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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03312023-111305


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BARRETTA, ALICE
URN
etd-03312023-111305
Titolo
La scienza applicata al processo. La prova scientifica e i test genetici.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Bonini, Valentina
Parole chiave
  • indagini genetiche
  • progresso scientifico
  • procedimento probatorio
  • processo penale
  • prova scientifica
  • iudex peritus peritorum
  • banca dati del DNA
  • prelievo biologico coattivo
  • test del DNA
Data inizio appello
17/04/2023
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente elaborato si propone di esaminare la prova scientifica e analizzare come questa tipologia di prova si inserisce nelle dinamiche processuali penali. Esso si compone di tre capitoli, il cui scopo è quello di passare in rassegna tanto delle caratteristiche della prova scientifica quanto dei suoi limiti all’utilizzabilità, con un particolare focus finale sulle indagini genetiche e sulla prova del DNA.
Nel primo capitolo, l’elaborato mette in evidenza il forte vantaggio che la scienza offre al processo, ma non mancano critiche né difficoltà. Oggigiorno, sulla scia degli straordinari progressi, gli strumenti tecnico-scientifici hanno fortemente ampliato la loro applicazione e il loro utilizzo risulta spesso decisivo per la soluzione di casi giudiziari inestricabili. Tuttavia, come ci insegna il passaggio dalla concezione positivistica a quella post-positivistica, la scienza è fallibile e la prova scientifica non è prova sui generis ma deve essere sottoposta alle regole ordinarie. Con la fallibilità della scienza, l’utilizzo della prova scientifica nel processo muta e l’attività valutativa del giudice, in qualità di custode e decisore dell’uso processuale del sapere scientifico, si complica. Spetta al giudice valutare l’idoneità e l’attendibilità della prova scientifica e si ritiene che esso sia iudex peritus peritorum. A tal proposito, l’elaborato si propone di esaminare come l’attività del giudice si interseca con l’intervento degli esperti nel processo e come il noto brocardo deve essere inteso ed interpretato senza cadere nella trappola del paradosso. Successivamente, dopo aver fissato i contorni di questa tipologia di prova e averne tratteggiato le specificità gnoseologiche, l’elaborato segue la storia e l’evoluzione della prova scientifica, partendo dalle origini nordamericane della scientific evidence – dove assumono particolare importanza i leading cases Frye, Daubert, Joiner e Kumho – per poi esaminare l’esperienza italiana e richiamare le più note decisioni in argomento – tra cui la sentenza Franzese e la sentenza Cozzini.
Nel secondo capitolo, l’elaborato si sofferma sulle fasi del procedimento probatorio, partendo dalla fase di ricerca della prova e passando per la fase di ammissione, assunzione e valutazione. Il passaggio da fase in fase è caratterizzato da un restringimento del vaglio del giudice, il quale sarà chiamato ad effettuare un giudizio sempre più pregnante circa l’idoneità probatoria. Nel contesto dell’iter probatorio, assumono importanza due questioni, l’una riguardante i modelli probatori attraverso cui introdurre il sapere scientifico nel processo penale e l’altra riguardante le concrete modalità di assunzione. L’elaborato si sofferma sulla questione della tipicità e atipicità probatoria e sulla cosiddetta teoria dell’ammissione “a due velocità”, in base alla quale nel sistema vigono due regimi di ammissione della prova – regime di inclusione ex art. 190 c.p.p. e regime di esclusione ex art. 189 c.p.p. Infine, l’elaborato affronta le fasi di valutazione e decisione guidate, rispettivamente, dal principio del libero convincimento del giudice con obbligo di motivazione e dal principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio.
Nel terzo capitolo, l’elaborato si concentra sulle indagini genetiche e sulla prova del DNA. Oggigiorno, il test del DNA costituisce una fondamentale tecnica di indagine utilizzata per fini di identificazione personale. L’elaborato evidenzia le potenzialità di tale mezzo probatorio, ma mette in luce anche le sue difficoltà tecniche e giuridiche e i suoi limiti all’utilizzabilità. In primo luogo, esso si sofferma sulla rilevanza della scena criminis e del sopralluogo, in virtù del principio dell’interscambio elaborato da Edmond Locard, secondo cui “ogni criminale lascia una traccia di sé sulla scena del crimine e porta via su di sé una traccia”. In secondo luogo, l’elaborato sottolinea l’importanza delle indagini genetiche con le fasi di repertazione, prelievo ed analisi da realizzarsi osservando tutti quegli accorgimenti tecnici necessari al fine di evitare errori, contaminazioni e conseguenti riduzioni della valenza probatoria dei reperti. Da ultimo, l’elaborato tratta della banca dati nazionale del DNA, ossia un database all’interno del quale campioni biologici e profili di DNA vengono acquisiti e conservati per fini di identificazione personale e per finalità di collaborazione internazionale di polizia. I campioni biologici e i profili di DNA devono essere acquisiti e conservati seguendo regole e garanzie poste a presidio della tutela della persona.
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