logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04012021-121754


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BARNABA, ANGELO DAVIDE
URN
etd-04012021-121754
Titolo
UN NUOVO MODO DI CONDURRE LE GUERRE: SVILUPPO ED IMPIEGO DEI DISPOSITIVI UAV
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Prof. Sberna, Salvatore
Parole chiave
  • Unmanned Aircraft System
Data inizio appello
09/04/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
09/04/2091
Riassunto
A seguito del crollo definitivo dell’Unione Sovietica nel 1991, Francis Fukuyama parlava di fine della storia: gli Stati Uniti avevano vinto, il modello produttivo capitalistico americano si affermava inesorabilmente in tutto il mondo ed il primato tecnologico militare statunitense sembrava ineguagliabile.
Nonostante la formale assenza di ulteriori motivi di attrito tra l’ex blocco sovietico ed il blocco occidentale, i rapporti di astio e diffidenza che avevano caratterizzato il periodo successivo al secondo conflitto mondiale, non erano però mai cessati e la Russia aveva continuato instancabile la propria corsa agli armamenti.
La Cina, per proprio conto, dopo aver avviato una riforma economica basata sul capitalismo, si rendeva protagonista nel trentennio successivo di una crescita economica esponenziale. All’inarrestabile crescita economica corrispondeva un altrettanto imponente rafforzamento in ambito militare, tanto da far ritenere la Cina la seconda superpotenza del pianeta, seconda solo agli USA.
Le due superpotenze, russa e cinese, sono oggi i principali attori in grado, insieme al nord America, di condizionare le dinamiche socioeconomiche a livello mondiale.
Il centro di gravità attorno a cui ruotano gli interessi politici, economici e militari si è negli ultimi anni trasferito dall’area dell’Euro-Atlantico a quella dell’Indo-Cina. Come conseguenza dei drammatici riorientamenti che si stanno verificando nel contesto di questa transizione globale emerge un ambiente oceanico sempre più fragile e problematico nell’ambito del quale si è più volte configurata l’ipotesi di una facile apertura delle ostilità.
La leadership americana, indubbiamente frutto di un’avanguardistica politica di investimenti e sviluppo della materia militare, è oggi in pericolo, costantemente minacciata dalla volontà dei due antagonisti di affermarsi come nuove potenze egemoni.
Per tale ragione, già dal 2006, tra gli obiettivi prioritari e strategici di Washington figura quello di riacquisire un ruolo centrale nella regione del Pacifico ricorrendo ad una precisa strategia: implementare le installazioni militari in modo da garantire una maggiore presenza statunitense nell’area.
Per fare ciò il Dipartimento per la Difesa statunitense (DoD) ha deciso di abbracciare una nuova teoria della vittoria, che si basi sulla capacità di prendere decisioni in maniera più veloce e migliore, rispetto ai propri avversari, e non perseverare con il ricorso all’uso della forza. Questa teoria prende il nome di Decision-Centric Approach e mira a contrastare il nemico ponendolo in una situazione di continua incertezza, non consentendogli di raggiungere i propri obiettivi. Il DoD ha quindi identificato nel ricorso agli UAS (Unmanned Aircraft System) il mezzo con cui attuare tale teoria.
Con l’acronimo UAS si fa riferimento ad un insieme di velivoli senza pilota caratterizzati da maggiore autonomia e capacità di monitoraggio anche in territori ostili rispetto ai velivoli con conducente.
Il DoD ha inoltre definito sei aree critiche in cui tali sistemi andrebbero implementati: lo stretto di Taiwan, il Mar Cinese Meridionale, il Mar Cinese Orientale nella regione Ovest del Pacifico e nei Paesi Baltici, Mar Nero e Mar Mediterraneo Orientale nell’Est Europa.
Lo studio condotto dal Center for Strategic and Budgetary Assessments, istituto di ricerca indipendente specializzato in sicurezza militare e multinazionale, propone l’impiego integrato di vari UAS a formare delle vere e proprie reti di sorveglianza. L’idea alla base di questa strategia si fonda sull’assunto che le probabilità che un avversario compia atti di aggressione diminuiscano se consapevole di essere costantemente osservato e che le proprie azioni possano essere pubblicizzate. L’attuazione della Deterrence by Detection, così si chiama questa strategia, richiederebbe 46 dispositivi nel Pacifico Occidentale ed altri 46 dispositivi in Europa per un totale di 92 velivoli. Il costo stimato per i 92 UAS è di circa 1,4 miliardi di dollari annui, cifra simile all’attuale budget stanziato per l’attività di volo dei velivoli tipo caccia in dotazione alle Forze armate statunitensi.
In sintesi, le capacità future degli Stati Uniti e dei suoi alleati di scoraggiare atti di aggressione da parte della Russia e della Cina si fonderanno sul ricorso a nuovi paradigmi e sullo sviluppo di nuove tecnologie.
Restano insoluti dilemmi di natura etica e normativa, connessi alla questione ampiamente dibattuta circa l’accettabilità di effetti collaterali, allo stato attuale, non eliminabili integralmente.
File