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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04082021-101610


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
LUCCINI, BARBARA
URN
etd-04082021-101610
Titolo
"Un topos della poesia moderna: la figura del poeta come saltimbanco"
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LETTERATURE E FILOLOGIE EUROPEE
Relatori
relatore Zatti, Sergio
correlatore Brugnolo, Stefano
Parole chiave
  • saltimbanco
Data inizio appello
26/04/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/04/2091
Riassunto
Nel corso dei secoli i saltimbanchi sono stati chiamati con nomi diversi: buffoni, giullari, arlecchini e clown.
I progenitori di queste figure eterne affondano le loro radici nella cultura classica, dissolvendosi in seguito alla caduta dell'impero romano. Ricomparvero agli albori dell’età medievale allorché i buffoni, eredi degli antichi mimi della classicità, iniziarono ad animare la vita delle città e delle corti, esibendosi in spettacoli di vario genere. Intorno alla seconda metà del XVI secolo, giocolieri e saltimbanchi furono condannati da alcuni provvedimenti europei e si dileguarono, riecheggiati soltanto dai fool shakespeariani e da alcuni personaggi della Commedia dell’Arte italiana, come lo zanni. Nel Settecento, si affermò la figura del clown all'interno dei circhi, che nacquero in Inghilterra, ma si diffusero ben presto in tutta Europa.
Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento ebbero luogo una serie di trasformazioni politiche, economiche e sociali: la nascita delle industrie, l'affermazione della borghesia come nuova classe emergente e la società di massa. Tali fenomeni misero in discussione il ruolo dell'artista, che fu privato della sua funzione sacrale e costretto a vendere la propria arte, come una qualsiasi merce. In tale contesto il mondo circense, legato alle arti popolari, ispirò una profonda nostalgia agli artisti, che si identificarono con il i funamboli. Uno dei motivi ricorrenti associati all'acrobata è quello dello slancio allegorico, considerato come il superamento del mondo reale e una metafora dell'atto poetico. Il saltimbanco, inteso come alter-ego dell'artista, ispirò molti autori francesi, come Banville, Flaubert, Verlaine e soprattutto Baudelaire, che creò l'archetipo del clown tragico, presente in molti suoi componimenti.
Verso la fine dell'Ottocento si susseguono molte riscritture del mito di Pierrot, clown bianco per eccellenza, che si carica di connotati tragici e, addirittura, spettrali. Questo personaggio divenne celebre anche grazie alle esibizioni di un attore molto apprezzato all'epoca, Jean-Gaspard Debureau, che si esibiva in veste da Pierrot al Théâtre des Funambules, un teatro frequentato dagli artisti di quel tempo. L'immagine di Pierrot si era affermata anche grazie alla realizzazione, nel 1857, di due dipinti che contribuirono a diffondere il mito del clown triste nell'arte e nella letteratura nella seconda metà del XIX secolo: Le duel après le bal masqué di Thomas Couture e La sortie du bal masqué di Jean-Léon Gérôme. Così, il mondo circense fece da sfondo a quadri dei più grandi pittori: per citare soltanto degli esempi si pensi a Daumier, Toulouse de Lautrec, Dégas, Rouault e Picasso.
Queste tendenze artistiche penetrarono nella cultura italiana, influenzando soprattutto i crepuscolari, che misero in discussione lo stesso status di poeti, identificandosi con l'immagine del saltimbanco.
Acrobati e giocolieri e clown assunsero un ruolo di spicco nel teatro di varietà, una nuova forma d'intrattenimento nata all'inizio del Novecento. In quegli anni, Palazzeschi rielaborò il mito del saltimbanco in chiave ironica e chiave grottesca, facendone un personaggio quasi costante in tutta la sua produzione letteraria.
Il mito del saltimbanco, seppure legato ad un periodo storico ben preciso (compreso tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento) affronta tematiche attuali, come la morte della poesia intesa in senso tradizionale, l'emarginazione, la miseria e la mercificazione dell'arte.


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