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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04042018-102919


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
FUCCI, RAFFAELE
URN
etd-04042018-102919
Titolo
Sintesi di analoghi del resveratrolo quali potenziali stabilizzatori della transtiretina nativa
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
CHIMICA E TECNOLOGIA FARMACEUTICHE
Relatori
relatore Orlandini, Elisabetta
relatore Nencetti, Susanna
Parole chiave
  • amiloidosi
  • T4
  • resveratrolo
  • transtiretina
Data inizio appello
18/04/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
18/04/2088
Riassunto
Il contenuto di questa relazione è strettamente riservato, essendo presenti argomenti tutelati dalla legge come segreti. Pertanto tutti coloro che ne prendono conoscenza sono soggetti all'obbligo, sanzionato anche penalmente dagli articoli 325 e 623 del codice penale, di non divulgare e di non utilizzare le informazioni acquisite


La Transtiretina è una proteina di 55 KDa costituita da 4 subunità identiche formate da 127 aa ciascuna. Per le sue somiglianze con l’albumina è definita anche pre-albumina. È presente in diverse specie animali tra cui mammiferi, volatili e rettili . Questa proteina è sintetizzata principalmente dal fegato ma anche, seppur in minor quantità, dal plesso corioideo nel cervello, dalla retina e dalla placenta. In condizione fisiologiche la transtiretina è solubile e circola nel sangue e nel liquido cerebrospinale (a diverse concentrazioni) con il ruolo di trasportatore di Tiroxina e Retinolo (Vitamina A). Quest’ultimo è trasportato attraverso la sua associazione con la proteina chaperone RBP. Da ciò il suo acronimo TTR: trasporter, thyroxine and Retinol .
La struttura quaternaria della proteina possiede due siti di legame imbutiformi, situati all’interfaccia dimero-dimero A,B/C,D che legano la Tiroxina. Ciascuno dei due siti di legame è formato da due sottositi, ognuno dei quali è costituito da: una piccola tasca di legame che guarda verso l’interno (inner binding pocket) ed una larga tasca di legame che guarda verso l’esterno (Outer binding pocket). Nelle suddette subunità vi sono tre depressioni che rappresentano le tasche di legame per l’interazione degli atomi di iodio del ligando endogeno (HBPs). Tuttavia, anche se ogni TTR può potenzialmente trasportare 2 molecole di ormone tiroideo, queste si ritrovano in circolo saturate solo in piccola parte. Ciò è dovuto al fatto che nel sangue circolano altre proteine, come la globulina legante la tiroxina (TBG) e l’albumina, che legano l’ormone, già presente in quantità molto basse .
Per cause non note, il tetramero della transtiretina si dissocia e riassociandosi modifica la sua forma nativa e forma delle fibrille amiloidi insolubili che si depositano a livello di organi e tessuti, compromettendone la funzionalità. Il deposito di proteine insolubili in organi e/o tessuti costituisce un’amiloidosi. Le amiloidosi conosciute riguardano più di 30 proteine sieriche e tra le più conosciute e studiate, seppur considerate delle patologie rare fino a pochi anni fa, vi sono le amiloidosi da transtiretina. Queste si distinguono in ereditarie e non ereditarie. Tra queste ultime figura l’amiloidosi sistemica senile (SSA), che è età dipendente, insorge tra i 60 e 70 anni ed interessa principalmente il cuore. Nella SSA si può avere anche un interessamento intestinale o tunnel carpale. In questa forma è coinvolta la transtiretina wild-type (TTR nativa). Invece tra le forme ereditarie, dovute a singole mutazioni puntiformi della TTR, distinguiamo:
- La polineuropatia amiloide familiare (FAP), che coinvolge principalmente il sistema nervoso periferico.
- L’amiloidosi cardiaca familiare (FAC), che coinvolge principalmente il cuore.
- L’amiloidosi selettiva del SNC (CNSA), che coinvolge principalmente il sistema nervoso centrale.
In passato per il trattamento di queste patologie veniva utilizzato il trapianto di fegato, principale fonte di TTR. Questa metodologia presenta dei rischi e, inoltre, può risultare inefficace in alcuni tipi di amiloidosi da TTR dal momento che non è l’unica fonte di transtiretina. Il trattamento che sta emergendo negli ultimi anni riguarda l’utilizzo di piccole molecole che vanno a legarsi e stabilizzare il tetramero. Questa deduzione è derivata dal fatto che è stato visto che la tiroxina, ligando endogeno, è in grado di stabilizzare la TTR. Possiamo distinguere i composti che stabilizzano la TTR in: analoghi di ormoni tiroidei, composti non naturali e composti naturali. Per quanto concerne i composti non naturali bisogna fare accezione a due composti entrati in fase clinica che sono il Diflunisal e il Tafamidis. Il primo è un farmaco antinfiammatorio non stereoideo in trial clinico approvato da FDA che possiede però diversi effetti collaterali legati all’inibizione delle prostaglandine. Il Tafamidis, al contrario non ha ottenuto l’approvazione della agenzia americana, ma è stato approvato da EMA e PMDA per il trattamento della FAP nel primo stadio.
Recenti studi su molecole naturali a struttura polifenolica presenti nell’alimentazione mediterranea hanno dimostrato che sono in grado di dare beneficio in diverse patologie a carattere amiloide. Nello specifico, composti come l’oleuropeina (olive) , epigallocatechina 3-gallato (the verde) e resveratrolo (vino rosso) possono donare benefici per varie patologie a carattere degenerativo, tra cui le amiloidosi da transtiretina.
In questo elaborato di tesi il nostro interesse si è rivolto verso il resveratrolo: una molecola di natura stilbenica dotata, oltre che di un’attività stabilizzatrice la TTR, anche di un’attività antiossidante. Il resveratrolo ha rappresentato la nostra molecola lead. Sono stati sintetizzati una serie di composti resveratrolo-like, in cui il linker insaturo fra le due porzioni aromatiche è stato sostituito con un liker più flessibile di natura eteroatomica. I composti sintetizzati sono stati caratterizzati per mezzo di spettroscopia 1H-NMR e valutati attraverso un saggio turbidimetrico in vitro UV-vis che consente di valutare la capacità delle molecole sintetizzate di inibire la formazione di fibrille comparandole con il Diflunisal, scelto come farmaco di riferimento che è in grado di inibire la formazione di fibrille fino al 97 %.
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