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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04072010-180111


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
IANNELLI, FRANCA
URN
etd-04072010-180111
Titolo
La fortuna iconografica del mito degli Argonauti nel Cinquecento
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • argonauti
  • cinquecento
  • iconografia
Data inizio appello
26/04/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/04/2050
Riassunto
L’ argomento della tesi verte sul mito degli Argonauti, che affonda le sue radici in epoca remota - già nota al tempo di Omero - e riguarda l’impresa di Giasone e dei suoi compagni, giunti nel lontano paese barbaro della Colchide, sulla sponda orientale del Mar Nero (Georgia) a bordo della Nave Argo.
Il loro obiettivo era quello di impadronirsi e di portare in Grecia il vello d’oro del montone su cui Frisso era volato dalla Grecia in quella lontana regione dell’Oriente, di cui allora era sovrano il crudele Eeta.
La difficile spedizione era stata imposta a Giasone da Pelia, re di Iolco in Tessaglia a cui Giasone aveva chiesto la restituzione del trono che Pelia aveva strappato ingiustamente a Esone, padre di Giasone. Pelia promette la restituzione del regno solo in cambio del vello d’oro che era custodito da un feroce drago, pensando che Giasone non sarebbe mai ritornato da quella spedizione. Giasone quindi commissiona ad Argo, abile costruttore di navi, la famosa imbarcazione, detta appunto Argo, e chiama in suo aiuto i più famosi eroi del tempo, che prenderanno il nome di Argonauti. Giunti in Colchide dopo una serie di avventure, Medea figlia del re Eeta, signore della regione, si innamora di Giasone e lo aiuta a catturare il vello d’oro, grazie ai suoi filtri magici. In seguito alla riuscita dell’impresa Medea fugge con Giasone per scampare alle ire del padre.
In particolare, il progetto si focalizza sulla fortuna critica-iconografica degli Argonauti e della figura del protagonista Giasone nel corso del ‘500. E’in questo periodo che il mito degli Argonauti trova ampia diffusione grazie alla volgarizzazione delle diverse fonti letterarie: il lungo poema di Apollonio Rodio, che lo racconta nei minimi particolari, le Odi di Pindaro, le Metamorfosi di Ovidio, le Argonautiche di Valerio Flacco. Le vicende di Giasone si inseriscono in un clima culturale che ne propone una lettura allegorica-morale: Giasone l’eroe che con l’aiuto della ragione(Medea) perviene alle virtù. Il mito acquista un valore didattico, attraverso il quale, si possono impartire agli uomini insegnamenti morali, per indirizzarli sulla strada della virtù e del coraggio. Non a caso il ciclo di Giasone va a diffondersi nei grandi palazzi e ville del ‘500 per volere di una committenza volta a celebrare le sue virtù morali e soprattutto politiche.
La tesi si articola in tre capitoli: il primo volta a presentare la figura di Giasone, ripercorrendo l’iter delle fonti, dall’antichità al Cinquecento, che ne hanno raccontate le gesta; il secondo incentrato sulle volgarizzazioni del testo prodotte nel medesimo secolo, principali strumenti della diffusione di questo mito come fonte iconografica per la realizzazione di opere pittoriche; il terzo finalizzato a tracciare la fortuna del tema nella pittura del ‘500, proponendone una serie di esempi figurativi, in gran parte cicli ad affresco.
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