Tesi etd-04192022-231401 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
URSINO, ELISABETTA
URN
etd-04192022-231401
Titolo
L'Arcipelago di Capo Verde: il colonialismo, il fenomeno della diaspora e l'Italia delle seconde generazioni.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE
Relatori
relatore Prof. Tamburini, Francesco
Parole chiave
- Capo Verde
- colonialismo
- diaspora.
Data inizio appello
09/05/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/05/2062
Riassunto
La stesura di questa tesi ha come scopo la descrizione di una parte del mondo sconosciuta fino al 1460, l’ Arcipelago delle isole di Capo Verde.
Dieci isole in mezzo all’ Oceano Atlantico, di fronte alle coste africane del Senegal, scoperte da due navigatori ed esploratori italiani Alvise Cadamosto e Antonio da Noli al servizio della Corona Portoghese.
Il nome Capo Verde deriva da un lembo di terra senegalese che a 600 km dalla costa africana sembra indicarle e che doppiandolo i Portoghesi trovarono effettivamente verde. L’unione della popolazione autoctona nera e bianchi colonizzatori ha portato alla nascita di una società multietnica, in cui bianchi e neri hanno creato la razza creola con la fusione, in seguito, di usi e costumi.
I temi centrali del mio lavoro sono: il colonialismo, la lotta per l’indipendenza, le cause della diaspora, le fasi che ne seguirono e le seconde generazioni in Italia. La lotta per l’indipendenza guidata dal suo leader indiscusso Amilcar Cabral e i vari momenti che ne seguirono dopo il 5 luglio 1975. Ho analizzato la diaspora a partire dalla fine del XVII secolo, quando le cause principali dell’emigrazione erano la fame, la siccità, l’aumento demografico, al “ grande esodo” dopo la seconda guerra mondiale che prosegue fino all’indipendenza nel 1975 .
Particolare rilievo viene dato alla diaspora capoverdiana in Italia , mettendo in evidenza la peculiarità del fenomeno migratorio e l’importanza della donne, le difficoltà incontrate una volta arrivate in Italia , ma che venivano affrontate con la consapevolezza e la determinazione di aver lasciato il proprio Paese alla ricerca di un lavoro che migliorasse la loro vita , dal punto di vista economico e sociale. Giungevano con una carta de chamada, lavoravano presso famiglie facoltose, nelle varie città dove arrivavano tramite la Chiesa Cattolica all’inizio, ed in modo autonomo in un secondo momento, poiché chi aveva trovato una sistemazione , faceva arrivare le sorelle,le cugine, le amiche creando una vera e propria catena migratoria. La comunità capoverdiana è una delle più antiche presenti sul territorio della penisola, il flusso iniziale costituito da poche
unità è cresciuto nel tempo. Questa comunità è sempre stata fortemente attiva e legata alle proprie radici ma con una grande disponibilità verso la società di accoglienza, e questo ha permesso il formarsi negli italiani di una corrente di simpatia verso la comunità stessa che è diventata un fattore di cooperazione tra i due popoli e i due Stati. Dall’emigrazione ne consegue l’importanza delle rimesse degli immigrati che rappresenta una delle fonti più importanti per l’economia capoverdiana.
Infine, un’ultimo approfondimento a cui ho voluto dare rilievo è stata l’identità capoverdiana attraverso la lingua, il creolo; la musica , la cultura, ma soprattutto l’identità delle seconde generazioni riuscite ad affermarsi, rispetto ai propri genitori grazie alla comprensione del loro passato interagendo con la società di cui ne fanno parte
Dopo aver fatto un’analisi dei punti principali di questo lavoro, ritengo che il lungo passato coloniale di Capo Verde, non ha fatto perdere la propria africanità nella cultura e nelle tradizioni, ma l’ha arricchito avvicinandolo all’ Europa. Un excursus storico, politico, geografico e sociale per scoprire l’anima di una terra e di un popolo.
Dieci isole in mezzo all’ Oceano Atlantico, di fronte alle coste africane del Senegal, scoperte da due navigatori ed esploratori italiani Alvise Cadamosto e Antonio da Noli al servizio della Corona Portoghese.
Il nome Capo Verde deriva da un lembo di terra senegalese che a 600 km dalla costa africana sembra indicarle e che doppiandolo i Portoghesi trovarono effettivamente verde. L’unione della popolazione autoctona nera e bianchi colonizzatori ha portato alla nascita di una società multietnica, in cui bianchi e neri hanno creato la razza creola con la fusione, in seguito, di usi e costumi.
I temi centrali del mio lavoro sono: il colonialismo, la lotta per l’indipendenza, le cause della diaspora, le fasi che ne seguirono e le seconde generazioni in Italia. La lotta per l’indipendenza guidata dal suo leader indiscusso Amilcar Cabral e i vari momenti che ne seguirono dopo il 5 luglio 1975. Ho analizzato la diaspora a partire dalla fine del XVII secolo, quando le cause principali dell’emigrazione erano la fame, la siccità, l’aumento demografico, al “ grande esodo” dopo la seconda guerra mondiale che prosegue fino all’indipendenza nel 1975 .
Particolare rilievo viene dato alla diaspora capoverdiana in Italia , mettendo in evidenza la peculiarità del fenomeno migratorio e l’importanza della donne, le difficoltà incontrate una volta arrivate in Italia , ma che venivano affrontate con la consapevolezza e la determinazione di aver lasciato il proprio Paese alla ricerca di un lavoro che migliorasse la loro vita , dal punto di vista economico e sociale. Giungevano con una carta de chamada, lavoravano presso famiglie facoltose, nelle varie città dove arrivavano tramite la Chiesa Cattolica all’inizio, ed in modo autonomo in un secondo momento, poiché chi aveva trovato una sistemazione , faceva arrivare le sorelle,le cugine, le amiche creando una vera e propria catena migratoria. La comunità capoverdiana è una delle più antiche presenti sul territorio della penisola, il flusso iniziale costituito da poche
unità è cresciuto nel tempo. Questa comunità è sempre stata fortemente attiva e legata alle proprie radici ma con una grande disponibilità verso la società di accoglienza, e questo ha permesso il formarsi negli italiani di una corrente di simpatia verso la comunità stessa che è diventata un fattore di cooperazione tra i due popoli e i due Stati. Dall’emigrazione ne consegue l’importanza delle rimesse degli immigrati che rappresenta una delle fonti più importanti per l’economia capoverdiana.
Infine, un’ultimo approfondimento a cui ho voluto dare rilievo è stata l’identità capoverdiana attraverso la lingua, il creolo; la musica , la cultura, ma soprattutto l’identità delle seconde generazioni riuscite ad affermarsi, rispetto ai propri genitori grazie alla comprensione del loro passato interagendo con la società di cui ne fanno parte
Dopo aver fatto un’analisi dei punti principali di questo lavoro, ritengo che il lungo passato coloniale di Capo Verde, non ha fatto perdere la propria africanità nella cultura e nelle tradizioni, ma l’ha arricchito avvicinandolo all’ Europa. Un excursus storico, politico, geografico e sociale per scoprire l’anima di una terra e di un popolo.
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