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• TARGETED KILLINGS

I conflitti contemporanei, ormai connaturati da asimmetria tecnologica e divergenze in ambito morale, mettono alla prova l’ordinamento internazionale e, in particolar modo, la peculiare branca del diritto umanitario. Il drone è il casus belli di questo cambiamento che ha interessato i teatri operativi: esso è un mezzo terrestre, navale o, più spesso, aereo in grado di operare in modo automatico, o comunque grazie a specifiche configurazioni unmanned attraverso un controllo a distanza. La recente, e soprattutto crescente, diffusione di questi velivoli a pilotaggio remoto in ambito militare ha dato prova della loro efficacia nel contesto bellico. Di fatti, lo scenario convenzionale dei conflitti armati si incontra con la realtà virtuale: lo schermo, il quale proietta le immagini raccolte dal drone, diventa il campo di battaglia di un conflitto nel quale i nemici sono mere tracce dei più disparati colori. Nell’era della cibernetica, quindi, si concretizza quanto ambito nel passato: colpire direttamente il nemico senza il rischio di poter essere colpiti, mettendo a segno in questo modo un attacco “sicuro” e mirato. Tenendo conto degli studi più recenti sull’argomento, il presente lavoro di tesi si pone l’obiettivo di individuare, mediante un percorso giuridico-tecnico, una puntuale ricostruzione del quadro giuridico di riferimento per il fenomeno dei targeted killings. L’elaborato presenta una suddivisione in tre capitoli. Nel primo capitolo si forniscono nozioni di matrice giuridica circa il diritto della responsabilità e la disciplina dell’illecito internazionale alla stregua del diritto internazionale. Seguirà, nel secondo capitolo un’analisi tecnica riguardo l’architettura e la classificazione dei droni, dal primo prototipo ai moderni Unmanned Aerial Vehicles (UAVs). In conclusione, il terzo capitolo focalizza l’attenzione sul fenomeno degli omicidi mirati mediante i killer drones discutendo circa la loro legittimità alla luce delle norme che regolano sia lo ius ad bellum sia lo ius in bello.