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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03302023-142333


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GURRIERI, GIANCARLA
URN
etd-03302023-142333
Titolo
Il “lato oscuro” della giurisdizione: la commisurazione della pena. Nuove prospettive con la Riforma Cartabia?
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Bresciani, Luca
Parole chiave
  • commisurazione della pena
  • finalità rieducativa
  • obbligo di motivazione
  • riforma cartabia
  • sanzione sostitutive
  • sentencing
Data inizio appello
17/04/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/04/2093
Riassunto
Il presente elaborato è stato redatto con l’obiettivo di analizzare le modalità e i criteri adottati dal giudice di cognizione al fine di pervenire al trattamento sanzionatorio da applicare al condannato.
La riflessione muove dalla sentenza della Corte costituzionale n. 313 del 1990, in occasione della quale la Consulta ha conclamato la finalità rieducativa come elemento essenziale che caratterizza la pena nel suo contenuto ontologico, da quando nasce fino a quando in concreto si estingue, orientando, dunque, anche l’attività di commisurazione della pena. Al fine di comprendere se e come questa pronuncia abbia condizionato la prassi giudiziaria, nel primo capitolo si svolgerà un’analisi della giurisprudenza costituzionale sull’evoluzione della finalità rieducativa della pena, non più relegata al solo trattamento penitenziario come da tradizione. Il secondo capitolo sarà dedicato all’esegesi della disciplina codicistica in tema di commisurazione della pena, con riguardo all’obbligo di motivazione ex art 132 c.p. e ai criteri fattuali di commisurazione di cui all’art. 133. Nel terzo capitolo, attraverso l’analisi di alcune recenti pronunce della Corte di legittimità, si pone in luce la netta discrasia che intercorre tra teoria e prassi: ad una discrezionalità vincolata sulla carta, fa seguito un’elusione dell’obbligo di motivazione dal quale non è possibile risalire all’iter logico seguito dal giudice atto a giustificare l’applicazione di un determinato trattamento sanzionatorio e, di conseguenza, comprendere anche quanto la finalità rieducativa abbia effettivamente condizionato la sua scelta.
In una prospettiva de iure condendo, il quarto capitolo verterà dapprima sulla riflessione in merito alla nuova disciplina delle sanzioni sostitutive così come riformata dalla Riforma Cartabia la quale, ampliando notevolmente il ruolo del giudice di cognizione, sembra ridurre la discrepanza tra pena applicata e pena in executivis. Infine, attraverso un’analisi comparatistica, si utilizzerà l’esempio del Sentencing anglo americano per sottolineare l’importanza di adottare un processo bifasico anche nell’ordinamento italiano per far sì che il giudice possa dotarsi di strumenti processuali idonei al fine di scegliere la pena da irrogare e per limitare l’intuizionismo giudiziario.
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