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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04112020-101733


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CATTANI, ILEANA
URN
etd-04112020-101733
Titolo
Il disturbo evitante e restrittivo dell'assunzione di cibo (ARFID) in età infantile: caratteristiche e proposte di trattamento
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Dott.ssa D'Urso, Giuseppina
Parole chiave
  • rischio nutrizionale
  • riabilitazione nutrizionale
  • nutrizione pediatrica
  • integrazione sensoriale
  • dca infantili
  • Arfid
  • selettività alimentare
  • avversione sensoriale
  • sensory integration
  • pediatric nutrition
  • nutritional rehabilitation
  • sensory aversion
  • food selectivity
  • educazione alimentare
  • nutritional risk
  • food education
Data inizio appello
28/04/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/04/2090
Riassunto
Anche nell'infanzia e nella prima infanzia si può parlare di disturbi del comportamento alimentare (DCA); si tratta di disturbi precoci complessi e multifattoriali, ancora non del tutto conosciuti e riconosciuti, spesso sottostimati, ma in realtà molto diffusi.
Tra questi, il disturbo evitante e restrittivo dell'assunzione di cibo, identificato dall'acronimo inglese ARFID (Avoidant Restrictive Food Intake Disorder), è stato recentemente introdotto all'interno della sezione dei DCA del DSM-V (2013).
Si tratta di un DCA che si riscontra maggiormente durante l'età infantile, ma può protrarsi e presentarsi anche in età adolescenziale e adulta. Il disturbo di ARFID, a differenza di difficoltà alimentari più lievi e transitorie legate a fasi fisiologiche dello sviluppo del bambino, è caratterizzato dalla persistente incapacità di soddisfare le adeguate necessità nutrizionali ed energetiche con conseguente calo ponderale e significativo rallentamento delle curve di crescita. Nonostante il quadro clinico tenda ad assomigliare a quello dell'Anoressia Nervosa, in ARFID manca il controllo volontario e pervicace sul peso e sulle forme corporee. L'alimentazione limitata e selettiva in ARFID non è attribuibile alla mancanza di risorse disponibili, né a pratiche culturali e religiose o a condizioni mediche concomitanti, e a causa del rifiuto alla convivialità e alla serena condivisione dei pasti, può influire negativamente sugli aspetti psicosociali del bambino.
Il disturbo di ARFID si può presentare con uno o più profili sintomatologici e comportamentali caratterizzati da: appetito limitato o mancanza di interesse nei confronti del cibo, alimentazione altamente selettiva per avversione sensoriale, fobie relative a conseguenze legate all'ingestione di cibo (vomito, soffocamento, allergie) a seguito di eventi traumatici pregressi.
I dati epidemiologici sull'ARFID, non ancora del tutto supportati da studi qualitativamente e quantitativamente sufficienti, riportano un'età media di insorgenza inferiore rispetto all'età di esordio dell'AN e, rispetto ai casi di AN, una maggiore percentuale relativa al sesso maschile. Gli studi sull'incidenza mostrano una percentuale variabile tra il 3,2 e il 41% di casi all'interno di campioni di pazienti in cura per DCA e dell'1,5% in un campione di pazienti non coinvolti in un programma di trattamento specifico per DCA.
Ad oggi diversi tipi di percorsi di cura per il trattamento dei molteplici profili di ARFID sono stati messi in atto e ancora in fase di sperimentazione.
Nella gestione delle problematiche alimentari precoci, è importante per i clinici saper discriminare tra un comportamento alimentare selettivo definito "picky eating", che tende a migliorare e risolversi con la crescita del bambino, da un vero e proprio disturbo di ARFID strutturato che persiste nel tempo e che compromette seriamente lo sviluppo fisico e cognitivo del bambino.
Come per tutti i DCA, anche per ARFID è necessario un approccio terapeutico multidisciplinare integrato affidato a diversi tipi di figure cliniche specializzate. I casi più gravi di malnutrizione richiedono interventi di nutrizione enterale o di supplementazione orale, affiancati a terapia cognitivo comportamentale, di cui è stata implementata una forma specifica per ARFID (CBT-AR). Per i quadri clinici di avversione sensoriale è stato sperimentato un programma terapeutico di integrazione sensoriale e di desensibilizzazione orale affidato a terapisti occupazionali, mentre i casi di comorbidità psichiatriche più o meno gravi o a condizioni organiche specifiche sono affidati a specialisti appositamente formati.
Nel panorama attuale dei possibili interventi terapeutici per il trattamento di DCA a esordio precoce come ARFID, in Italia il progetto " Le mani in pasta" rappresenta un percorso integrato e multidisciplinare di rilievo rivolto ai bambini e alle loro famiglie in cui sono proposte attività ludico-ricreative a tema alimentazione con lo scopo di ristabilire un sano rapporto con il cibo attraverso un'esposizione graduale ai diversi tipi di alimenti ma anche di consolidare la relazione genitore/bambino.
In questo contesto terapeutico differenziato e multidisciplinare, si inserisce la figura del nutrizionista esperto in nutrizione pediatrica e DCA infantili a cui compete la valutazione del rischio nutrizionale e un'integrazione dei trattamenti con percorsi di riabilitazione ed educazione alimentare, anche di tipo esperienziale che coinvolgono il bambino e i suoi adulti di riferimento.
In quest'ottica il ruolo del nutrizionista può essere fondamentale sia in caso di sospetto o conclamato disturbo alimentare, intervenendo ai primi segnali di disagio e rifiuto persistenti del bambino nei confronti del cibo con un appropriato intervento di riabilitazione nutrizionale, sia in fase di prevenzione attraverso un percorso di educazione alimentare e di sostegno alla famiglia.

Even in childhood and early childhood we can talk about eating behaviour disorders; these are complex and multifactorial early disorders, still not fully known and recognized, often underestimated, but in fact very widespread.
Among these, the avoidant and restrictive eating disorder, identified by the english acronym ARFID (Avoidant Restrictive Food Intake Disorder), was recently introduced within the eating behaviour disorders section of DSM-V (2013).
It is an eating behaviour disorder that is most commonly found during childhood, but can continue and occur even in adolescence and adulthood. ARFID disorder, unlike milder and more transient eating difficulties linked to physiological stages of child development, is characterized by the persistent inability to meet adequate nutritional and energy needs resulting in weight loss and significant slowing of growth curves. Although clinical symtomps tends to resemble that of Nervous Anorexia, ARFID lacks significant body image distortion or fear of weight gain. Limited and selective nutrition in ARFID is not as a result of the lack of available resources, cultural and religious practices or concurrent medical conditions, and due to the refusal to conviviality and sharing of meals, it can negatively affects the psychosocial aspects of the child.
ARFID disorder can occur with one or more symptomatic and behavioral profiles characterized by: limited appetite or lack of interest in food, highly selective eating for sensory aversion, phobias related to consequences related to food ingestion (vomiting, suffocation, allergies) following previous traumatic events.
Epidemiological data on ARFID, not yet fully supported by qualitatively and quantitatively sufficient studies, report a lower average age of onset than the onset age of an AN and, compared to an AN case, a higher percentage of the male sex. Incidence studies show a percentage ranging from 3.2 to 41% of cases within samples of eating behaviour disorders patients and 1.5% in a sample of patients not involved in a eating behaviour disorders specific treatment program.
To date, different types of treatment pathways for the treatment of multiple ARFID profiles have been put in place and are still being tested.
In the management of early dietary issues, it is important for clinicians to be able to discriminate between a selective eating behavior called "picky eating", which tends to improve and resolve with the growth of the child, from a real structured ARFID disorder that persists over time and that seriously compromises the physical and cognitive development of the child.
As with all eating behaviour disorders, ARFID requires an integrated multidisciplinary therapeutic approach entrusted to different types of specialist clinical figures. The most severe cases of malnutrition require interventions of enteral nutrition or oral supplementation, alongside cognitive behavioral therapy, of which a specific form for ARFID (CBT-AR) has been implemented. For clinical cases of sensory aversion, a therapeutic program of sensory integration and oral desensitization entrusted to occupational therapists has been tested, while cases of more or less serious psychiatric comorbidities or specific organic conditions are entrusted to specially trained specialists.
In the current landscape of possible therapeutic interventions for the treatment of early-onset eating behaviour disorders such as ARFID, in Italy the project "Le mani in pasta" represents an important integrated and multidisciplinary path for children and their families in which recreational activities are proposed with the aim of re-establishing a healthy relationship with food through a gradual exposure to different types of food but also to consolidate the relationship between parent and child.
In this differentiated and multidisciplinary therapeutic context, the figure of the nutritionist expert in pediatric nutrition and childhood eating behaviour disorders is included in the assessment of nutritional risk and an integration of treatments with paths of rehabilitation and food education, also of an experiential type involving the child and his reference adults.
With this in mind, the role of the nutritionist can be fundamental both in case of suspicion or well-known eating disorder, intervening in the first signs of persistent discomfort and rejection of the child towards food with an appropriate nutritional rehabilitation intervention, and in the phase of prevention through a path of eating education and support to the family.

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