Tesi etd-04202022-112904 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SALUTIJ, FILIPPO
URN
etd-04202022-112904
Titolo
Le sfide odierne del settore automobilistico
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
STRATEGIA, MANAGEMENT E CONTROLLO
Relatori
relatore Prof. Giannini, Marco
Parole chiave
- automotive
- batterie
- chips
- crisi
- digitalizzazione
- elettrificazione
- filiere
- fordismo
- semiconduttori
- toyotismo
Data inizio appello
10/05/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’elaborato affronta quelle che sono le sfide più rilevanti del settore automobilistico ai giorni d’oggi. Nella prima parte si trova un excursus storico che ripercorre le tappe fondamentali che hanno portato alla nascita dell’automobile e le varie innovazioni a livello tecnico come i propulsori a benzina, diesel ed elettrici. Successivamente vengono riprese le innovazioni a livello produttivo come il Fordismo e lo Sloanismo: il primo si basa sulle teorie tayloristiche, che sfruttando la catena di montaggio, permette di ottenere prodotti finiti standardizzati tra loro (cd. produzione di massa), mentre il secondo punta ad una standardizzazione delle parti di prodotto, tramite i quali si potevano ottenere prodotti finiti differenti (cd. personalizzazione di massa).
Un’altra grande rivoluzione è stata il Toyotismo che pone un’enfasi maggiore sugli aspetti organizzativi piuttosto che produttivi, con l’obiettivo di fondo che è quello di incrementare la produttività del lavoro, riducendo al tempo stesso gli sprechi, definiti come qualcosa che creano costi ma che non generano valore. Con questo concetto il Toyotismo mira a confutare l’assunto in base al quale non si potrebbe migliorare la qualità di un prodotto senza che questo abbia ripercussioni negative sui relativi costi e, quindi, senza richiedere una maggiorazione di prezzo al cliente, a parità di margine ricercato.
Alla base del Toyotismo ci sono il “just in time” e “l’autonomazione”: entrambi hanno boiettivi tendenti allo zero, con il primo che punta a minimizzare le scorte, facendo giungere in produzione i componenti necessari nel tempo e nella quantità richiesta, mentre il secondo ha come obiettivo l’annullamento dei difetti andando ad equipaggiare i macchinari con dei sistemi di prevenzione, in modo tale che questi rilevino gli errori in autonomia quando si verificano, permettendo allo stesso tempo di fermare la produzione e risolvere subito il problema.
Passando ai giorni d’oggi, a livello produttivo troviamo il concetto di industria 4.0 che gestisce in tempo reale macchinari “smart”, garantendo una produzione industriale automatizzata, interconnessa e con macchine che fanno autodiagnostica e manutenzione preventiva. Tutto questo avviene grazie alla trasformazione digitale che ha permesso di introdurre le tecnologie abilitanti, definite tali perché permettono di realizzare cose che prima non si poteva compiere.
Ovviamente quest’innovazione ha un impatto anche a livello occupazionale dato che si prevede la scomparsa di alcune figure e l’introduzione di nuove, con il problem solving che sarà la soft skills più richiesta. Questo richiede un apprendimento continuo da parte del personale ed adeguare le conoscenze digitali sia per chi già opera in azienda, sia per chi si deve affacciare sul mercato del lavoro, evitando il digital mismatch.
La digitalizzazione ha impatti anche sulla logistica e sulla supply chain, introducendo strumenti che favorisca una maggior efficienza ed efficacia nelle operazioni di magazzino e una maggior collaborazione e condivisione con gli operatori della filiera.
Le tecnologie abilitanti sono fondamentali anche per lo sviluppo del settore automobilistico, dato che consentono di capire meglio quelle che sono le esigenze dei clienti ed ottenere vantaggi a livello produttivo, di relazioni con i fornitori, ma anche essere più sostenibili e resilienti. L’elaborato fornisce anche vari esempi di casi di applicazione del concetto di industria 4.0 all’ambito automotive.
Il terzo capitolo analizza quella che è la situazione attuale del mercato automobilistico in termini di immatricolazioni e quelli che sono i trend del mondo dell’auto. Tra questi spicca l’elettrificazione, necessaria per abbattere le emissioni inquinanti, di cui e vengono messi in luce anche i relativi limiti soprattutto in termini di prezzo e costo delle materie prime.
Vengono anche illustrati gli interventi governativi emanati a favore dell’auto elettrica e la relativa “rincorsa” alla costruzione delle gigafactory (fabbriche che realizzano batterie), per ridurre la dipendenza delle case automobilistiche dai paesi asiatici ed accorciando la filiera.
Anche in questo si illustrano esempi di quelli che sono i piani e le risorse che le aziende automobilistiche impiegano per affrontare la sfida dell’elettrificazione.
Elettrificazione che non può prescindere da vari elementi come le tecniche produttive a basso impatto ambientale, gli interni per le auto o le modalità con cui l’energia per ricaricare i veicoli viene generata.
Oltre alle relative proiezioni sull’utilizzo dei veicoli elettrici vengono anche illustrati quelli che sono i rischi derivanti dall’elettrificazione, per lo più di origine occupazionale (si teme un taglio dei posti di lavoro) e sociale (si teme he il maggior costo di un’auto a batteria possa estromettere una fascia della popolazione dall’acquisto).
Infine l’ultimo capitolo dell’elaborato è dedicato alla crisi dei semiconduttori scaturita dalla pandemia, che ha messo in ginocchio il settore automobilistico, che ha dovuto interrompere la produzione, con inevitabili ricadute sulle vendite. In particolare questa ha messo in luce le criticità di avere filiere lunghe e geograficamente lontane, avvertendo l’esigenza di avere supply chain meno globali e più locali, stringendo anche collaborazioni con i produttori di chip in modo da garantirsi una fornitura stabile nel tempo, che non costringa a stop produttivi, allontanandosi parzialmente dal principio del just in time tipico del Toyotismo.
Per questo motivo sono stati avviati piani che prevedono la costruzione di fabbriche di chip anche in territori diversi dall’Asia (dove era concentrata quasi tutta la produzione), mediante investimenti pubblici e privati.
The paper addresses what are the most significant challenges of the automotive sector today. In the first part there is a historical excursus that retraces the fundamental stages that led to the birth of the automobile and the various technical innovations such as petrol, diesel and electric engines. Subsequently, innovations at the production level such as Fordism and Sloanism are resumed: the first is based on Tayloristic theories, which exploiting the assembly line, allows to obtain standardized finished products between them (so-called mass production), while the second aims to a standardization of the product parts, through which different finished products could be obtained (so-called mass customization).
Another great revolution was Toyotism which places a greater emphasis on organizational rather than productive aspects, with the underlying goal being to increase labor productivity, while reducing waste, defined as something that create costs but that do not generate value. With this concept Toyotism aims to refute the assumption that the quality of a product could not be improved without this having negative repercussions on its costs and, therefore, without requiring a price increase to the customer, with the same margin wanted.
At the base of Toyotism there are "just in time" and "autonomy": both have goals tending to zero, with the first aiming to minimize stocks, making the necessary components arrive in time and in the required quantity, while the second has as its objective the cancellation of defects by equipping the machinery with prevention systems, in such a way that they detect errors independently when they occur, allowing at the same time to stop production and immediately solve the problem.
Moving on to the present day, at the production level, we find the concept of industry 4.0 which manages "smart" machinery in real time, ensuring automated, interconnected industrial production with machines that perform self-diagnostics and preventive maintenance. All this happens thanks to the digital transformation that has made it possible to introduce enabling technologies, defined as such because they allow the creation of things that could not be done before.
Obviously, this innovation also has an impact at the employment level since the disappearance of some figures and the introduction of new ones are expected, with problem solving being the most requested soft skills. This requires continuous learning on the part of the staff and adapting digital knowledge both for those who already work in the company and for those who have to enter the job market, avoiding digital mismatch.
Digitization also has an impact on logistics and the supply chain, introducing tools that favor greater efficiency and effectiveness in warehouse operations and greater collaboration and sharing with operators in the supply chain.
Enabling technologies are also fundamental for the development of the automotive sector, since they allow us to better understand the needs of customers and obtain advantages in terms of production, relations with suppliers, but also be more sustainable and resilient. The paper also provides various examples of cases of application of the concept of industry 4.0 to the automotive sector.
The third chapter analyzes the current situation of the automotive market in terms of registrations and what are the trends in the world of the car. Among these, electrification stands out, necessary to reduce polluting emissions, of which the relative limits are also highlighted, especially in terms of price and cost of raw materials.
It also illustrates the government interventions issued in favor of the electric car and the related "run-up" to the construction of gigafactories (factories that make batteries), to reduce the dependence of car manufacturers on Asian countries and shortening the supply chain.
This also illustrates examples of the plans and resources that automotive companies employ to address the challenge of electrification.
Electrification that cannot ignore various elements such as production techniques with low environmental impact, interiors for cars or the ways in which the energy to recharge vehicles is generated.
In addition to the relative projections on the use of electric vehicles, the risks deriving from electrification are also illustrated, mostly of an employment origin (there is a fear of a cut in jobs) and social (it is feared the higher cost of a battery-powered cars can exclude a segment of the population from the purchase).
Finally, the last chapter of the paper is dedicated to the semiconductor crisis resulting from the pandemic, which brought the automotive sector to its knees, which had to stop production, with inevitable repercussions on sales. In particular, this has highlighted the criticalities of having long and geographically distant supply chains, sensing the need to have less global and more local supply chains, also forging collaborations with chip manufacturers in order to guarantee a stable supply over time, which does not force production to stop, partially moving away from the just-in-time principle typical of Toyotism.
For this reason, plans have been launched that provide for the construction of chip factories also in territories other than Asia (where almost all production was concentrated), through public and private investments.
Un’altra grande rivoluzione è stata il Toyotismo che pone un’enfasi maggiore sugli aspetti organizzativi piuttosto che produttivi, con l’obiettivo di fondo che è quello di incrementare la produttività del lavoro, riducendo al tempo stesso gli sprechi, definiti come qualcosa che creano costi ma che non generano valore. Con questo concetto il Toyotismo mira a confutare l’assunto in base al quale non si potrebbe migliorare la qualità di un prodotto senza che questo abbia ripercussioni negative sui relativi costi e, quindi, senza richiedere una maggiorazione di prezzo al cliente, a parità di margine ricercato.
Alla base del Toyotismo ci sono il “just in time” e “l’autonomazione”: entrambi hanno boiettivi tendenti allo zero, con il primo che punta a minimizzare le scorte, facendo giungere in produzione i componenti necessari nel tempo e nella quantità richiesta, mentre il secondo ha come obiettivo l’annullamento dei difetti andando ad equipaggiare i macchinari con dei sistemi di prevenzione, in modo tale che questi rilevino gli errori in autonomia quando si verificano, permettendo allo stesso tempo di fermare la produzione e risolvere subito il problema.
Passando ai giorni d’oggi, a livello produttivo troviamo il concetto di industria 4.0 che gestisce in tempo reale macchinari “smart”, garantendo una produzione industriale automatizzata, interconnessa e con macchine che fanno autodiagnostica e manutenzione preventiva. Tutto questo avviene grazie alla trasformazione digitale che ha permesso di introdurre le tecnologie abilitanti, definite tali perché permettono di realizzare cose che prima non si poteva compiere.
Ovviamente quest’innovazione ha un impatto anche a livello occupazionale dato che si prevede la scomparsa di alcune figure e l’introduzione di nuove, con il problem solving che sarà la soft skills più richiesta. Questo richiede un apprendimento continuo da parte del personale ed adeguare le conoscenze digitali sia per chi già opera in azienda, sia per chi si deve affacciare sul mercato del lavoro, evitando il digital mismatch.
La digitalizzazione ha impatti anche sulla logistica e sulla supply chain, introducendo strumenti che favorisca una maggior efficienza ed efficacia nelle operazioni di magazzino e una maggior collaborazione e condivisione con gli operatori della filiera.
Le tecnologie abilitanti sono fondamentali anche per lo sviluppo del settore automobilistico, dato che consentono di capire meglio quelle che sono le esigenze dei clienti ed ottenere vantaggi a livello produttivo, di relazioni con i fornitori, ma anche essere più sostenibili e resilienti. L’elaborato fornisce anche vari esempi di casi di applicazione del concetto di industria 4.0 all’ambito automotive.
Il terzo capitolo analizza quella che è la situazione attuale del mercato automobilistico in termini di immatricolazioni e quelli che sono i trend del mondo dell’auto. Tra questi spicca l’elettrificazione, necessaria per abbattere le emissioni inquinanti, di cui e vengono messi in luce anche i relativi limiti soprattutto in termini di prezzo e costo delle materie prime.
Vengono anche illustrati gli interventi governativi emanati a favore dell’auto elettrica e la relativa “rincorsa” alla costruzione delle gigafactory (fabbriche che realizzano batterie), per ridurre la dipendenza delle case automobilistiche dai paesi asiatici ed accorciando la filiera.
Anche in questo si illustrano esempi di quelli che sono i piani e le risorse che le aziende automobilistiche impiegano per affrontare la sfida dell’elettrificazione.
Elettrificazione che non può prescindere da vari elementi come le tecniche produttive a basso impatto ambientale, gli interni per le auto o le modalità con cui l’energia per ricaricare i veicoli viene generata.
Oltre alle relative proiezioni sull’utilizzo dei veicoli elettrici vengono anche illustrati quelli che sono i rischi derivanti dall’elettrificazione, per lo più di origine occupazionale (si teme un taglio dei posti di lavoro) e sociale (si teme he il maggior costo di un’auto a batteria possa estromettere una fascia della popolazione dall’acquisto).
Infine l’ultimo capitolo dell’elaborato è dedicato alla crisi dei semiconduttori scaturita dalla pandemia, che ha messo in ginocchio il settore automobilistico, che ha dovuto interrompere la produzione, con inevitabili ricadute sulle vendite. In particolare questa ha messo in luce le criticità di avere filiere lunghe e geograficamente lontane, avvertendo l’esigenza di avere supply chain meno globali e più locali, stringendo anche collaborazioni con i produttori di chip in modo da garantirsi una fornitura stabile nel tempo, che non costringa a stop produttivi, allontanandosi parzialmente dal principio del just in time tipico del Toyotismo.
Per questo motivo sono stati avviati piani che prevedono la costruzione di fabbriche di chip anche in territori diversi dall’Asia (dove era concentrata quasi tutta la produzione), mediante investimenti pubblici e privati.
The paper addresses what are the most significant challenges of the automotive sector today. In the first part there is a historical excursus that retraces the fundamental stages that led to the birth of the automobile and the various technical innovations such as petrol, diesel and electric engines. Subsequently, innovations at the production level such as Fordism and Sloanism are resumed: the first is based on Tayloristic theories, which exploiting the assembly line, allows to obtain standardized finished products between them (so-called mass production), while the second aims to a standardization of the product parts, through which different finished products could be obtained (so-called mass customization).
Another great revolution was Toyotism which places a greater emphasis on organizational rather than productive aspects, with the underlying goal being to increase labor productivity, while reducing waste, defined as something that create costs but that do not generate value. With this concept Toyotism aims to refute the assumption that the quality of a product could not be improved without this having negative repercussions on its costs and, therefore, without requiring a price increase to the customer, with the same margin wanted.
At the base of Toyotism there are "just in time" and "autonomy": both have goals tending to zero, with the first aiming to minimize stocks, making the necessary components arrive in time and in the required quantity, while the second has as its objective the cancellation of defects by equipping the machinery with prevention systems, in such a way that they detect errors independently when they occur, allowing at the same time to stop production and immediately solve the problem.
Moving on to the present day, at the production level, we find the concept of industry 4.0 which manages "smart" machinery in real time, ensuring automated, interconnected industrial production with machines that perform self-diagnostics and preventive maintenance. All this happens thanks to the digital transformation that has made it possible to introduce enabling technologies, defined as such because they allow the creation of things that could not be done before.
Obviously, this innovation also has an impact at the employment level since the disappearance of some figures and the introduction of new ones are expected, with problem solving being the most requested soft skills. This requires continuous learning on the part of the staff and adapting digital knowledge both for those who already work in the company and for those who have to enter the job market, avoiding digital mismatch.
Digitization also has an impact on logistics and the supply chain, introducing tools that favor greater efficiency and effectiveness in warehouse operations and greater collaboration and sharing with operators in the supply chain.
Enabling technologies are also fundamental for the development of the automotive sector, since they allow us to better understand the needs of customers and obtain advantages in terms of production, relations with suppliers, but also be more sustainable and resilient. The paper also provides various examples of cases of application of the concept of industry 4.0 to the automotive sector.
The third chapter analyzes the current situation of the automotive market in terms of registrations and what are the trends in the world of the car. Among these, electrification stands out, necessary to reduce polluting emissions, of which the relative limits are also highlighted, especially in terms of price and cost of raw materials.
It also illustrates the government interventions issued in favor of the electric car and the related "run-up" to the construction of gigafactories (factories that make batteries), to reduce the dependence of car manufacturers on Asian countries and shortening the supply chain.
This also illustrates examples of the plans and resources that automotive companies employ to address the challenge of electrification.
Electrification that cannot ignore various elements such as production techniques with low environmental impact, interiors for cars or the ways in which the energy to recharge vehicles is generated.
In addition to the relative projections on the use of electric vehicles, the risks deriving from electrification are also illustrated, mostly of an employment origin (there is a fear of a cut in jobs) and social (it is feared the higher cost of a battery-powered cars can exclude a segment of the population from the purchase).
Finally, the last chapter of the paper is dedicated to the semiconductor crisis resulting from the pandemic, which brought the automotive sector to its knees, which had to stop production, with inevitable repercussions on sales. In particular, this has highlighted the criticalities of having long and geographically distant supply chains, sensing the need to have less global and more local supply chains, also forging collaborations with chip manufacturers in order to guarantee a stable supply over time, which does not force production to stop, partially moving away from the just-in-time principle typical of Toyotism.
For this reason, plans have been launched that provide for the construction of chip factories also in territories other than Asia (where almost all production was concentrated), through public and private investments.
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