Tesi etd-04022019-174359 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
NOBILI, FILIPPO
Indirizzo email
filo.nobalis@gmail.com
URN
etd-04022019-174359
Titolo
TEMPORALITÀ E CORRELAZIONE: L'IDEALISMO FENOMENOLOGICO DI HUSSERL COME AUTOESPLICITAZIONE DELLA SOGGETTIVITÀ TRASCENDENTALE
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/01
Corso di studi
FILOSOFIA
Relatori
tutor Prof. Ferrarin, Alfredo
correlatore Prof. Vanzago, Luca
correlatore Prof. Vanzago, Luca
Parole chiave
- correlazione
- fenomenologia trascendentale
- Husserl
- idealismo
- Selbstauslegung
- temporalità
Data inizio appello
12/04/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente lavoro si propone di chiarire il modo in cui Husserl giunge a formulare, sul finire degli anni Venti, il proprio idealismo fenomenologico nei termini peculiari di una phänomenologische Selbstauslegung (Hua XVII: § 104; Hua I: § 41). Dico chiarire il modo più che il senso di questa formulazione, giacché il significato di una simile acquisizione teorica stimo essere compiutamente afferrato non tanto a partire dai paragrafi o dalle stesse opere in cui esso si enuncia, quanto più se inteso quale esito di un determinato sviluppo tematico e metodologico che ha occupato la fenomenologia nel corso degli anni. Di conseguenza, questo lavoro s’impegna in un duplice sforzo di ricostruzione, al contempo storico e sistematico, al fine di evidenziare le tappe che come altrettante condizioni di possibilità hanno avuto il merito di favorire l’approdo a una simile ridefinizione del progetto fenomenologico.
Naturalmente, perché l’intento esplorativo che mi sono proposto non finisca per scadere in una pedissequa ripetizione di una storia narrata già molte volte e con competenze certamente superiori a quelle del sottoscritto, si è cercato di selezionare un punto di vista neanche innovativo ma quantomeno inusuale se pensato alla luce dello scopo prepostosi (cos’ha infatti a che fare la temporalità con la questione dell’esplicitazione fenomenologica?). Temporalità e correlazione rappresentano a mio modesto avviso un’endiadi in grado di retroilluminare buona parte della parabola filosofica husserliana nonché di tracciare al suo interno un percorso convergente proprio nell’idea di Selbstauslegung.
Nella prima parte, di carattere primariamente storico, ho cercato di evidenziare il ruolo svolto dalle prime indagini dedicate da Husserl alla questione temporale al fine della progressiva presa di distanze dal brentanismo e della conseguente messa a punto di una prospettiva fenomenologico-trascendentale. In particolare, si è cercato di ricostruire l’evoluzione intrapresa dalla nozione di coscienza interna come pensata originariamente da Brentano e quindi come rivalutata da Husserl nei primi scritti degli anni Zero. Assunta dapprima, sulla scorta del maestro, quale requisito di evidenza interna in grado di supportare l’analisi, con le prime riflessioni relative alla costituzione temporale immanente essa è incorsa in una problematizzazione tale da favorire il ripensamento delle stesse nozioni di immanenza e trascendenza, nonché dell’idea di costituzione intenzionale. Tale rivalutazione della nozione di coscienza interna in coscienza interna del tempo ha di fatto consentito il superamento della chiusura immanentista tipica della primissima fenomenologia husserliana e la definizione di un paradigma di ricerca trascendental-costitutivo. Il risultato più importante di questo rivolgimento interno è l’approdo da parte di Husserl alla riformulazione della propria intenzione filosofica al modo di un idealismo correlativo del senso.
La seconda parte, preminentemente teoretica, si concentra invece sulla disamina di ciò che ritengo debba essere inteso come il fondamento sintetico della correlazione. Ho cercato infatti di enucleare, a partire dagli sviluppi genetici della riflessione husserliana in merito alla Zeitbewußtsein, quell’istanza capace di dar luogo – appunto instanziandola – a una dinamica complessa in cui costituzione noematica e autocostituzione noetica si implicano vicendevolmente. Il senso complessivo e per certi versi recondito da attribuire a tale dinamica è stato individuato in una originaria prospettivizzazione (Urperspektivierung) dell’orizzonte manifestativo. Rilevando poi come dal punto di vista della fenomenologia genetica la temporalità non possa essere considerata quale semplice forma della coscienza, assurgendo anzi al ruolo di forma dell’intera genesi intenzionale, si è cercato di spiegare come la stessa dinamica fosse in grado di riprodurre in maniera onnipervasiva – a qualsiasi livello costitutivo, in qualsivoglia àmbito esperienziale – l’a priori della correlazione.
Per far questo si è reso necessario superare, su proposta dello stesso Husserl, l’astrattezza formale che contraddistingue la riflessione temporale, cercando cioè di integrarne i risultati con le varie tematiche ricomprese sotto al titolo complessivo di sintesi passiva (associazione, affezione, inconscio, etc.). Il risultato più importante emerso da questo tentativo di integrazione si è rivelato essere la reinterpretazione operata da Husserl del processo formale di ritenzionalizzazione (Ritentionalisierung) nei termini di una concreta sedimentazione (Sedimentierung) del senso costituito, di una sua sostanziale implicitazione (frutto di una divaricazione, di uno scollamento della componente effimera della costituzione, legata alla presentazione intuitiva, di contro invece alla componente durevole e afferente appunto all’identità noematica). Tale implicitazione/sedimentazione del senso ha quindi confermato l’andamento correlativo della dinamica costituente dando adito a una tipizzazione noematica nonché a una abitualizzazione noetica dell’esperienza cosciente.
Nella terza e ultima parte si è cercato di trarre le opportune conclusioni da quanto emerso nella seconda. Occorsa nei primi anni ’20, l’effettiva comprensione della dinamica costitutiva sottesa al processo di sedimentazione del senso quale precipitato delle prestazioni intenzionali ha fatto sì che la nozione di implicito fenomenologico uscisse dal suo stato, per così dire, di anonima operatività e divenisse finalmente posta a tema dell’analisi. Di più, tale comprensione ha fatto sì che la torsione genetico-regressiva (archeologica) nel frattempo maturata e in via di sistematizzazione facesse appunto di questo implicito il tema per eccellenza di una fenomenologia che proprio all’esplicitazione (Auslegung) dei nessi intenzionali sottesi alla regolazione di un contesto esperienziale quale che sia si proponesse di attendere, di attendervi in maniera sistematica.
Difatti, l’idea stessa di un sistema fenomenologico teso a perseguire (nachgehen) dal basso l’ordinamento stratigrafico della genesi intenzionale, secondo cioè l’articolazione via via più complessa delle prestazioni costitutive, ha fatto in modo che Husserl arrivasse a pensare la prassi fenomenologica come lo stadio apicale di questa stessa articolazione, lo stadio in cui la soggettività trascendentale si riconosce come tale e assume su di sé il compito (la responsabilità) di esplicitarsi. Di esplicitarsi sino a ricomprendere la dimensione intersoggettiva e il mondo stesso quali aspetti parziali di una stessa dinamica costitutiva in grado di sostanziare, realizzandolo, l’idealismo husserliano. La tarda nozione di Allsubjektivität trascendentale incarnerà allora quell’ideale regolativo cui l’esplicitazione intenzionale continuamente si approssima al fine di perpetrare questa forma sui generis di idealismo metodologico. L’ultimo capitolo del presente lavoro consegue infine una problematizzazione ineludibile circa le possibilità e i limiti di una simile autoesplicitazione (Selbstauslegung), una discussione in merito alla sua praticabilità stanti i suoi risvolti intuitivi, riflessivi e linguistici.
Naturalmente, perché l’intento esplorativo che mi sono proposto non finisca per scadere in una pedissequa ripetizione di una storia narrata già molte volte e con competenze certamente superiori a quelle del sottoscritto, si è cercato di selezionare un punto di vista neanche innovativo ma quantomeno inusuale se pensato alla luce dello scopo prepostosi (cos’ha infatti a che fare la temporalità con la questione dell’esplicitazione fenomenologica?). Temporalità e correlazione rappresentano a mio modesto avviso un’endiadi in grado di retroilluminare buona parte della parabola filosofica husserliana nonché di tracciare al suo interno un percorso convergente proprio nell’idea di Selbstauslegung.
Nella prima parte, di carattere primariamente storico, ho cercato di evidenziare il ruolo svolto dalle prime indagini dedicate da Husserl alla questione temporale al fine della progressiva presa di distanze dal brentanismo e della conseguente messa a punto di una prospettiva fenomenologico-trascendentale. In particolare, si è cercato di ricostruire l’evoluzione intrapresa dalla nozione di coscienza interna come pensata originariamente da Brentano e quindi come rivalutata da Husserl nei primi scritti degli anni Zero. Assunta dapprima, sulla scorta del maestro, quale requisito di evidenza interna in grado di supportare l’analisi, con le prime riflessioni relative alla costituzione temporale immanente essa è incorsa in una problematizzazione tale da favorire il ripensamento delle stesse nozioni di immanenza e trascendenza, nonché dell’idea di costituzione intenzionale. Tale rivalutazione della nozione di coscienza interna in coscienza interna del tempo ha di fatto consentito il superamento della chiusura immanentista tipica della primissima fenomenologia husserliana e la definizione di un paradigma di ricerca trascendental-costitutivo. Il risultato più importante di questo rivolgimento interno è l’approdo da parte di Husserl alla riformulazione della propria intenzione filosofica al modo di un idealismo correlativo del senso.
La seconda parte, preminentemente teoretica, si concentra invece sulla disamina di ciò che ritengo debba essere inteso come il fondamento sintetico della correlazione. Ho cercato infatti di enucleare, a partire dagli sviluppi genetici della riflessione husserliana in merito alla Zeitbewußtsein, quell’istanza capace di dar luogo – appunto instanziandola – a una dinamica complessa in cui costituzione noematica e autocostituzione noetica si implicano vicendevolmente. Il senso complessivo e per certi versi recondito da attribuire a tale dinamica è stato individuato in una originaria prospettivizzazione (Urperspektivierung) dell’orizzonte manifestativo. Rilevando poi come dal punto di vista della fenomenologia genetica la temporalità non possa essere considerata quale semplice forma della coscienza, assurgendo anzi al ruolo di forma dell’intera genesi intenzionale, si è cercato di spiegare come la stessa dinamica fosse in grado di riprodurre in maniera onnipervasiva – a qualsiasi livello costitutivo, in qualsivoglia àmbito esperienziale – l’a priori della correlazione.
Per far questo si è reso necessario superare, su proposta dello stesso Husserl, l’astrattezza formale che contraddistingue la riflessione temporale, cercando cioè di integrarne i risultati con le varie tematiche ricomprese sotto al titolo complessivo di sintesi passiva (associazione, affezione, inconscio, etc.). Il risultato più importante emerso da questo tentativo di integrazione si è rivelato essere la reinterpretazione operata da Husserl del processo formale di ritenzionalizzazione (Ritentionalisierung) nei termini di una concreta sedimentazione (Sedimentierung) del senso costituito, di una sua sostanziale implicitazione (frutto di una divaricazione, di uno scollamento della componente effimera della costituzione, legata alla presentazione intuitiva, di contro invece alla componente durevole e afferente appunto all’identità noematica). Tale implicitazione/sedimentazione del senso ha quindi confermato l’andamento correlativo della dinamica costituente dando adito a una tipizzazione noematica nonché a una abitualizzazione noetica dell’esperienza cosciente.
Nella terza e ultima parte si è cercato di trarre le opportune conclusioni da quanto emerso nella seconda. Occorsa nei primi anni ’20, l’effettiva comprensione della dinamica costitutiva sottesa al processo di sedimentazione del senso quale precipitato delle prestazioni intenzionali ha fatto sì che la nozione di implicito fenomenologico uscisse dal suo stato, per così dire, di anonima operatività e divenisse finalmente posta a tema dell’analisi. Di più, tale comprensione ha fatto sì che la torsione genetico-regressiva (archeologica) nel frattempo maturata e in via di sistematizzazione facesse appunto di questo implicito il tema per eccellenza di una fenomenologia che proprio all’esplicitazione (Auslegung) dei nessi intenzionali sottesi alla regolazione di un contesto esperienziale quale che sia si proponesse di attendere, di attendervi in maniera sistematica.
Difatti, l’idea stessa di un sistema fenomenologico teso a perseguire (nachgehen) dal basso l’ordinamento stratigrafico della genesi intenzionale, secondo cioè l’articolazione via via più complessa delle prestazioni costitutive, ha fatto in modo che Husserl arrivasse a pensare la prassi fenomenologica come lo stadio apicale di questa stessa articolazione, lo stadio in cui la soggettività trascendentale si riconosce come tale e assume su di sé il compito (la responsabilità) di esplicitarsi. Di esplicitarsi sino a ricomprendere la dimensione intersoggettiva e il mondo stesso quali aspetti parziali di una stessa dinamica costitutiva in grado di sostanziare, realizzandolo, l’idealismo husserliano. La tarda nozione di Allsubjektivität trascendentale incarnerà allora quell’ideale regolativo cui l’esplicitazione intenzionale continuamente si approssima al fine di perpetrare questa forma sui generis di idealismo metodologico. L’ultimo capitolo del presente lavoro consegue infine una problematizzazione ineludibile circa le possibilità e i limiti di una simile autoesplicitazione (Selbstauslegung), una discussione in merito alla sua praticabilità stanti i suoi risvolti intuitivi, riflessivi e linguistici.
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