hanno cercato di utilizzare il mezzo. Successivamente viene riportata anche una visione degli avvenimenti e del contesto storico avendo cura di non entrare nello specifico in quanto non fa parte dei propositi della tesi in essere. Ci si concentra sull’analisi dei media e del loro approccio alla vicenda; tutti i documenti del diritto internazionale e non rimangono un supporto all’analisi finalizzata alla comprensione di come i mass media gestirono le fasi del conflitto. L’ultimo capitolo introduce i motivi per cui la RAI, fra i vari mezzi di comunicazione di massa italiana, viene scelta per l’approfondimento e come essa stessa sia stata importante per il pubblico italiano. Si analizza la sua influenza, basandosi sullo share che le reti RAI hanno avuto durante il conflitto e quanto ogni rete ha dedicato al conflitto nel Kosovo. Successivamente si analizzano per ogni rete RAI, oltre ai telegiornali, i programmi di approfondimenti offerti e per ognuno la tipologia di linguaggio, le immagini e le fonti utilizzate dai reporter, dagli esperti e dagli ospiti di vario genere. La conclusione si occupa delle eredità della comunicazione utilizzata dai media. Come si vedrà nel corso di questo lavoro, già a distanza di qualche anno dalla fine del conflitto, c’era una conoscenza limitata degli avvenimenti e i ricordi si focalizzavano su determinate immagini e parole utilizzate, anche erroneamente, nelle trasmissioni RAI.
I documenti utilizzati nel corso della stesura della tesi sono saggi, documentazioni normative e testimonianze biografiche, con il focus sull’ostilità del territorio, sull’uso speculativo di certi termini che verranno analizzati in seguito. I materiali di maggior interesse nella stesura della tesi sono le testate giornalistiche nazionali e internazionali e i reperti video della RAI. Per i video delle trasmissioni ho attinto dal sito della RAI e da altre piattaforme di condivisione.
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