Tesi etd-04032007-031351 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
Sanna, Alberto
Indirizzo email
albertosanna82@hotmail.com
URN
etd-04032007-031351
Titolo
Il principio contabile IAS 39: innovazioni per le imprese bancarie nei processi di valutazione e copertura degli strumenti finanziari
Dipartimento
ECONOMIA
Corso di studi
FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
Relatore Prof.ssa Cenderelli, Elena
Parole chiave
- international accounting standards
- fair value option
- hedge accounting
- impairment
- strumenti finanziari
- embedded derivatives
- IAS 39
Data inizio appello
26/04/2007
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
26/04/2047
Riassunto
Negli ultimi anni il settore bancario ha dovuto affrontare due importanti mutamenti, particolarmente rilevanti sia dal punto di vista amministrativo che organizzativo.
Il primo riguarda prevalentemente aspetti di natura contabile e si ricollega all’introduzione dei nuovi principi contabili internazionali, gli International Accounting Standards (IAS), entrati in vigore nel gennaio 2005.
Il secondo, ricollegandosi invece alla materia delle disposizioni di vigilanza, riguarda i cambiamenti introdotti dal Comitato di Basilea attraverso il “Nuovo Accordo sul Capitale” (Basilea 2), la cui disciplina è entrata in vigore nel gennaio 2006.
Col proposito di accogliere al meglio le variazioni previste, per le banche si è resa necessaria una preparazione assai strutturata, poiché le suddette variazioni hanno comportato l’implementazione di soluzioni di non poca complessità.
In questa sede, ci si limita ad accennare i cambiamenti introdotti da Basilea 2, concentrandosi sugli aspetti relativi ai nuovi principi contabili internazionali, tenendo però sempre presente che le due “materie” spesso si incrociano, dando vita a confronti di estremo interesse ed attualità.
Gli International Accounting Standards possono essere definiti come “princìpi contabili generalmente accettati”, che fissano in maniera autorevole e competente i criteri da considerare nella valutazione delle poste di bilancio.
Nelle pagine che seguono, una prima parte introduttiva ripercorre l’evoluzione normativa in Europa e in Italia (che culmina con il Regolamento comunitario 1606/02, recepito a livello nazionale con il d.lgs. n. 38/2005), per descrivere ed analizzare l’attuale panorama contabile ed in particolare gli organismi che, in fase di redazione del bilancio, sono soggetti all’applicazione dei principi IAS.
L’introduzione delle nuove regole contabili ha l’obiettivo di favorire la comparabilità dei bilanci, oltre che migliorare la qualità e la trasparenza dell’informazione finanziaria, per migliorare l’efficienza e l’integrazione del mercato unico dei capitali e ridurre il costo del capitale per le imprese.
Per quanto riguarda le banche, l’obbligo di redigere il Bilancio Consolidato secondo gli IAS-IFRS, dal 2005 era esteso anche alle imprese non quotate, mentre dal 2006 tutti i bilanci dovevano essere conformi agli IAS.
L’introduzione degli IAS non è solo un’innovazione normativa di indubbio rilievo, ma comporta anche un cambiamento nella visione della destinazione del bilancio, in quanto i principali destinatari diventano gli investitori in capitale di rischio, attuali e potenziali, che dalla lettura del bilancio devono essere in grado di cogliere i rischi e le capacità di rendimento del loro investimento.
Con questa finalità, il principio della competenza prevale su quello della prudenza e l’ottica IAS permette di imputare all’esercizio componenti di reddito non realizzate e, a differenza delle vecchie direttive contabili, si prevede esplicitamente il principio della prevalenza della sostanza sulla forma.
Il primo capitolo si concentra poi su quelle che sono le novità più rilevanti per le imprese bancarie: in generale, gli IAS prevedono circa 40 new standards, che hanno determinato un livello di impatto diverso, in ragione del perimetro di applicazione nell’ambito delle aziende finanziarie.
Un primo aspetto riguarda il Reporting Istituzionale: l’applicazione dei principi IAS richiede un’elaborazione ed un’esposizione d’informazioni aggiuntive non previste in precedenza e che hanno diverse finalità; tra queste si evidenziano gli adempimenti obbligatori relativi a report (la cui redazione era facoltativa nell’ottica dei precedenti principi contabili nazionali: il Rendiconto finanziario a Flusso di Cassa), la predisposizione di nuove viste di reporting (il Segment Reporting) non utilizzate nell’ambito della redazione dei tradizionali Bilanci Civilistici ed infine la documentazione esaustiva dei criteri valutativi e l’esposizione delle informazioni in dettaglio sui dati e sui processi di valorizzazione delle poste di bilancio (informazioni aggiuntive da esporre in Nota Integrativa).
Un altro importante cambiamento riguarda le Immobilizzazioni Materiali per le quali gli IAS hanno imposto l’utilizzo di coefficienti d’ammortamento e la durata utile dell’immobilizzazione, basati sulla reale vita utile del bene ed il conseguente abbandono dei criteri fiscali. Una particolare disciplina influenza il trattamento delle perdite durevoli di valore, applicabile con particolari accorgimenti anche alle Immobilizzazioni Immateriali, per le quali sono stati introdotti dei rigidi criteri in merito alla capitalizzazione.
Le novità dello IAS più rilevanti per le imprese bancarie sono state però introdotte nell’ambito della valutazione degli Strumenti Finanziari (IAS 39), argomento principale del presente lavoro.
Il secondo capitolo descrive le innovazioni e l’impatto che lo IAS 39 ha avuto sui bilanci delle imprese, con riferimento specifico a quelle bancarie.
Rispetto alla disciplina precedente, la stessa definizione di strumento finanziario cambia con l’introduzione dei nuovi principi contabili internazionali, come si può evincere dalla lettura dello IAS 32, secondo il quale uno strumento finanziario è “qualsiasi contratto che dia origine ad un’attività finanziaria per un’entità e a una passività finanziaria o a uno strumento rappresentativo di capitale per un’altra impresa”.
Lo IAS 39 introduce un più ampio numero di categorie di strumenti finanziari rispetto alla normativa contabile italiana. Non si fa più riferimento a due sole categorie (immobilizzazioni finanziarie e attivo circolante), ma a quattro diverse categorie. Il singolo strumento finanziario è riclassificato sulla base della sua destinazione funzionale nell’ambito della gestione dell’impresa, finalizzata ad una differente valutazione in bilancio.
In linea generale si prevede che le attività finanziarie siano valutate al fair value, a testimonianza di un netto orientamento al mercato dei nuovi principi internazionali.
Il criterio di valutazione alternativo previsto è il costo ammortizzato, che trova però applicazione in via residuale e solo in presenza di strumenti finanziari con caratteristiche particolari.
Le variazioni di fair value in taluni casi sono registrate nel conto economico, con la conseguente contabilizzazione di utili non realizzati ed una maggiore volatilità del risultato d’esercizio.
I potenziali effetti della valutazione di fair value possono assumere un tale rilievo, che l’applicazione di tale criterio è ancora oggi dibattuta a livello europeo.
Sono proprio gli scenari originatisi in seguito all’applicazione del criterio in questione, che hanno dato spunto alla stesura di questo lavoro: il trattamento contabile delle perdite di valore (impairment), la contabilizzazione separata del derivato implicito all’interno di strumenti complessi (embedded derivatives), la possibilità di valutare tutti gli strumenti al fair value in presenza di determinate condizioni (Fair Value Option).
L’ultimo capitolo è dedicato infine, ad un aspetto dello IAS 39 di particolare interesse: la contabilizzazione e la gestione degli strumenti finanziari per la copertura dei rischi di natura finanziaria (Hedge Accounting).
Le operazioni di copertura meritano infatti particolare attenzione, in quanto le relative regole di contabilizzazione prevedono delle eccezioni rispetto ai normali criteri di valutazione degli strumenti finanziari.
Le disposizioni dello IAS 39 non hanno l’obiettivo esplicito di limitare l’utilizzo delle operazioni di copertura da parte delle imprese; di contro, l’insieme di regole previste in materia, estremamente rigorose e puntuali, possono nella pratica influenzare le scelte di risk management delle imprese.
I dettagliati requisiti per l’applicazione della disciplina dell’hedge accounting, la necessità di documentare in maniera formale le relazioni di copertura, l’obbligo di superare specifici test di efficacia, sono probabilmente gli aspetti più innovativi in materia di gestione e contabilizzazione della copertura, a cui sono dedicati i paragrafi conclusivi, corredati da esempi numerici ed applicazioni pratiche, riprese dai modelli applicati dalle principali imprese bancarie italiane.
Il primo riguarda prevalentemente aspetti di natura contabile e si ricollega all’introduzione dei nuovi principi contabili internazionali, gli International Accounting Standards (IAS), entrati in vigore nel gennaio 2005.
Il secondo, ricollegandosi invece alla materia delle disposizioni di vigilanza, riguarda i cambiamenti introdotti dal Comitato di Basilea attraverso il “Nuovo Accordo sul Capitale” (Basilea 2), la cui disciplina è entrata in vigore nel gennaio 2006.
Col proposito di accogliere al meglio le variazioni previste, per le banche si è resa necessaria una preparazione assai strutturata, poiché le suddette variazioni hanno comportato l’implementazione di soluzioni di non poca complessità.
In questa sede, ci si limita ad accennare i cambiamenti introdotti da Basilea 2, concentrandosi sugli aspetti relativi ai nuovi principi contabili internazionali, tenendo però sempre presente che le due “materie” spesso si incrociano, dando vita a confronti di estremo interesse ed attualità.
Gli International Accounting Standards possono essere definiti come “princìpi contabili generalmente accettati”, che fissano in maniera autorevole e competente i criteri da considerare nella valutazione delle poste di bilancio.
Nelle pagine che seguono, una prima parte introduttiva ripercorre l’evoluzione normativa in Europa e in Italia (che culmina con il Regolamento comunitario 1606/02, recepito a livello nazionale con il d.lgs. n. 38/2005), per descrivere ed analizzare l’attuale panorama contabile ed in particolare gli organismi che, in fase di redazione del bilancio, sono soggetti all’applicazione dei principi IAS.
L’introduzione delle nuove regole contabili ha l’obiettivo di favorire la comparabilità dei bilanci, oltre che migliorare la qualità e la trasparenza dell’informazione finanziaria, per migliorare l’efficienza e l’integrazione del mercato unico dei capitali e ridurre il costo del capitale per le imprese.
Per quanto riguarda le banche, l’obbligo di redigere il Bilancio Consolidato secondo gli IAS-IFRS, dal 2005 era esteso anche alle imprese non quotate, mentre dal 2006 tutti i bilanci dovevano essere conformi agli IAS.
L’introduzione degli IAS non è solo un’innovazione normativa di indubbio rilievo, ma comporta anche un cambiamento nella visione della destinazione del bilancio, in quanto i principali destinatari diventano gli investitori in capitale di rischio, attuali e potenziali, che dalla lettura del bilancio devono essere in grado di cogliere i rischi e le capacità di rendimento del loro investimento.
Con questa finalità, il principio della competenza prevale su quello della prudenza e l’ottica IAS permette di imputare all’esercizio componenti di reddito non realizzate e, a differenza delle vecchie direttive contabili, si prevede esplicitamente il principio della prevalenza della sostanza sulla forma.
Il primo capitolo si concentra poi su quelle che sono le novità più rilevanti per le imprese bancarie: in generale, gli IAS prevedono circa 40 new standards, che hanno determinato un livello di impatto diverso, in ragione del perimetro di applicazione nell’ambito delle aziende finanziarie.
Un primo aspetto riguarda il Reporting Istituzionale: l’applicazione dei principi IAS richiede un’elaborazione ed un’esposizione d’informazioni aggiuntive non previste in precedenza e che hanno diverse finalità; tra queste si evidenziano gli adempimenti obbligatori relativi a report (la cui redazione era facoltativa nell’ottica dei precedenti principi contabili nazionali: il Rendiconto finanziario a Flusso di Cassa), la predisposizione di nuove viste di reporting (il Segment Reporting) non utilizzate nell’ambito della redazione dei tradizionali Bilanci Civilistici ed infine la documentazione esaustiva dei criteri valutativi e l’esposizione delle informazioni in dettaglio sui dati e sui processi di valorizzazione delle poste di bilancio (informazioni aggiuntive da esporre in Nota Integrativa).
Un altro importante cambiamento riguarda le Immobilizzazioni Materiali per le quali gli IAS hanno imposto l’utilizzo di coefficienti d’ammortamento e la durata utile dell’immobilizzazione, basati sulla reale vita utile del bene ed il conseguente abbandono dei criteri fiscali. Una particolare disciplina influenza il trattamento delle perdite durevoli di valore, applicabile con particolari accorgimenti anche alle Immobilizzazioni Immateriali, per le quali sono stati introdotti dei rigidi criteri in merito alla capitalizzazione.
Le novità dello IAS più rilevanti per le imprese bancarie sono state però introdotte nell’ambito della valutazione degli Strumenti Finanziari (IAS 39), argomento principale del presente lavoro.
Il secondo capitolo descrive le innovazioni e l’impatto che lo IAS 39 ha avuto sui bilanci delle imprese, con riferimento specifico a quelle bancarie.
Rispetto alla disciplina precedente, la stessa definizione di strumento finanziario cambia con l’introduzione dei nuovi principi contabili internazionali, come si può evincere dalla lettura dello IAS 32, secondo il quale uno strumento finanziario è “qualsiasi contratto che dia origine ad un’attività finanziaria per un’entità e a una passività finanziaria o a uno strumento rappresentativo di capitale per un’altra impresa”.
Lo IAS 39 introduce un più ampio numero di categorie di strumenti finanziari rispetto alla normativa contabile italiana. Non si fa più riferimento a due sole categorie (immobilizzazioni finanziarie e attivo circolante), ma a quattro diverse categorie. Il singolo strumento finanziario è riclassificato sulla base della sua destinazione funzionale nell’ambito della gestione dell’impresa, finalizzata ad una differente valutazione in bilancio.
In linea generale si prevede che le attività finanziarie siano valutate al fair value, a testimonianza di un netto orientamento al mercato dei nuovi principi internazionali.
Il criterio di valutazione alternativo previsto è il costo ammortizzato, che trova però applicazione in via residuale e solo in presenza di strumenti finanziari con caratteristiche particolari.
Le variazioni di fair value in taluni casi sono registrate nel conto economico, con la conseguente contabilizzazione di utili non realizzati ed una maggiore volatilità del risultato d’esercizio.
I potenziali effetti della valutazione di fair value possono assumere un tale rilievo, che l’applicazione di tale criterio è ancora oggi dibattuta a livello europeo.
Sono proprio gli scenari originatisi in seguito all’applicazione del criterio in questione, che hanno dato spunto alla stesura di questo lavoro: il trattamento contabile delle perdite di valore (impairment), la contabilizzazione separata del derivato implicito all’interno di strumenti complessi (embedded derivatives), la possibilità di valutare tutti gli strumenti al fair value in presenza di determinate condizioni (Fair Value Option).
L’ultimo capitolo è dedicato infine, ad un aspetto dello IAS 39 di particolare interesse: la contabilizzazione e la gestione degli strumenti finanziari per la copertura dei rischi di natura finanziaria (Hedge Accounting).
Le operazioni di copertura meritano infatti particolare attenzione, in quanto le relative regole di contabilizzazione prevedono delle eccezioni rispetto ai normali criteri di valutazione degli strumenti finanziari.
Le disposizioni dello IAS 39 non hanno l’obiettivo esplicito di limitare l’utilizzo delle operazioni di copertura da parte delle imprese; di contro, l’insieme di regole previste in materia, estremamente rigorose e puntuali, possono nella pratica influenzare le scelte di risk management delle imprese.
I dettagliati requisiti per l’applicazione della disciplina dell’hedge accounting, la necessità di documentare in maniera formale le relazioni di copertura, l’obbligo di superare specifici test di efficacia, sono probabilmente gli aspetti più innovativi in materia di gestione e contabilizzazione della copertura, a cui sono dedicati i paragrafi conclusivi, corredati da esempi numerici ed applicazioni pratiche, riprese dai modelli applicati dalle principali imprese bancarie italiane.
File
Nome file | Dimensione |
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01_frontespizio.pdf | 7.45 Kb |
02_indice.pdf | 16.31 Kb |
03_introduzione.pdf | 18.40 Kb |
1 file non consultabili su richiesta dell’autore. |