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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04032012-175356


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BACCELLI, ELENA
URN
etd-04032012-175356
Titolo
Giosue Carducci e Carolina Cristofori Piva. Biografia e poesia.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
Relatori
relatore Curti, Luca
controrelatore Ciccuto, Marcello
Parole chiave
  • Carolina Cristofori Piva
  • carteggio
  • Giosuè Carducci
  • poesie
Data inizio appello
23/04/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
23/04/2052
Riassunto
Questo lavoro è nato dall’interesse ad approfondire la conoscenza di un poeta che molto spesso viene trascurato dai canoni scolastici effettivamente praticati. Di Giosuè Carducci vengono ricordati sempre i soliti componimenti (San Martino, Pianto antico), dimenticando il fatto che egli è stato uno dei più alti interpreti della storia del suo tempo. La sua poetica si costituisce di varie fasi ma queste sono accomunate dall’affermazione dei medesimi ideali storico-politici che trovano via via modalità diverse di esplicitazione. Noi ci soffermeremo sul Carducci maturo che abbandona la satira e il sarcasmo dei Giambi ed epodi, per recuperare l’elemento classico ed ergerlo a bandiera di un rinnovamento del presente che fondi però le sue radici nei valori dell’Antico. Questo risveglio classicista nella poesia carducciana ha inizio nel 1870 dopo una profonda crisi vissuta dall’uomo e poeta Carducci, e proprio a quell’altezza si colloca la storia con Carolina Cristofori Piva, colei che forse gli fa conoscere per la prima volta l’amore. Questa donna, molto sottovalutata dai biografi o solo identificata nella Lina / Lidia di alcuni componimenti, fu scelta dal Carducci come sua compagna e protagonista di questa rinascita.
Carolina, moglie del garibaldino Domenico Piva, proviene da una buona famiglia milanese, è colta, frequenta i salotti borghesi, viaggia, conosce le lingue straniere. Ella nutre un profondo interesse per il mondo classico (nonostante non abbia conoscenze approfondite del greco e del latino) e ha una passione smisurata per Ugo Foscolo. Scrive da sempre versi ma non ha il desiderio di pubblicarli, benché abbia l’ardire di sottoporli all’attenzione del Carducci che li apprezza e li reputa degni di un’edizione.
Non esistono biografie di Carolina Cristofori Piva, sebbene il suo nome sia annoverato fra quelli della Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, poetesse e scrittrici. Su di lei ha sicuramente gravato il pregiudizio sociale poiché, da donna sposata con figli, ebbe una relazione con un padre di famiglia. Questo ha avuto come conseguenza non solo il fatto che sia stata considerata una delle tante e insignificanti presenze femminili nei versi del poeta, ma anche il fatto che i suoi componimenti non siano mai stati raccolti e che la maggior parte delle sue lettere siano andate perdute.
Solo recentemente l’attenzione della critica (libera da ogni pregiudizio) si è concentrata su Carolina, riconoscendola come una figura fondamentale per la produzione poetica del Carducci. Con l’avvicinarsi al 2007, anno delle celebrazioni per il centenario della morte del poeta, si è iniziato a pubblicare alcune delle lettere scritte da Lina a Giosuè: nel 2002 Simonetta Santucci ha pubblicato piccoli brani tratti dalle missive di Carolina nell’articolo Lettere inedite di Carolina Cristofori Piva a Giosuè Carducci ; nel 2010 si colloca il volume di Francesca Florimbii e Lorenza Miretti, Lidia a Giosue. Frammenti di un epistolario , dove sono pubblicate le lettere della Piva (in versione integrale) conservate presso la casa di riposo Lyda Borelli per artisti drammatici e operatori dello spettacolo, a Bologna. Per quanto concerne i versi di Lina, il primo a rendere noti alcuni componimenti è Giuseppe Toffanin che già nel 1950, in Carducci poeta dell’Ottocento , alla luce dell’allora recente Edizione Nazionale delle lettere del poeta, si era reso conto della fondamentale importanza di questa donna nella biografia e nella produzione letteraria carducciana. Dopo di lui, sarà Torquato Barbieri a pubblicare in un articolo di «Letterature moderne» gli altri componimenti che ci sono rimasti di Carolina, accompagnandoli, laddove possibile, dei giudizi del Carducci.
Il nostro lavoro ha perseguito l’obiettivo di mettere in luce la storia di Giosuè Carducci e Carolina Cristofori Piva, come avvenimento cruciale per la produzione poetica del vate. L’indagine su questo amore, più idealizzato nei versi e nelle lettere che vissuto, non è volta ad approfondire una parentesi rosa nella vita del poeta, ma vuole dimostrare come questa vicenda abbia avuto un ruolo primario per arrivare al Carducci più grande e apprezzato, il Carducci delle Odi barbare.
Le epistole del poeta e anche le poche reperibili di Carolina costituiscono il fil rouge di questa analisi, fornendoci uno sguardo dall’interno su avvenimenti che ebbero un’importanza fondamentale soprattutto a livello poetico.
In primis, abbiamo ricostruito la biografia di Carolina attraverso quelle poche informazioni registrate negli studi di vari critici (Toffanin, Biagini, Santucci); in seguito, abbiamo ripercorso i dieci anni in cui ella fu protagonista della vita e dell’attività poetica carducciana. Per far questo ci siamo serviti, in particolare, della fondamentale biografia di Mario Biagini, Il poeta della terza Italia. Vita di Giosue Carducci : per ogni anno della storia d’amore fra Giosuè e Lina ci siamo soffermati sui fatti salienti per la vita e la produzione letteraria del poeta. Come potremo constatare, questo decennio è stato molto significativo per Carducci, sia per il suo ruolo di professore, sia per il riconoscimento crescente del valore della sua poesia, sia per le sue posizioni politiche. Siamo nella fase del Carducci maturo che raggiunge la vera fama, che partecipa ad impegni istituzionali, che vive una vera e propria rivoluzione a livello poetico. Di tutto questo abbiamo risonanza nelle lettere scritte a Carolina, la quale è la corrispondente a cui tutto viene narrato: queste epistole ci offrono non solo la cronaca dettagliata dei vari avvenimenti, ma la possibilità di conoscere un Carducci più intimo che affida a quelle righe i suoi sentimenti, le sue percezioni, i suoi pensieri più riposti. Di questi dieci anni della biografia carducciana, a noi è interessato mettere in luce, in particolar modo, quei passaggi che sono stati fondamentali per l’evoluzione poetica che ha avuto inizio nel 1870 e che ci viene descritta dalla voce dello stesso protagonista proprio nelle lettere all’amata Lina, compagna ideale di quella che possiamo definire la seconda primavera nella vita e nella poesia carducciana.
Dopo aver ricostruito la storia di Lina e Giosuè, nella seconda parte ci siamo soffermati su tutti quei componimenti che Carducci scrisse pensando a Lina o rievocando momenti trascorsi con lei. Questi versi (disposti in ordine cronologico) li abbiamo accompagnati con brani tratti dalle lettere dei due amanti affinché proprio loro, i protagonisti, possano commentare le liriche e svelarne il vero significato. Le Primavere elleniche aprono questa sezione, in quanto sono l’annuncio dell’avvio della nuova stagione poetica del Carducci. In questa fase sono messi da parte i toni acri dei Giambi ed epodi in nome di una nuova classicità che rappresenti per l’artista una forma d’evasione dalla criticata società del suo tempo, ma anche una nuova modalità di dare espressione a quelli che sono da sempre i capisaldi della sua ideologia. Le tre Primavere elleniche sono i primi componimenti che il poeta dedica a Lina; dopo di esse si collocano molti altri testi (facenti parte delle raccolte Rime nuove e Odi barbare) che hanno per protagonista la Piva o che ricordano momenti trascorsi insieme a lei, e che soprattutto sono emblematici del rinnovamento della poetica del vate.
Nella terza parte, ai fini di fornire una sintesi quanto più completa del rapporto Carducci – Piva e di conoscere, quanto più ci è possibile, quest’ultima, abbiamo raccolto i pochi versi che di lei ci rimangono. Dalla lettura di quei testi scritti dalla donna negli anni della sua relazione con il Carducci, si evince la forte propensione di Carolina a seguire l’amato nella composizione poetica: ella mostra infatti un’evidente tendenza a riprendere lo stile del Carducci e le tematiche da lui affrontate. Oltre a questo, è stato interessante notare come alcuni dei componimenti di Lina siano arricchiti da rifermenti letterari, in particolare al Foscolo e al Petrarca, autori molto amati sia da lei che dal poeta, e più volte menzionati nelle loro corrispondenza.
La parte conclusiva del nostro lavoro è dedicata alle lettere che costituiscono il carteggio di Giosuè e Carolina. Queste sono state fondamentali per ricostruire i dieci anni della biografia e della poetica carducciana di cui ci siamo occupati. Dopo aver accennato alla difficoltà che presenta la ricostruzione della comunicazione tra i due a causa delle molte lacune, ci siamo soffermati sulle epistole del poeta e, sulla scia di Bruscagli e del suo Carducci nelle lettere , ne abbiamo analizzato i caratteri principali come se esse costituissero una vera e propria opera letteraria. Successivamente, abbiamo dato spazio alle missive di Lina, notando in queste due aspetti già riscontrati nella sua scrittura poetica: la presenza di molti riferimenti agli autori amati dal Carducci (concentrati soprattutto nelle prime lettere, forse per far colpo sull’illustre corrispondente) e la forte influenza del poeta sulla sua prosa epistolare (in alcune lettere, Carolina arriva a riprendere puntualmente espressioni utilizzate dal poeta).



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