Tesi etd-04192023-100143 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LATINI, ANTEA
URN
etd-04192023-100143
Titolo
La diffusione delle grottesche nella prima e nella seconda metà del XVI secolo: il caso di Palazzo Vitelli alla Cannoniera e a Sant’Egidio a Città di Castello
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
- Castello Bufalini
- Giovanni Antonio Paganino
- grottesche
- Palazzo Vitelli a (Porta) Sant'Egidio
- Palazzo Vitelli alla Cannoniera
Data inizio appello
25/05/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/05/2093
Riassunto
Alla base di questo studio vi è sicuramente una sistematica rassegna delle principali grottesche che dominano le sale del Palazzo Vitelli alla Cannoniera, sede della Pinacoteca Comunale di città di Castello e di Palazzo vitelli a (Porta) Sant’Egidio.
La scelta di analizzare due dei quattro Palazzi monumentali commissionati dalla potente famiglia Vitelli è dettata dalla volontà di analizzare e comprendere il motivo di così tanta insistenza nell’uso di questo genere di decorazione parietale e in che modo esse siano diventate da puramente ornamentali a protagoniste assolute all’interno dei cicli decorativi. Ciò ha permesso di osservare quanto effettivamente la famiglia Vitelli abbia, nel corso del XVI secolo, influenzato sull’arte del suo tempo e sull’intero aspetto urbano attuando una riqualificazione e rivalutazione del territorio ponendo gli edifici ‘simbolo’ del potere in connessione e in dialogo tra loro e con la cittadina umbra.
L’elaborato prende, ad ogni modo, vita e forma da una semplice domanda che ci si è posti una volta entrati a contatto con il ciclo decorativo in questione: nell’analizzare quali artisti (con le rispettive équipe) hanno lavorato sotto commissione della famiglia Tifernate (da Tifernum, l’antico nome di Città di Castello), si è voluto indagare, il più possibile, sul ruolo rivestito da Giovanni Antonio Paganino, collaboratore bolognese insieme a Cesare Baglione di Prospero Fontana, all’interno del ciclo decorativo del Piano Nobile di Palazzo Vitelli di Sant’Egidio, e per quale motivo arriva alla realizzazione, nella Sala della Fama (1571-1573 circa), di motivi a grottesca decisamente originali, bizzarri e con impliciti richiami all’esoterismo e all’astronomia.
La tesi si articola in tre capitoli:
Il primo capitolo introduce il lettore al mondo delle grottesche. La scelta è stata quella di fare una breve ma necessaria introduzione al tema affrontando l’origine e quindi la riscoperta di questi motivi decorativi, rinvenuti a partire dalla fine del Quattrocento all’interno di cunicoli sotto le antiche terme di Traiano sul Colle Oppio (all'interno delle mura dell'antica Domus Aurea neroniana), creando stupore e meraviglia tra gli artisti dell’epoca.
Dopo una seguente riflessione su chi per primo, partendo dall’errata convinzione vasariana, abbia proposto le grottesche in cicli decorativi a partire dalla fine del Quindicesimo secolo, si passa velocemente alla macro diffusione delle grottesche nel Cinquecento, quando Raffaello e suoi collaboratori le portarono nel Palazzo Apostolico di città del Vaticano.
È proprio l’impronta giovanile delicatamente lasciata da Raffaello e soprattutto l’influenza da lui esercitata (indirettamente) sugli autori successivi che lavoreranno nel cantiere tifernate a Città di Castello che ci fa da filo conduttore al principale argomento trattato, ossia le decorazioni dei Palazzi Vitelli che aprono il secondo capitolo.
Il secondo capitolo introduce e approfondisce il ciclo figurativo che si incontra nelle varie stanze del Palazzo Vitelli alla Cannoniera , oggi sede della Pinacoteca Comunale, ad opera di Cristofano Gherardi (Il Doceno) e Cola dell'Amatrice. Si conclude il capitolo con un breve accenno ad alcune stanze del Castello Bufalini (presso San Giustino), a cui si è fatto visita così come nei due Palazzi Vitelli a Città di Castello, ponte necessario per passare a trattare del prossimo capitolo.
Il terzo capitolo introduce e approfondisce il ciclo decorativo che si incontra nelle varie stanze del Palazzo Vitelli in Sant’Egidio, palazzo che accoglie (fra gli altri) alcuni affreschi di Giovanni Antonio Paganino, nodo cruciale dell’elaborato, artista passato inosservato per secoli dalla critica moderna e contemporanea ma di estrema sensibilità e che arriva alla realizzazione di motivi a grottesca dalla spiccata originalità.
I risultati saranno esposti dettagliatamente nelle conclusioni finali del presente elaborato.
La scelta di analizzare due dei quattro Palazzi monumentali commissionati dalla potente famiglia Vitelli è dettata dalla volontà di analizzare e comprendere il motivo di così tanta insistenza nell’uso di questo genere di decorazione parietale e in che modo esse siano diventate da puramente ornamentali a protagoniste assolute all’interno dei cicli decorativi. Ciò ha permesso di osservare quanto effettivamente la famiglia Vitelli abbia, nel corso del XVI secolo, influenzato sull’arte del suo tempo e sull’intero aspetto urbano attuando una riqualificazione e rivalutazione del territorio ponendo gli edifici ‘simbolo’ del potere in connessione e in dialogo tra loro e con la cittadina umbra.
L’elaborato prende, ad ogni modo, vita e forma da una semplice domanda che ci si è posti una volta entrati a contatto con il ciclo decorativo in questione: nell’analizzare quali artisti (con le rispettive équipe) hanno lavorato sotto commissione della famiglia Tifernate (da Tifernum, l’antico nome di Città di Castello), si è voluto indagare, il più possibile, sul ruolo rivestito da Giovanni Antonio Paganino, collaboratore bolognese insieme a Cesare Baglione di Prospero Fontana, all’interno del ciclo decorativo del Piano Nobile di Palazzo Vitelli di Sant’Egidio, e per quale motivo arriva alla realizzazione, nella Sala della Fama (1571-1573 circa), di motivi a grottesca decisamente originali, bizzarri e con impliciti richiami all’esoterismo e all’astronomia.
La tesi si articola in tre capitoli:
Il primo capitolo introduce il lettore al mondo delle grottesche. La scelta è stata quella di fare una breve ma necessaria introduzione al tema affrontando l’origine e quindi la riscoperta di questi motivi decorativi, rinvenuti a partire dalla fine del Quattrocento all’interno di cunicoli sotto le antiche terme di Traiano sul Colle Oppio (all'interno delle mura dell'antica Domus Aurea neroniana), creando stupore e meraviglia tra gli artisti dell’epoca.
Dopo una seguente riflessione su chi per primo, partendo dall’errata convinzione vasariana, abbia proposto le grottesche in cicli decorativi a partire dalla fine del Quindicesimo secolo, si passa velocemente alla macro diffusione delle grottesche nel Cinquecento, quando Raffaello e suoi collaboratori le portarono nel Palazzo Apostolico di città del Vaticano.
È proprio l’impronta giovanile delicatamente lasciata da Raffaello e soprattutto l’influenza da lui esercitata (indirettamente) sugli autori successivi che lavoreranno nel cantiere tifernate a Città di Castello che ci fa da filo conduttore al principale argomento trattato, ossia le decorazioni dei Palazzi Vitelli che aprono il secondo capitolo.
Il secondo capitolo introduce e approfondisce il ciclo figurativo che si incontra nelle varie stanze del Palazzo Vitelli alla Cannoniera , oggi sede della Pinacoteca Comunale, ad opera di Cristofano Gherardi (Il Doceno) e Cola dell'Amatrice. Si conclude il capitolo con un breve accenno ad alcune stanze del Castello Bufalini (presso San Giustino), a cui si è fatto visita così come nei due Palazzi Vitelli a Città di Castello, ponte necessario per passare a trattare del prossimo capitolo.
Il terzo capitolo introduce e approfondisce il ciclo decorativo che si incontra nelle varie stanze del Palazzo Vitelli in Sant’Egidio, palazzo che accoglie (fra gli altri) alcuni affreschi di Giovanni Antonio Paganino, nodo cruciale dell’elaborato, artista passato inosservato per secoli dalla critica moderna e contemporanea ma di estrema sensibilità e che arriva alla realizzazione di motivi a grottesca dalla spiccata originalità.
I risultati saranno esposti dettagliatamente nelle conclusioni finali del presente elaborato.
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