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Thesis etd-04042017-194830


Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
ORGIANA, PIERPAOLO
URN
etd-04042017-194830
Thesis title
"Uno a zero per noi". Gestione dell'ordine pubblico, pratiche della violenza e invenzione del nemico. Il caso del G8 di Genova (2001)
Department
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Course of study
STORIA E CIVILTA
Supervisors
relatore Prof. Baldissara, Luca
Keywords
  • G8
  • lotte sociali
  • ordine pubblico
  • violenza
Graduation session start date
28/04/2017
Availability
Full
Summary
La narrazione dei fatti di Genova, oggetto di analisi giornalistiche, pubblicazioni e letture effettuate dal Movimento per la globalizzazione dal basso e dalle realtà politiche che da questo sono nate o da cui si sono dissociate, ha attraversato l’ultimo quindicennio.
L’evento costituito dalla contestazione al Vertice G8 del 2001 ha determinato un elemento di novità, anche a causa dei suoi risvolti tragici, rispetto alla storia recente dei movimenti e della protesta di piazza. La novità non è costituita soltanto dagli eccessi violenti che lo hanno caratterizzato, ma dal suo essere elemento di rottura di una tradizione che aveva ritenuto raggiunta, fino al 20 Luglio del 2001, la capacità di gestione della protesta e di relativa pacificazione sociale, condizioni che i decenni precedenti sembravano avere consolidato.
In questo lavoro il racconto dei fatti si intreccia con analisi di carattere tecnico, sociale e politico, allo scopo di sezionare le diverse problematiche che essi comportano per lo sguardo di un osservatore esterno e che non possono essere studiate se non in rapporto tra loro. Ciascuna criticità che viene individuata, dalle scelte effettuate in campo politico-istituzionale o movimentista, a quelle operate nell’organizzazione logistico-militare, deve essere letta attraverso diversi filtri e rielaborata con gli strumenti che la psicologia sociale, la storiografia e in parte la giurisprudenza mettono a disposizione.
Andando con ordine la mia ricerca ha dapprima individuato il contesto socio-politico al cui interno si sviluppano le istanze della contestazione. Le politiche economiche degli Stati dell’emisfero occidentale, mediante l’azione di organismi sovra-nazionali, intervengono poi su economie più deboli, che si affacciano timidamente sulla scena del mercato economico ed industriale mondiale, a cui vengono imposte condizioni di partecipazione che ne determinano l’immobilità economica e inibiscono lo sviluppo culturale e sociale al loro interno. La caduta delle divisioni tra i blocchi permette alle politiche dei mercati del “mondo libero” di dilagare e riempire i vuoti lasciati dal blocco sovietico. Dall’analisi degli effetti collaterali dell’economia globale e del governo degli organismi sovra-nazionali come World Trade Organization e Banca Mondiale nasce l’opposizione contro il sistema liberista, colpevole agli occhi del Movimento in nascita di determinare un divario incolmabile con il sud del mondo e i paesi in via di sviluppo, le cui economie sono schiacciate dal peso di interessi insolvibili e la qualità della vita è compromessa dall’imposizione dei Piani di Aggiustamento Strutturale che costituiscono una pesante ingerenza nell’ambito delle politiche interne, il cui rispetto diventa una condizione indispensabile per l’accesso ai fondi monetari.
Le contestazioni pubbliche e dirette alle riunioni di Fondo Monetario Internazionale, World Trade Organization e Banca Mondiale si estendono a quelle contro i Vertici G7 e G8, conferenze informali nel cui ambito vengono discusse le prospettive e le strategie politiche degli Stati membri.
Nel 1999 il Movimento irrompe sulla scena mediatica mondiale in occasione della contestazione e dell’interruzione della riunione annuale della WTO a Seattle, il luogo che battezzerà il movimento mondiale contro la globalizzazione “Popolo di Seattle”. Alla contestazione di Seattle ne seguono numerose altre che prendono di mira tutti i vertici in programma in qualsiasi luogo del Pianeta. Nel 2000 viene decisa la sede che ospiterà il G8 2001: Genova.
L’appuntamento Genovese è di difficile organizzazione per diverse ragioni: la scelta fa sorgere diversi dubbi relativi alla gestibilità del territorio da un punto di vista logistico e da quello difensivo. L’urbanistica della città ha uno sviluppo lineare; vengono previste “zone di rispetto” alle quali viene fortemente regolarizzato l’accesso. La chiusura del centro storico genovese determina una potenziale paralisi, pregiudicando i collegamenti fra le due riviere di Levante e di Ponente. Altri dubbi vengono sollevati rispetto all’opportunità di sostenere il vertice all’interno di un centro abitato piuttosto che in zone meno popolate o raggiungibili e le contestazioni di altre conferenze che si svolgono parallelamente ai lavori organizzativi aumentano gli scetticismi. Le zone di rispetto vengono ridefinite e modificate alcune volte, le delegazioni vengono ospitate tutte all’interno della Zona Rossa, il cuore del sistema difensivo della città. Parallelamente si cerca di costruire un dialogo con il Movimento, che nel corso del 2000 si struttura in un coordinamento di respiro internazionale, denominato poi Genoa Social Forum, dal nome del Social Forum Mondiale tenutosi a Porto Alegre qualche mese prima. Al coordinamento aderiscono centinaia di sigle dell’associazionismo e della politica non istituzionale di tutto il Globo. La crescita numerica e l’impatto politico del Movimento preoccupano le istituzioni responsabili dell’organizzazione del Vertice tanto da pensare in alcuni momenti di vietare qualsiasi manifestazione all’interno del territorio genovese.
Nel frattempo l’apparato difensivo viene organizzato nei minimi dettagli: si procede alla schedatura degli abitanti residenti, si progetta un sistema di isolamento della Zona Rossa attraverso l’installazione di reti metalliche, si prevede lo schieramento di unità antiaeree, viene predisposta la sospensione del trattato di Shengen, si procede all’addestramento degli uomini da impiegare in servizio di Ordine Pubblico e l’aggiornamento dei materiali in dotazione.
Gli aspetti organizzativi e le scelte operate nella fase preparatoria hanno costituito il punto focale di questa analisi, procedendo dalle tesi della sociologa Donatella Della Porta, riguardanti le strategie di gestione dell’Ordine Pubblico storicamente applicate in Italia e all’estero. Dalla lettura dei fatti è emerso come la scelta del modello di approccio si sia rivelata in assoluta controtendenza rispetto a quello adottato nei decenni precedenti. È in questo aspetto, nel sostrato culturale interno alle Forze dell’Ordine e nell’escalation della tensione conseguente all’impostazione delle trattative con gli interlocutori di Movimento che si devono rintracciare le cause degli eccessi che hanno connotato le giornate del G8 del 2001.
In particolare dalla narrazione e dallo studio delle fonti è stato possibile estendere il concetto di “sapere di polizia” definito dagli studi di Della Porta, fino a comprendere al suo interno paure, pregiudizi e generalizzazioni diffusi in una larga parte della cittadinanza; dall’incontro di categorie frutto di una cultura professionale e di un’esperienza maturata specialmente nel contrasto al fenomeno degli hooligans, con quelle prodotte dalle cronache dei mass media deriva il processo di deumanizzazione e creazione del nemico che producono e legittimano di fatto la deriva violenta dell’Ordine Pubblico.
Note
La tesi in oggetto non è stata inserita correttamente nel data base dall’autore. L’autore stesso ed i relatori sono stati avvertiti di tale omissione
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