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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04092016-160051


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
NATALE, MARIACRISTINA
URN
etd-04092016-160051
Titolo
Definizione di contratto e l'autonomia delle parti dalle radici romane al Digital Single Market
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Petrucci, Aldo
Parole chiave
  • nozione di contratto
  • dcfr
  • cesl
Data inizio appello
20/06/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Una delle conquiste più significative dell'UE è la realizzazione del mercato unico. Le libertà fondamentali su cui si fonda permettono a imprese e cittadini di spostarsi e interagire liberamente in un’Unione senza frontiere. La progressiva riduzione delle barriere tra i paesi dell'UE ha apportato numerosi benefici ai cittadini che, in quanto consumatori, hanno goduto di una serie di vantaggi economici, come tariffe aeree più basse, minori costi per i servizi di roaming dei telefoni cellulari e la possibilità di accedere ad una più ampia varietà di prodotti. Gli operatori economici hanno potuto espandersi al di là delle frontiere: importando ed esportando beni, fornendo servizi e stabilendosi all'estero beneficiano a pieno delle economie di scala e delle maggiori opportunità offerte dal mercato unico. Malgrado questo considerevole successo, esistono ancora delle barriere che dividono gli Stati membri dell'Unione, le più importanti sono costituite dalle differenze tra gli ordinamenti giuridici nazionali. Tra le barriere che ostacolano gli scambi transfrontalieri vi sono le differenze tra le norme nazionali di diritto contrattuale. I contratti sono alla base di qualsiasi transazione commerciale, pertanto, le differenze tra le norme che disciplinano la conclusione o la rescissione di un contratto e i rimedi in caso di consegna di un prodotto difettoso si ripercuotono sulla vita quotidiana sia degli operatori economici che dei consumatori. Per gli operatori tali divergenze comportano una difficoltà nel rapportarsi con imprese estere e costi aggiuntivi di consulenza legale, in particolare quando intendano esportare prodotti e servizi verso altri Stati membri dell’Unione. Per i consumatori, rendono più difficile fare acquisti in altri Paesi, in particolare attraverso lo strumento telematico.
Con grande entusiasmo e il sostegno del Parlamento europeo, l’11 ottobre 2011 la Commissione europea pubblicava la proposta di regolamento per l’introduzione negli ordinamenti giuridici degli Stati membri di un c.d. “diritto comune europeo della vendita”, che avrebbe dovuto rappresentare un punto di arrivo del faticoso processo di elaborazione del “diritto contrattuale europeo”.
Avviato dalla comunicazione della Commissione del luglio 2001, questo processo trova il proprio snodo fondamentale nel 2003, allorché la Commissione medesima scelse di perseguire in via principale l’elaborazione di un ‘Quadro Comune di Riferimento’ (Common Frame of Reference),quale contenitore di definizioni di termini giuridici, principi fondamentali e modelli coerenti di regole di diritto contrattuale, dalle diverse possibili utilizzazioni in ambito europeo .
Nell’arco di pochi anni il lavoro finanziato dalla Commissione è portato a compimento e fra la fine del 2007 e il 2008 viene pubblicata una prima interim outline edition denominata ‘Draft Common Frame of Reference (DCFR). Principles, Definitions and Model Rules of European Private Law’ , che si proponeva di essere modello del futuro Common Frame of Reference da adottarsi da parte delle istituzioni europee. Tale versione è stata seguita nel 2009 dall’edizione definitiva in sei poderosi volumi, contenenti 1023 articoli di model rules, completati con note di analisi e commenti, illustranti la formulazione di ogni regola e le sue relazioni con le altre, nonché l’origine delle stesse (risultante da un’analisi comparatistica degli ordinamenti nazionali e di altre opere accademiche, segnatamente i Principles of European Contract Law (PECL), “incorporati” nel DCFR praticamente senza modificazioni).
Sotto il profilo dei contenuti, va sinteticamente osservato che il DCFR va ben al di là dei rapporti contrattuali, includendo anche model rules in materia di acquisizione e perdita della proprietà dei beni mobili, garanzie mobiliari e trusts, con oltre 120 definizioni concernenti concetti essenziali nell’ambito del diritto privato, formulate in maniera innovativa sia rispetto ai PECL, sia rispetto agli ordinamenti giuridici nazionali.
Tuttavia, sino ad oggi, nonostante il completamento del DCFR, l’Unione europea non ha formalmente adottato alcun Common Frame of Reference da utilizzare per gli scopi originariamente immaginati. Il poderoso lavoro del DCFR è stato utilizzato dalla Commissione, in forma ridotta e limitata, per comporre nel 2011 la proposta regolamentare di un diritto “comune” europeo della vendita. Tale scelta della Commissione, comunque riduttiva rispetto ai risultati raggiunti con la redazione del DCFR, in qualche modo salvava dall’oblio un lavoro che, pur essendo assai pregevole sotto il profilo della ricerca accademica, aveva generato molte perplessità a livello politico e pratico, specie negli Stati membri. Per decisione della Commissione il proposto regolamento si articolava in tre parti: la parte propriamente normativa del regolamento, obbligatoria in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile negli ordinamenti giuridici degli Stati membri, e i due allegati allo stesso. I sedici articoli che componevano la parte propriamente normativa del regolamento (nel gergo degli operatori ribattezzati lo ‘chapeau’, ad indicare, da un lato, il carattere preliminare dello stesso e , dall’altro, lo stretto collegamento che esiste fra questa parte del regolamento e l’Allegato I al medesimo, contenente la disciplina sostanziale del contratto di vendita), definivano e regolavano alcuni profili fondamentali della prospettata futura normativa comune a livello europeo: la natura opzionale della disciplina europea della vendita, il suo ambito di applicazione oggettivo e soggettivo, i rapporti fra la disciplina europea della vendita contenuta nell’Allegato I e le altre possibili fonti regolamentari in tema di vendita, numerose definizioni da utilizzare nella disciplina vera e propria della vendita. La procedura legislativa adottata è quella ordinaria e della quale è stata completata solo la fase di “prima lettura” da parte del parlamento , il quale il 26 febbraio 2014 ha adottato la risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un diritto comune europeo della vendita. La caratteristica probabilmente più importante e innovativa della proposta era il suo carattere opzionale. L’art. 8 dello chapeau infatti prevedeva l’applicazione del diritto comune di vendita subordinatamente all’accordo delle parti del contratto di vendita accordo, i cui termini e modalità erano disciplinati con notevole rigore, qualora una delle parti del contratto fosse un consumatore. L’autonomia dei contraenti era quindi il catalizzatore fondamentale dell'immaginato diritto europeo di vendita . La proposta è stata purtroppo accantonata dalla nuova Commissione europea ed al suo posto si attende un testo normativo per la realizzazione di un Digital Single Market, che riduce così ancora di più l'obiettivo dell'armonizzazione normativa. Tale realizzazione è stata prospettata dalla Commissione per la fine del 2016. Pertanto, occorre domandarsi se, per lo meno, per la fine del 2016, l'Europa potrà giovarsi di un mercato digitale unico o se anche questa volta le attese non saranno soddisfatte.
Per una migliore comprensione dell’argomento che ci accingiamo ad affrontare, occorre però come prima cosa inquadrare storicamente il concetto di “contratto” e di “autonomia delle parti”.
Ben radicato e riconosciuto nella sua importanza dall’attuale cultura giuridica, il concetto di “autonomia delle parti” è il frutto di un enorme sforzo teorico-giuridico di sistemazione e categorizzazione, che si snoda in un lungo percorso storico che arriva sino ai nostri giorni e la sua genesi, strettamente legata alla nascita della categoria dei contratti, è da ricercarsi nell’esperienza giuridica romana. Da essa inizierà la trattazione, analizzando le posizioni dei vari giuristi dell'epoca verrà illustrata la nascita della categoria del contratto, e lo sviluppo della rilevanza sempre crescente dell'autonomia delle parti, passando attraverso l'età medievale prima e quella moderna poi. Verranno analizzate in seguito le concezioni di contratto e autonomia delle parti dei diversi paesi membri della UE, per finire poi la trattazione con l'illustrazione dei tentativi comunitari di armonizzazione del diritto europeo dei contratti.
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