Tesi etd-04202022-210001 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
FARNOCCHI, GIACOMO
URN
etd-04202022-210001
Titolo
La strage di Sant'Anna di Stazzema. Guerra ai civili e dinamiche del ricordo 1944-2022
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA
Relatori
relatore Prof. Fulvetti, Gianluca
Parole chiave
- 1944
- civili
- guerra
- ricordo
- Sant'Anna
- Stazzema
- strage
Data inizio appello
30/05/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
La giornata del 12 agosto 1944 sancisce per la comunità montana di Sant’Anna un vero e proprio spartiacque. Una data che cambia per sempre la storia e le sorti del paese, dei suoi abitanti e dei suoi figli. Un evento drammatico e periodizzante. Ci sarà un “prima e un dopo i fatti di Sant’Anna”. Niente per queste persone sarà mai più come prima: ancora oggi a 78 anni di distanza sono presenti le ferite e il dolore di quella giornata nella memoria e nella vita dei sopravvissuti. Traumi terribili che non hanno trovato un vero sfogo, che sono stati nascosti per lungo tempo ai familiari e ai figli. Figli che hanno raccolto il fardello del “non detto” dei padri e delle madri e che solo in tempi recenti sono riusciti a elaborare quello che era il lutto enorme della comunità da cui discendono. Una memoria divisa fin da subito su quali fossero le ragioni di così tanta violenza, una memoria privata che diviene pubblica e poi subito insabbiata. Una memoria negata così come una giustizia rimandata. Una memoria che ancora oggi non si può definire unita e univoca sia all’interno della stessa comunità martire di Sant’Anna, nel contesto versiliese e nel più ampio discorso nazionale.
L’obiettivo di questa tesi di laurea è quindi quello di fornire un’analisi circa l’esperienza della guerra ai civili, messa in atto dall’esercito di occupazione tedesco, che la popolazione della Versilia e in particolar modo la comunità montana di Sant’Anna vive nel contesto della campagna d’Italia durante la Seconda guerra mondiale. Guerra ai civili che colpisce in modo particolarmente feroce quest’area e che determina una precisa elaborazione della memoria storica, molto spesso non concorde, attraverso strategie narrative che i superstiti delle violenze mettono in atto. Intorno alla strage di Sant’Anna di Stazzema si costituiscono molteplici dinamiche del ricordo, per cercare di dare un senso al torto subìto. In particolare, cerco di soffermarmi sull’elaborazione del lutto che attraversa tre generazioni. La prima generazione rappresentata dagli adulti scampati all’eccidio. La seconda generazione rappresentata dai bambini che la mattina del 12 agosto sopravvivono alla furia tedesca; e infine la terza generazione: i figli di quei bambini-superstiti. Attraverso la narrazione dell’evento e del contesto storico cerco di delineare le modalità del ricordo, l’impatto sociale della strage e le conseguenze di lungo periodo che ancora oggi affliggono la comunità di Sant’Anna e di come, nei 78 anni che seguono la strage, diversi attori abbiano cercato di ricomporre una memoria fin da subito divisa circa le cause e le responsabilità delle violenze, fino a collimare, attraverso soluzioni pratiche e di narrazione, nella retorica finale degli anni Novanta che vuole dare uno scopo e un senso “nuovo” alla strage di Sant’Anna. Tentativi che ancora oggi non hanno portato a una vera pacificazione delle memorie sulla strage, sui diversi episodi di violenza perpetrati in Versilia, sulla guerra civile e sul movimento partigiano.
La bibliografia utilizzata varia da opere di livello localistico analizzate criticamente, estrapolandovi solo informazioni e non giudizi partitici, a quelle di livello accademico con un’impronta altamente professionale. Le fonti utilizzate sono edite, integrate con interviste eseguite dall’autore ad alcuni sopravvissuti e partenti delle vittime. Le caratteristiche delle interviste possono essere consultate in appendice.
L’argomento affrontato in questo elaborato è, per motivi di comodità, diviso in tre parti. Nella prima mi è sembrato doveroso fare una ricostruzione quanto più esaustiva possibile del contesto storico generale, mettendo in luce alcuni punti chiave per comprendere la strategia di occupazione tedesca, il ricorso alla violenza sui civili e la nascita dei primi gruppi resistenziali e la loro organizzazione a livello macroscopico nazionale. La bibliografia di riferimento comprende testi di alto livello professionale, in particolare quelli di Carlo Gentile e Lutz Klinkhammer. Indispensabili le opere di studiosi come Paolo Pezzino, Gianluca Fulvetti e Luca Baldissara per analizzare invece le tipologie di stragi che avvengono in Italia nei venti mesi di occupazione tedesca. Per la nascita della Resistenza e il suo sviluppo sul piano organizzativo e politico ho consultato i testi di Claudio Pavone, Flores-Franzinelli e i vari saggi contenuti nell’opera del Dizionario della Resistenza.
Nella seconda parte effettuando un restringimento di campo, affronto il problema della violenza sui civili e sistema degli ordini in Versilia e la nascita in quest’area di gruppi resistenti. Segue l’inquadramento di una particolare divisione SS responsabile dei massacri più crudeli che nell’estate del 1944 avvengono in quest’area, la descrizione del movimento resistenziale versiliese e l’arrivo della guerra. Con lo sviluppo degli eventi bellici arriva la guerra in Versilia e iniziano a inasprirsi le violenze sui civili. Per alcune esperienze di rastrellamento mi avvalgo, oltre che di fonti edite, di fonti orali dirette di chi ha vissuto quei terribili eventi. Lo sviluppo del movimento resistenziale versiliese è importantissimo per capire perché le truppe di occupazione attuano, anche in quest’area, delle energiche operazioni di bonifica del territorio dai gruppi ribelli, operazioni che si traducono in sistematiche tecniche di sterminio. La bibliografia di riferimento largamente utilizzata è quella di stampo locale, con tutti gli accorgimenti del caso e come già detto di fonti orali dirette.
Nella terza parte, vero fulcro della tesi, affronto le tematiche relative alla strage di Sant’Anna del 12 agosto 1944 e di come le vicende storiche e giudiziarie abbiano plasmato la memoria e le dinamiche del ricordo riguardo all’evento sia sul piano nazionale che locale. La guerra ai civili narrata nella prima parte della tesi, se pur a livello nazionale, si concretizza colpendo la comunità montana di Sant’Anna di Stazzema. Mi avvalgo in quest’ultima parte di testimonianze orali di sopravvissuti e parenti, delle opere di studiosi che hanno affrontato recentemente la questione della memoria e delle vicende giudiziarie, in particolare le opere di Paolo Pezzino e Marco de Paolis, Caterina Di Pasquale e Toni Rovatti. Centrale in questa parte l’elaborazione del lutto e della memoria che attraversa tre generazioni e di come la guerra ai civili abbia irrimediabilmente compromesso il destino di un’intera comunità.
In ultimissima istanza cerco di dare un contributo, seppur minimo, per implementare informazioni, che risultano frammentarie o inesatte, riguardo una strage che avviene parallelamente al massacro di Sant’Anna, attraverso fonti orali di parenti diretti delle vittime e al contempo sottolineando alcune caratteristiche della narrazione dei fatti che accumunano questo episodio minore con quello di Sant’Anna di Stazzema dimostrando come oltre alla memoria divisa non ancora pacificata nonostante i numerosi tentativi, anche le tecniche e le retoriche di narrazione e dinamiche del ricordo possano essere comuni, presentando delle ossature narrative simili.
L’obiettivo di questa tesi di laurea è quindi quello di fornire un’analisi circa l’esperienza della guerra ai civili, messa in atto dall’esercito di occupazione tedesco, che la popolazione della Versilia e in particolar modo la comunità montana di Sant’Anna vive nel contesto della campagna d’Italia durante la Seconda guerra mondiale. Guerra ai civili che colpisce in modo particolarmente feroce quest’area e che determina una precisa elaborazione della memoria storica, molto spesso non concorde, attraverso strategie narrative che i superstiti delle violenze mettono in atto. Intorno alla strage di Sant’Anna di Stazzema si costituiscono molteplici dinamiche del ricordo, per cercare di dare un senso al torto subìto. In particolare, cerco di soffermarmi sull’elaborazione del lutto che attraversa tre generazioni. La prima generazione rappresentata dagli adulti scampati all’eccidio. La seconda generazione rappresentata dai bambini che la mattina del 12 agosto sopravvivono alla furia tedesca; e infine la terza generazione: i figli di quei bambini-superstiti. Attraverso la narrazione dell’evento e del contesto storico cerco di delineare le modalità del ricordo, l’impatto sociale della strage e le conseguenze di lungo periodo che ancora oggi affliggono la comunità di Sant’Anna e di come, nei 78 anni che seguono la strage, diversi attori abbiano cercato di ricomporre una memoria fin da subito divisa circa le cause e le responsabilità delle violenze, fino a collimare, attraverso soluzioni pratiche e di narrazione, nella retorica finale degli anni Novanta che vuole dare uno scopo e un senso “nuovo” alla strage di Sant’Anna. Tentativi che ancora oggi non hanno portato a una vera pacificazione delle memorie sulla strage, sui diversi episodi di violenza perpetrati in Versilia, sulla guerra civile e sul movimento partigiano.
La bibliografia utilizzata varia da opere di livello localistico analizzate criticamente, estrapolandovi solo informazioni e non giudizi partitici, a quelle di livello accademico con un’impronta altamente professionale. Le fonti utilizzate sono edite, integrate con interviste eseguite dall’autore ad alcuni sopravvissuti e partenti delle vittime. Le caratteristiche delle interviste possono essere consultate in appendice.
L’argomento affrontato in questo elaborato è, per motivi di comodità, diviso in tre parti. Nella prima mi è sembrato doveroso fare una ricostruzione quanto più esaustiva possibile del contesto storico generale, mettendo in luce alcuni punti chiave per comprendere la strategia di occupazione tedesca, il ricorso alla violenza sui civili e la nascita dei primi gruppi resistenziali e la loro organizzazione a livello macroscopico nazionale. La bibliografia di riferimento comprende testi di alto livello professionale, in particolare quelli di Carlo Gentile e Lutz Klinkhammer. Indispensabili le opere di studiosi come Paolo Pezzino, Gianluca Fulvetti e Luca Baldissara per analizzare invece le tipologie di stragi che avvengono in Italia nei venti mesi di occupazione tedesca. Per la nascita della Resistenza e il suo sviluppo sul piano organizzativo e politico ho consultato i testi di Claudio Pavone, Flores-Franzinelli e i vari saggi contenuti nell’opera del Dizionario della Resistenza.
Nella seconda parte effettuando un restringimento di campo, affronto il problema della violenza sui civili e sistema degli ordini in Versilia e la nascita in quest’area di gruppi resistenti. Segue l’inquadramento di una particolare divisione SS responsabile dei massacri più crudeli che nell’estate del 1944 avvengono in quest’area, la descrizione del movimento resistenziale versiliese e l’arrivo della guerra. Con lo sviluppo degli eventi bellici arriva la guerra in Versilia e iniziano a inasprirsi le violenze sui civili. Per alcune esperienze di rastrellamento mi avvalgo, oltre che di fonti edite, di fonti orali dirette di chi ha vissuto quei terribili eventi. Lo sviluppo del movimento resistenziale versiliese è importantissimo per capire perché le truppe di occupazione attuano, anche in quest’area, delle energiche operazioni di bonifica del territorio dai gruppi ribelli, operazioni che si traducono in sistematiche tecniche di sterminio. La bibliografia di riferimento largamente utilizzata è quella di stampo locale, con tutti gli accorgimenti del caso e come già detto di fonti orali dirette.
Nella terza parte, vero fulcro della tesi, affronto le tematiche relative alla strage di Sant’Anna del 12 agosto 1944 e di come le vicende storiche e giudiziarie abbiano plasmato la memoria e le dinamiche del ricordo riguardo all’evento sia sul piano nazionale che locale. La guerra ai civili narrata nella prima parte della tesi, se pur a livello nazionale, si concretizza colpendo la comunità montana di Sant’Anna di Stazzema. Mi avvalgo in quest’ultima parte di testimonianze orali di sopravvissuti e parenti, delle opere di studiosi che hanno affrontato recentemente la questione della memoria e delle vicende giudiziarie, in particolare le opere di Paolo Pezzino e Marco de Paolis, Caterina Di Pasquale e Toni Rovatti. Centrale in questa parte l’elaborazione del lutto e della memoria che attraversa tre generazioni e di come la guerra ai civili abbia irrimediabilmente compromesso il destino di un’intera comunità.
In ultimissima istanza cerco di dare un contributo, seppur minimo, per implementare informazioni, che risultano frammentarie o inesatte, riguardo una strage che avviene parallelamente al massacro di Sant’Anna, attraverso fonti orali di parenti diretti delle vittime e al contempo sottolineando alcune caratteristiche della narrazione dei fatti che accumunano questo episodio minore con quello di Sant’Anna di Stazzema dimostrando come oltre alla memoria divisa non ancora pacificata nonostante i numerosi tentativi, anche le tecniche e le retoriche di narrazione e dinamiche del ricordo possano essere comuni, presentando delle ossature narrative simili.
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