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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04042019-100128


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SCARFONE, MARIA
URN
etd-04042019-100128
Titolo
Italiano L3 in parlanti africani immigrati.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
LINGUISTICA E TRADUZIONE
Relatori
relatore Prof.ssa Marotta, Giovanna
correlatore Dott.ssa Gallina, Francesca
Parole chiave
  • acquisizione
  • apprendimento linguistico
  • italiano
  • L3
Data inizio appello
29/04/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
29/04/2089
Riassunto
L’oggetto di questo lavoro è lo studio dell’apprendimento dell’italiano come lingua terza da parte di parlanti africani immigrati. I dati sono stati raccolti presso un’associazione di volontariato, il CIF, che si occupa di offrire lezioni di italiano a stranieri, in particolare immigrati. Si tratta di produzioni scritte, elaborate durante un corso di livello A1, in un contesto parzialmente guidato, caratterizzato da due lezioni settimanali, con fini di tipo pragmatico-comunicativo.
Nei primi capitoli vengono introdotti i concetti base riguardo all’apprendimento linguistico, con particolare riferimento ai principali modelli teorici proposti, e ai fattori linguistici ed extralinguistici che intervengono durante tale processo. Considerando i numerosi studi elaborati per l’acquisizione dell’italiano come lingua seconda in ambiente spontaneo e guidato dal gruppo di Pavia, si è giunti all’analisi del corpus tenendo conto delle lingue conosciute dagli apprendenti. Difatti, per questi parlanti l’italiano non rappresenta una L2, ma una lingua terza, dal momento che la loro seconda lingua è rappresentata dal francese e la loro prima lingua dal bambarà, lingua appartenente alla macrofamiglia delle lingue niger-kordofaniane, parlata principalmente in Mali. Pertanto, nello svolgimento dell’analisi dei dati, si è tenuto conto delle caratteristiche della loro lingua materna, di cui si è data una breve descrizione sulla base dei testi di Dumestre (2003) e di Delafosse (1929), e di quelle della L2, ai fini di comprendere l’importanza e il ruolo assunto dalle lingue precedentemente apprese degli apprendenti.
Da ciò, è emerso che i soggetti in analisi non fanno riferimento solitamente alle loro precedenti conoscenze linguistiche, probabilmente perché, nel caso della L1, viene percepita come molto distante dalla lingua target, mentre il francese sembra essere visto come simile all’italiano, come dimostrano i transfer verificati durante l’analisi, ma soprattutto a livello lessicale. Nonostante si tratti di parlanti multilingue, questo non sembra favorirli molto nell’acquisizione dell’italiano, probabilmente perché la loro competenza linguistica della L2 non ha un alto grado di proficiency e, pertanto, non è possibile per gli apprendenti ricorrere a competenze metalinguistiche.
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