Tesi etd-04082016-205524 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CANDURA, SALVATORE
URN
etd-04082016-205524
Titolo
Il leverage ratio in Basilea III: focus sulle SIFIs
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Prof.ssa Ferretti, Paola
Parole chiave
- leverage ratio
Data inizio appello
09/05/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
La crisi finanziaria scoppiata nel 2007 ha messo in evidenza i punti deboli del sistema di regolamentazione del settore bancario, noto come Basilea II. A fronte di questo, si è resa necessaria una sua modifica, il nuovo pacchetto regolamentare proposto dal Comitato di Basilea nel dicembre 2010 rappresenta l’architettura del sistema regolamentare, denominato Basilea III. L'obiettivo di questo successivo intervento rientra nel quadro generale delle politiche di stabilizzazione del sistema bancario, accrescendo la capacità di assorbire altri shock e riducendo il rischio di contagio tra il sistema finanziario e l'economia reale.
Con la crisi scoppiata nel 2007, l’interesse sul cosiddetto “rischio sistemico”, è tornata a crescere, scatenata dallo scoppio della bolla speculativa sui mutui subprime americani, e poi diffusasi in tutto il sistema finanziario mondiale.
In passato il concetto di rischio sistemico era direttamente, e quasi obbligatoriamente, associato a quello del “bank runs”, cioè al fenomeno che avviene quando un elevato numero di clienti prelevano contemporaneamente i loro depositi per paura che la banca diventi insolvente. Questo tuttavia porta al fallimento della banca stessa, che non ha abbastanza risorse liquide per far fronte a tutte le richieste e diventa quindi insolvente. Il fallimento delle banche era diffusamente percepito come la causa che ha i più importanti effetti avversi sull’economia, effetti considerati molto più importanti rispetto al fallimento di altri tipi di istituzioni. Questo perché molti credevano che il fallimento di un istituto bancario fosse la miccia che più di tutte poteva innescare un processo domino che avrebbe portato via via al fallimento delle altre banche e, in seguito, alla diffusione del rischio sistemico e di fallimenti generalizzati alle altre istituzioni finanziarie.
Gli avvenimenti recenti hanno dimostrato come tutte le istituzioni che operano nel mercato finanziario globale siano connesse fra loro in qualche modo e, proprio attraverso questi legami, gli shock originatisi nel mercato dei mutui subprime americani sono stati in grado di propagarsi alle economie del resto del mondo. Risulta necessario, quindi, indagare sulla natura di queste connessioni, sulla loro direzione e anche sulla loro intensità, al fine di individuare i canali attraverso cui l’instabilità rischia di propagarsi all’intero sistema finanziario.
La finalità specifica del nuovo framework regolamentare di Basilea III è quella di rafforzare la regolamentazione del capitale e della liquidità delle banche aumentando, la qualità e la quantità del patrimonio. L’ampio programma di iniziative avviato dal Comitato nel 2010 riflette l’esperienza maturata nel corso della crisi finanziaria. Un sistema bancario solido e stabile è fondamentale per assicurare una crescita economica sostenibile, poiché le banche sono al centro del processo di intermediazione creditizia tra risparmiatori e investitori. Gli istituti bancari forniscono inoltre servizi essenziali per i consumatori, le piccole e medie imprese, le grandi società e le amministrazioni pubbliche, che si avvalgono di tali servizi per la conduzione della loro attività quotidiana, a livello sia nazionale che internazionale. Uno dei principali fattori che ha reso così grave la crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007 è stato che i sistemi bancari di numerosi paesi presentavano un’eccessiva leva finanziaria in bilancio e fuori bilancio che si era accumulata nel corso degli anni precedenti. Ciò si era accompagnato a una graduale erosione del livello e della qualità della base patrimoniale. Inoltre, numerose banche detenevano riserve di liquidità insufficienti. Il sistema bancario non era quindi in grado di assorbire le conseguenti perdite sistemiche sull’attività di negoziazione e su crediti, né di far fronte alla reintermediazione di ampie esposizioni fuori bilancio accumulatesi nel cosiddetto “sistema bancario ombra”.
La crisi è stata ulteriormente accentuata dal processo prociclico di riduzione dell’indebitamento e dalle interconnessioni tra istituzioni sistemiche tramite una molteplicità di complesse operazioni finanziarie. Durante la fase più acuta della crisi, il mercato ha perso fiducia nella solvibilità e nella liquidità di molti istituti bancari. Le debolezze del settore si sono rapidamente trasmesse al resto del sistema finanziario e all’economia reale, dando luogo a una massiccia contrazione della liquidità e della disponibilità di credito. Il settore pubblico è dovuto intervenire in ultima istanza con iniezioni di liquidità, ricapitalizzazioni e garanzie senza precedenti, esponendo i contribuenti a ingenti perdite. L’effetto sulle banche, sui sistemi finanziari e sulle economie all’epicentro della crisi è stato immediato. Ma la crisi si è estesa anche a un insieme più ampio di paesi in tutto il mondo. Per questi ultimi i canali di trasmissione sono stati meno diretti e riconducibili a una marcata contrazione della liquidità globale, della disponibilità di credito internazionale e della domanda di esportazioni. Alla luce dell’entità e della rapidità con cui la crisi più recente si è trasmessa a livello internazionale, nonché dell’imprevedibilità delle crisi future, è stato essenziale che tutti i paesi rafforzassero la tenuta dei rispettivi sistemi bancari di fronte agli shock interni ed esterni.
Per ovviare alle carenze messe in luce dalla crisi, il Comitato di Basilea introduce una serie di riforme sostanziali dell’assetto regolamentare internazionale. Esse potenziano la regolamentazione microprudenziale, ossia a livello di singole banche, e contribuiscono in tal modo ad aumentare la solidità dei singoli istituti bancari in periodi di stress. Le nuove regole hanno anche una dimensione macroprudenziale, in quanto affrontano i rischi sistemici che possono accumularsi nel settore bancario, così come l’amplificazione prociclica di tali rischi nel tempo. Entrambi gli approcci di vigilanza, micro e macroprudenziale, sono chiaramente interconnessi, poiché una migliore tenuta a livello di singole banche riduce il rischio di shock di portata sistemica.
Come affermato, una tra le tante cause della crisi finanziaria globale è stato l’accumulo di un grado eccessivo di leverage, in bilancio e fuori bilancio, nel sistema bancario. Per questo, il Comitato di Basilea tra le varie misure previste dalla nuova regolamentazione di Basilea III, introduce per la prima volta un indice di leva finanziaria (leverage ratio) semplice, trasparente e non basato sul rischio, volto a costituire una misura supplementare rispetto ai requisiti patrimoniali basati sul rischio. Tale indice si pone diversi obiettivi, quali contenere l’accumulo di leva finanziaria, rafforzare i requisiti patrimoniali. Inoltre, il Comitato è convinto che un indice semplice di leva finanziaria sia di fondamentale importanza per integrare il framework regolamentare basato sul rischio, e nello stesso tempo di assicurare un’adeguata copertura delle fonti di leva finanziaria sia in bilancio, sia fuori bilancio.
In particolare nel primo capitolo, dopo una breve introduzione sul le cause della crisi, e ripercorso l’iter che ha portato al recepimento di Basilea III in ambito europeo e nazionale, ho focalizzato la mia attenzione su questo nuovo indicatore previsto dal nuovo framework regolamentare, il leverage ratio di Basilea III. Ho cercato di mettere in evidenza il perché della sua introduzione, illustrando quelli che potranno essere i suoi punti di forza e debolezza nel momento in cui diventerà un requisito patrimoniale, e quindi un obbligo di calcolo per l’intermediario al pari dei requisiti patrimoniali basati sul rischio. Inoltre, dopo aver rafforzato lo schema di regolamentazione del sistema bancario prevedendo una serie di misure, il Comitato sta attualmente considerando gli aspetti della complessità dello schema e della comparabilità dei coefficienti di adeguatezza patrimoniale tra banche e giurisdizioni diverse. L’eccessiva complessità è dovuta in ampia misura all’intento di rendere il regime di adeguatezza patrimoniale sensibile al rischio, ossia di fare in modo che i coefficienti patrimoniali riflettano i rischi effettivamente assunti dalle banche. Il rischio è tuttavia multiforme e tutt’altro che semplice da misurare. Benché uno schema di regolamentazione sensibile al rischio offra una serie di vantaggi, la sua complessità comporta anche un insieme di conseguenze potenzialmente negative. Il perseguimento di una maggiore sensibilità al rischio, quindi, ha accresciuto notevolmente la complessità dello schema di adeguatezza patrimoniale sotto vari aspetti, specie per quanto concerne la metodologia di calcolo delle attività ponderate per il rischio. Di conseguenza, vi è il rischio che lo schema non consegua sempre il giusto equilibrio fra gli obiettivi complementari della sensibilità al rischio, della semplicità e della comparabilità. In questo capitolo, infine, vengono messi in evidenza quali potrebbero essere le sfide e le idee da percorrere per garantire una maggiore semplicità e comparabilità dello schema, in modo tale da realizzare un giusto equilibrio fra sensibilità al rischio, semplicità e comparabilità.
Nel secondo capitolo mi sono concentrato a spiegare quelle che sono le cause, nonché i fattori che contribuiscono a determinare una crisi sistemica. Dopo aver spiegato la problematica legata al rischio sistemico ho illustrato quelle che sono state le disposizioni messe in atto dalla vigilanza sui grandi intermediari sistematicamente rilevanti e come il leverage ratio di Basilea III potrebbe rappresentare una soluzione contro il rischio sistemico.
Nel terzo ed ultimo capitolo affronterò gli impatti e le conseguenze che il leverage ratio insieme alle altre misure previste dall’Autorità di vigilanza potrebbero avere sulle istituzioni sistematicamente rilevanti. In particolare, ho analizzato, a seguito delle recenti modifiche, quelli che sono gli impatti sulla raccolta, sulla gestione del capitale e sui volumi di intermediazione. Inoltre, ho messo in evidenza, quali sono stati i cambiamenti che si sono susseguiti nello scenario europeo, in particolare facendo riferimento ai due pilastri dell’Unione bancaria di recente attuazione: il meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico, e come tali cambiamenti possono riuscire a creare i presupposti per avere sempre di più un sistema finanziario stabile e robusto.
Con la crisi scoppiata nel 2007, l’interesse sul cosiddetto “rischio sistemico”, è tornata a crescere, scatenata dallo scoppio della bolla speculativa sui mutui subprime americani, e poi diffusasi in tutto il sistema finanziario mondiale.
In passato il concetto di rischio sistemico era direttamente, e quasi obbligatoriamente, associato a quello del “bank runs”, cioè al fenomeno che avviene quando un elevato numero di clienti prelevano contemporaneamente i loro depositi per paura che la banca diventi insolvente. Questo tuttavia porta al fallimento della banca stessa, che non ha abbastanza risorse liquide per far fronte a tutte le richieste e diventa quindi insolvente. Il fallimento delle banche era diffusamente percepito come la causa che ha i più importanti effetti avversi sull’economia, effetti considerati molto più importanti rispetto al fallimento di altri tipi di istituzioni. Questo perché molti credevano che il fallimento di un istituto bancario fosse la miccia che più di tutte poteva innescare un processo domino che avrebbe portato via via al fallimento delle altre banche e, in seguito, alla diffusione del rischio sistemico e di fallimenti generalizzati alle altre istituzioni finanziarie.
Gli avvenimenti recenti hanno dimostrato come tutte le istituzioni che operano nel mercato finanziario globale siano connesse fra loro in qualche modo e, proprio attraverso questi legami, gli shock originatisi nel mercato dei mutui subprime americani sono stati in grado di propagarsi alle economie del resto del mondo. Risulta necessario, quindi, indagare sulla natura di queste connessioni, sulla loro direzione e anche sulla loro intensità, al fine di individuare i canali attraverso cui l’instabilità rischia di propagarsi all’intero sistema finanziario.
La finalità specifica del nuovo framework regolamentare di Basilea III è quella di rafforzare la regolamentazione del capitale e della liquidità delle banche aumentando, la qualità e la quantità del patrimonio. L’ampio programma di iniziative avviato dal Comitato nel 2010 riflette l’esperienza maturata nel corso della crisi finanziaria. Un sistema bancario solido e stabile è fondamentale per assicurare una crescita economica sostenibile, poiché le banche sono al centro del processo di intermediazione creditizia tra risparmiatori e investitori. Gli istituti bancari forniscono inoltre servizi essenziali per i consumatori, le piccole e medie imprese, le grandi società e le amministrazioni pubbliche, che si avvalgono di tali servizi per la conduzione della loro attività quotidiana, a livello sia nazionale che internazionale. Uno dei principali fattori che ha reso così grave la crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007 è stato che i sistemi bancari di numerosi paesi presentavano un’eccessiva leva finanziaria in bilancio e fuori bilancio che si era accumulata nel corso degli anni precedenti. Ciò si era accompagnato a una graduale erosione del livello e della qualità della base patrimoniale. Inoltre, numerose banche detenevano riserve di liquidità insufficienti. Il sistema bancario non era quindi in grado di assorbire le conseguenti perdite sistemiche sull’attività di negoziazione e su crediti, né di far fronte alla reintermediazione di ampie esposizioni fuori bilancio accumulatesi nel cosiddetto “sistema bancario ombra”.
La crisi è stata ulteriormente accentuata dal processo prociclico di riduzione dell’indebitamento e dalle interconnessioni tra istituzioni sistemiche tramite una molteplicità di complesse operazioni finanziarie. Durante la fase più acuta della crisi, il mercato ha perso fiducia nella solvibilità e nella liquidità di molti istituti bancari. Le debolezze del settore si sono rapidamente trasmesse al resto del sistema finanziario e all’economia reale, dando luogo a una massiccia contrazione della liquidità e della disponibilità di credito. Il settore pubblico è dovuto intervenire in ultima istanza con iniezioni di liquidità, ricapitalizzazioni e garanzie senza precedenti, esponendo i contribuenti a ingenti perdite. L’effetto sulle banche, sui sistemi finanziari e sulle economie all’epicentro della crisi è stato immediato. Ma la crisi si è estesa anche a un insieme più ampio di paesi in tutto il mondo. Per questi ultimi i canali di trasmissione sono stati meno diretti e riconducibili a una marcata contrazione della liquidità globale, della disponibilità di credito internazionale e della domanda di esportazioni. Alla luce dell’entità e della rapidità con cui la crisi più recente si è trasmessa a livello internazionale, nonché dell’imprevedibilità delle crisi future, è stato essenziale che tutti i paesi rafforzassero la tenuta dei rispettivi sistemi bancari di fronte agli shock interni ed esterni.
Per ovviare alle carenze messe in luce dalla crisi, il Comitato di Basilea introduce una serie di riforme sostanziali dell’assetto regolamentare internazionale. Esse potenziano la regolamentazione microprudenziale, ossia a livello di singole banche, e contribuiscono in tal modo ad aumentare la solidità dei singoli istituti bancari in periodi di stress. Le nuove regole hanno anche una dimensione macroprudenziale, in quanto affrontano i rischi sistemici che possono accumularsi nel settore bancario, così come l’amplificazione prociclica di tali rischi nel tempo. Entrambi gli approcci di vigilanza, micro e macroprudenziale, sono chiaramente interconnessi, poiché una migliore tenuta a livello di singole banche riduce il rischio di shock di portata sistemica.
Come affermato, una tra le tante cause della crisi finanziaria globale è stato l’accumulo di un grado eccessivo di leverage, in bilancio e fuori bilancio, nel sistema bancario. Per questo, il Comitato di Basilea tra le varie misure previste dalla nuova regolamentazione di Basilea III, introduce per la prima volta un indice di leva finanziaria (leverage ratio) semplice, trasparente e non basato sul rischio, volto a costituire una misura supplementare rispetto ai requisiti patrimoniali basati sul rischio. Tale indice si pone diversi obiettivi, quali contenere l’accumulo di leva finanziaria, rafforzare i requisiti patrimoniali. Inoltre, il Comitato è convinto che un indice semplice di leva finanziaria sia di fondamentale importanza per integrare il framework regolamentare basato sul rischio, e nello stesso tempo di assicurare un’adeguata copertura delle fonti di leva finanziaria sia in bilancio, sia fuori bilancio.
In particolare nel primo capitolo, dopo una breve introduzione sul le cause della crisi, e ripercorso l’iter che ha portato al recepimento di Basilea III in ambito europeo e nazionale, ho focalizzato la mia attenzione su questo nuovo indicatore previsto dal nuovo framework regolamentare, il leverage ratio di Basilea III. Ho cercato di mettere in evidenza il perché della sua introduzione, illustrando quelli che potranno essere i suoi punti di forza e debolezza nel momento in cui diventerà un requisito patrimoniale, e quindi un obbligo di calcolo per l’intermediario al pari dei requisiti patrimoniali basati sul rischio. Inoltre, dopo aver rafforzato lo schema di regolamentazione del sistema bancario prevedendo una serie di misure, il Comitato sta attualmente considerando gli aspetti della complessità dello schema e della comparabilità dei coefficienti di adeguatezza patrimoniale tra banche e giurisdizioni diverse. L’eccessiva complessità è dovuta in ampia misura all’intento di rendere il regime di adeguatezza patrimoniale sensibile al rischio, ossia di fare in modo che i coefficienti patrimoniali riflettano i rischi effettivamente assunti dalle banche. Il rischio è tuttavia multiforme e tutt’altro che semplice da misurare. Benché uno schema di regolamentazione sensibile al rischio offra una serie di vantaggi, la sua complessità comporta anche un insieme di conseguenze potenzialmente negative. Il perseguimento di una maggiore sensibilità al rischio, quindi, ha accresciuto notevolmente la complessità dello schema di adeguatezza patrimoniale sotto vari aspetti, specie per quanto concerne la metodologia di calcolo delle attività ponderate per il rischio. Di conseguenza, vi è il rischio che lo schema non consegua sempre il giusto equilibrio fra gli obiettivi complementari della sensibilità al rischio, della semplicità e della comparabilità. In questo capitolo, infine, vengono messi in evidenza quali potrebbero essere le sfide e le idee da percorrere per garantire una maggiore semplicità e comparabilità dello schema, in modo tale da realizzare un giusto equilibrio fra sensibilità al rischio, semplicità e comparabilità.
Nel secondo capitolo mi sono concentrato a spiegare quelle che sono le cause, nonché i fattori che contribuiscono a determinare una crisi sistemica. Dopo aver spiegato la problematica legata al rischio sistemico ho illustrato quelle che sono state le disposizioni messe in atto dalla vigilanza sui grandi intermediari sistematicamente rilevanti e come il leverage ratio di Basilea III potrebbe rappresentare una soluzione contro il rischio sistemico.
Nel terzo ed ultimo capitolo affronterò gli impatti e le conseguenze che il leverage ratio insieme alle altre misure previste dall’Autorità di vigilanza potrebbero avere sulle istituzioni sistematicamente rilevanti. In particolare, ho analizzato, a seguito delle recenti modifiche, quelli che sono gli impatti sulla raccolta, sulla gestione del capitale e sui volumi di intermediazione. Inoltre, ho messo in evidenza, quali sono stati i cambiamenti che si sono susseguiti nello scenario europeo, in particolare facendo riferimento ai due pilastri dell’Unione bancaria di recente attuazione: il meccanismo di vigilanza unico e il meccanismo di risoluzione unico, e come tali cambiamenti possono riuscire a creare i presupposti per avere sempre di più un sistema finanziario stabile e robusto.
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