Tesi etd-04092019-202729 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
ASSENZA, RAFFAELE
URN
etd-04092019-202729
Titolo
Il reinsediamento quale strumento di protezione dei rifugiati
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Marinai, Simone
Parole chiave
- Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR)
- protezione dei rifugiati
- reinsediamento dei rifugiati
Data inizio appello
30/04/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro è dedicato ad uno strumento internazionale finalizzato alla protezione dei rifugiati: il reinsediamento.
Nel primo capitolo viene analizzato l’istituto del reinsediamento in una prospettiva generale, focalizzando l’attenzione sui caratteri principali che lo contraddistinguono. Contestualmente viene fatta una comparazione con gli strumenti di protezione internazionale precipui allo strumento in questione, quali l’integrazione nella società di accoglienza e il rimpatrio volontario. Vengono, inoltre, analizzate le criticità inerenti i Paesi di primo asilo, in cui i rifugiati patiscono sofferenze psico-fisiche. A ciò, segue la specificazione del c.d. “bisogno di protezione”, facendo riferimento ai parametri dettati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in merito alla qualificazione di rifugiato.
Al contempo, si prospetta una visione di insieme in riferimento alle modalità per l’attuazione del reinsediamento e a ciò che seguirà, dalla fase precedente la partenza sino alla fase ultima dell’accoglienza.
Il secondo capitolo verte su un un organismo internazionale tendente alla protezione umanitaria dei rifugiati: l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Viene fatta una disamina su come quest’ultimo si sia approcciato allo strumento del reinsediamento e, al contempo, quale definizione ne dia del medesimo. A ciò, seguirà un esame riguardo alle prime politiche avallate dall’UNHCR partendo dal secondo dopoguerra.
Contestualmente, viene attenzionata la pratica del reinsediamento riguardo alla sua istituzionalizzazione negli anni ’70, con le conseguenti politiche modellatesi nel tempo. Un riflettore è posto, in ultima analisi, sull’impatto eventuale che tale strumento avrà al giorno d’oggi, prendendo in considerazione il rapporto di partenariato che ha iniziato ad avere sviluppi tra i singoli Stati e l’UNHCR.
Nel terzo capitolo viene posta l’attenzione sulle politiche di reinsediamento portate avanti dall’Unione Europea. Viene effettuata un'analisi sistematica riguardo all’attuale contesto e, al contempo, si pone in evidenza la supposta carenza di vincolatività del reinsediamento, derivante da una mancanza di una effettiva base giuridica; ciò sta nel fatto che non rientri in alcun Trattato istitutivo.
L’attuale sistema europeo, pur essendo lacunoso rispetto a tale strumento, non ne esclude la sua applicazione. Infatti, nonostante vi sia l’assenza di una previsione normativa specifica, ciascun Stato membro (non tutti) si è prodigato ad attuare, tramite scelte di carattere politico, programmi di reinsediamento spontanei, con la collaborazione dell’UE e dell’UNHCR.
Contestualmente, viene scandagliata la proposta della Commissione Europea su un quadro comune inerente reinsediamento, rientrante in un piano più ampio, quale quello sulla migrazione.
La parte finale dello scritto, ovvero il quarto capitolo, si incentra su un progetto realizzato da enti di ispirazione religiosa in collaborazione con il Governo: i c.dd. “corridoi umanitari”.
L’analisi prende in considerazione le Procedure di ingresso protetto (PEPs) nella loro accezione più generale sino ad arrivare alla contestualizzazione rispetto al progetto suddetto. Oltre allo strumento del reinsediamento inteso come vettore tendente alla protezione umanitaria da parte delle organizzazioni internazionali e i singoli Stati, viene vagliata la possibilità da parte dei singoli, associazioni o enti, di portare avanti le medesime finalità tramite la c.d. sponsorizzazione privata. In tale contesto, vengono comparati gli strumenti dell’UNHCR e delle sponsorship riguardo agli standard inerenti i soggetti vulnerabili, rispetto al fatto se rientrino o meno nell’alveo di coloro i quali possano ottenere lo status di “meritevoli di protezione umanitaria”. Infine, viene delineata la possibilità rispetto all’introduzione di un possibile visto universale che possa permettere ai migranti interessati (rifugiati e non) di avere la possibilità di spostamento più semplice e sicura.
Conclusivamente viene posto l’accento su come “i corridoi umanitari” possano fungere da monito per alcune imprese sociali offertesi nel mercato del settore. I soggetti volontari, spesso, si trovano ad avere più professionalità derivante, senz’altro, dallo spirito di solidarietà, profuso nel tempo dalle associazioni di riferimento.
Nel primo capitolo viene analizzato l’istituto del reinsediamento in una prospettiva generale, focalizzando l’attenzione sui caratteri principali che lo contraddistinguono. Contestualmente viene fatta una comparazione con gli strumenti di protezione internazionale precipui allo strumento in questione, quali l’integrazione nella società di accoglienza e il rimpatrio volontario. Vengono, inoltre, analizzate le criticità inerenti i Paesi di primo asilo, in cui i rifugiati patiscono sofferenze psico-fisiche. A ciò, segue la specificazione del c.d. “bisogno di protezione”, facendo riferimento ai parametri dettati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in merito alla qualificazione di rifugiato.
Al contempo, si prospetta una visione di insieme in riferimento alle modalità per l’attuazione del reinsediamento e a ciò che seguirà, dalla fase precedente la partenza sino alla fase ultima dell’accoglienza.
Il secondo capitolo verte su un un organismo internazionale tendente alla protezione umanitaria dei rifugiati: l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Viene fatta una disamina su come quest’ultimo si sia approcciato allo strumento del reinsediamento e, al contempo, quale definizione ne dia del medesimo. A ciò, seguirà un esame riguardo alle prime politiche avallate dall’UNHCR partendo dal secondo dopoguerra.
Contestualmente, viene attenzionata la pratica del reinsediamento riguardo alla sua istituzionalizzazione negli anni ’70, con le conseguenti politiche modellatesi nel tempo. Un riflettore è posto, in ultima analisi, sull’impatto eventuale che tale strumento avrà al giorno d’oggi, prendendo in considerazione il rapporto di partenariato che ha iniziato ad avere sviluppi tra i singoli Stati e l’UNHCR.
Nel terzo capitolo viene posta l’attenzione sulle politiche di reinsediamento portate avanti dall’Unione Europea. Viene effettuata un'analisi sistematica riguardo all’attuale contesto e, al contempo, si pone in evidenza la supposta carenza di vincolatività del reinsediamento, derivante da una mancanza di una effettiva base giuridica; ciò sta nel fatto che non rientri in alcun Trattato istitutivo.
L’attuale sistema europeo, pur essendo lacunoso rispetto a tale strumento, non ne esclude la sua applicazione. Infatti, nonostante vi sia l’assenza di una previsione normativa specifica, ciascun Stato membro (non tutti) si è prodigato ad attuare, tramite scelte di carattere politico, programmi di reinsediamento spontanei, con la collaborazione dell’UE e dell’UNHCR.
Contestualmente, viene scandagliata la proposta della Commissione Europea su un quadro comune inerente reinsediamento, rientrante in un piano più ampio, quale quello sulla migrazione.
La parte finale dello scritto, ovvero il quarto capitolo, si incentra su un progetto realizzato da enti di ispirazione religiosa in collaborazione con il Governo: i c.dd. “corridoi umanitari”.
L’analisi prende in considerazione le Procedure di ingresso protetto (PEPs) nella loro accezione più generale sino ad arrivare alla contestualizzazione rispetto al progetto suddetto. Oltre allo strumento del reinsediamento inteso come vettore tendente alla protezione umanitaria da parte delle organizzazioni internazionali e i singoli Stati, viene vagliata la possibilità da parte dei singoli, associazioni o enti, di portare avanti le medesime finalità tramite la c.d. sponsorizzazione privata. In tale contesto, vengono comparati gli strumenti dell’UNHCR e delle sponsorship riguardo agli standard inerenti i soggetti vulnerabili, rispetto al fatto se rientrino o meno nell’alveo di coloro i quali possano ottenere lo status di “meritevoli di protezione umanitaria”. Infine, viene delineata la possibilità rispetto all’introduzione di un possibile visto universale che possa permettere ai migranti interessati (rifugiati e non) di avere la possibilità di spostamento più semplice e sicura.
Conclusivamente viene posto l’accento su come “i corridoi umanitari” possano fungere da monito per alcune imprese sociali offertesi nel mercato del settore. I soggetti volontari, spesso, si trovano ad avere più professionalità derivante, senz’altro, dallo spirito di solidarietà, profuso nel tempo dalle associazioni di riferimento.
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