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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04022017-183303


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
LIUCCI, ANTINEA
URN
etd-04022017-183303
Titolo
La tutela della riservatezza delle comunicazioni tra disciplina codicistica e normativa di contrasto al terrorismo.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Dott.ssa Bonini, Valentina
Parole chiave
  • riservatezza
  • intercettazioni
  • terrorismo
Data inizio appello
19/04/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le intercettazioni sono uno strumento investigativo molto importante all’interno del nostro sistema di accertamento penale, il suo ampio utilizzo è dovuto alle grandi potenzialità intrusive che lo caratterizzano e che lo rendono un mezzo di prova che, grazie agli strumenti tecnici attraverso i quali viene posto in essere, riesce - meglio di qualunque altro strumento investigativo - ad insinuarsi nella sfera del soggetto indagato.
Le intercettazioni, infatti, consentono di rintracciare informazioni e fonti di prova di immediata evidenza e significatività.
L’elaborato che segue, quindi, si propone di ricostruire le origini dell’istituto, circoscrivendone l’utilizzo alla luce dei contrapposti diritti fondamentali che la nostra Carta Costituzionale ed i Trattati europei riconoscono ai soggetti che vi sono obbligati e ne evidenzia le dinamiche, nonché i presupposti applicativi.
Tale ricostruzione, in ogni caso, non avverrà nel segno di una riproduzione classica delle questioni che notoriamente vengono affrontate, allorché si decida di affrontare l’analisi dell’istituto questione.
La straordinaria innovazione tecnologica che negli ultimi anni ha profondamente inciso sui canali e strumenti comunicativi, infatti, se da un parte ha consentito di incrementare e migliorare i rapporti interpersonali e le occasioni di scambio, dall’altra ha determinato l’emersione di un terreno sconfinato di soluzioni trasmissive, in cui le intercettazioni hanno scoperto nuove e più ampie possibilità di esercitare la loro funzione e ciò merita, comprensibilmente, una rimeditazione in sé dell’istituto, in linea con i nuovi scenari in cui questo può essere utilizzato.
Oggi abbiamo a che fare con forme inedite di captazione e queste non possono conformarsi alle medesime condizioni dettate - a suo tempo - per quelle condotte che , semplicemente , si risolvevano in un’attività di registrazione magnetofonica, avente ad oggetto conversazioni altrui da parte di soggetti autorizzati.
Pertanto un’analisi che aspiri ad essere attuale e coerente con le tematiche su cui dottrina e giurisprudenza oggi si interrogano, deve necessariamente scostarsi dalla statica e pedissequa rappresentazione dell’istituto, limitata alla tradizionale ri-elecazione dei presupposti codicistici e dei meccanismi procedurali che ne consentono l’esercizio da parte dei soggetti autorizzati.
Va preferita, piuttosto, una trattazione evolutiva dell’argomento, attenta alle novità invalse nella prassi giudiziaria in materia di captazioni ed incline ad evidenziarne i profili di utilità, specie nel contesto del contrasto al crimine organizzato e al terrorismo internazionale.
Alla luce di tale premessa, nella prima parte del presente elaborato ci occuperemo di inquadrare in maniera sistematica l’istituto in oggetto nell’ambito degli strumenti che fungono da mezzo di ricerca di prova, soffermandoci nel primo capitolo sulla nozione e sui limiti di tale strumento e nel secondo sui profili contenutistici e costituzionali degli interessi individuali che vi sono contrapposti; mentre nella seconda parte della trattazione ci occuperemo dei profili dinamici ed evolutivi dell’istituto.
In particolare, nel terzo capitolo affronteremo la questione “collaterale” degli strumenti affini alle intecettazioni, ovvero quell’insieme di meccanismi e strumenti processuali che, con modalità differenti dall’istituto classico - ma con il medesimo fine - vengono utilizzati dalle autorità giudiziarie competenti, per acquisire informazioni utili ai fini dell’accertamento penale.
Si tratta di strumenti di cui sempre più frequentemente la polizia giudiziaria si serve e di cui si osserva una inusuale invasività della sfera personale altrui.
E’ questo il caso dei tabulati telefonici, supporti originariamente cartacei ( oggi prevalente telematici ) collegati al flusso di comunicazioni che transitino presso un determinato apparecchio elettronico, oppure degli agenti attrezzati per la captazione del suono e dell’immagine, o ancora dei cd. trojans si stato, virus autoistallanti che, una volta inseriti clandestinamente in dispositivi elettronici in possesso dei soggetti indagati, consentono di estrapolare immagini, suoni e documenti contenuti o circostanti il dispositivo in questione.
In questi casi le caratteristiche stesse dello strumento investigativo subiscono una deviazione rispetto allo schema tradizionale di riferimento: si pensi ad esempio al concetto classico di “intercettazione ambientale" che oggi può trovare applicazione in un numero molto più ampio di ipotesi rispetto al passato, non essendo più strettamente essenziale, tra l’altro, la sua preventiva individuazione, ai fini della prosecuzione delle indagini cui è collegato.
Addirittura, nei casi di intercettazioni condotte per il mezzo dei captatori informatici, l’impossibilità di prevedere con anticipo i luoghi nei quali la registrazione in questione dovrà aver luogo non costituisce una mera eventualità, bensì un dato di fatto, dal momento che non pare possibile, per natura stessa del congegno in questione, prevedere le destinazioni nelle quali il dispositivo su cui insiste potrà essere trasportato.
Nel quarto capitolo, invece, ci soffermeremo sulla normativa dettata - nel tempo - in materia di criminalità organizzata, evidenziandone i profili originari e le caratteristiche più recenti, spiegando altresì in che modo le intercettazioni, e gli strumenti investigativi in generale , trovino e meritino un deroga applicativa nei casi in cui siano utilizzate per salvaguardare il bene primario della la sicurezza nazionale.
Infine, il quinto capitolo, seguendo la traccia di quanto già esposto nel precedente in tema di criminalità organizzata, analizzerà gli strumenti che la polizia giudiziaria utilizza oggi come contrasto al fenomeno del terrorismo internazionale, con particolare attenzione per gli strumenti introdotti dalla recente normativa approntata dal governo nel 2015, in riposata ai gravi fatti che hanno interessato molti dei paesi dell’unione europea.
Nel complesso, dunque, il presente elaborato si occuperà di illustrare le novità emerse in questi anni in tema di captazioni, illustrandone i meriti e le criticità, sulla base di un duplice criterio orientativo: l’enucleazione delle ragioni in virtù delle quali l’istituto si è evoluto nelle forme in cui oggi viene più frequentemente impiegato, senza però dimenticare, d’altra parte, l’importanza che il nostro ordinamento riserva alla riservatezza della sfera personale.
Tale libertà, infatti, non deve essere in alcun modo compromessa dalle attività di investigazione che, pur causandone - in determinati casi - una giustificata limitazione, non possono in alcun modo svolgersi in un regime di totale anarchia normativa.
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