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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04082015-155748


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GASPARI, ILARIA
URN
etd-04082015-155748
Titolo
Étude des passions et conscience de soi chez Spinoza et Pascal
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/01
Corso di studi
DISCIPLINE UMANISTICHE
Relatori
relatore Prof. Jaquet, Chantal
tutor Prof. Ferrarin, Alfredo
Parole chiave
  • affetto
  • corpo
  • coscienza
  • Descartes
  • emozione
  • mente
  • Pascal
  • passione
  • Spinoza
  • teoria delle passioni
Data inizio appello
22/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Lo studio delle passioni nel XVII secolo, in equilibrio instabile fra filosofia morale e teorie psicologiche, rivela un'intima tensione che caratterizza la nascita dell'idea moderna del 'sé'. Oscillando fra esigenze teoretiche ed esigenze di controllo (controllo di se stessi, così come degli altri), lo studio delle passioni è l'espressione di quel legame costitutivo fra filosofia pratica e teoretica che si dispiega nelle antinomie fra etica e psicologia, prescrizione e descrizione, precettistica e 'arte di conoscere gli uomini'. Questa ricerca si concentra in particolare su due prospettive differenti rispetto alla questione della possibilità di studiare le passioni; due prospettive la cui opposizione reciproca permette, appunto, di rintracciare l'azione della tensione fra filosofia morale e teoretica che costituisce un carattere fondamentale dello studio delle passioni. Da una parte, si analizza il tema della costruzione, nell'"Etica" di Spinoza, di una teoria degli affetti, esaminata rispetto al ruolo della ragione e alla sua disposizione tassonomista. Tale disposizione scaturisce proprio da una complessa esigenza di controllo, nell'ambito della quale gnoseologia ed etica finiscono per risolversi organicamente l'una nell'altra, nel contesto di un'azione cognitiva che non può prescindere dalla propria natura costitutivamente etica. Dall'altra parte, si prendono in esame i "Pensieri" di Pascal, con il loro ambiguo rifiuto del paradigma dell'autoritratto, fondato da Montaigne come momento di costruzione di un'immagine del 'sé'. A questo rifiuto ambiguo, e suo malgrado indulgente, si accompagna proprio la nascita di una nozione, paradossalmente negativa, dell'autocoscienza.
In questa prospettiva, ci si interroga sui risultati e le aporie della tensione fra filosofia teoretica e pratica, fra studio e storia del sé.
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