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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03302021-165923


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
POLLONE, ATTILIO
URN
etd-03302021-165923
Titolo
La Marina imperiale giapponese dalla seconda meta del XIX secolo alla vigilia del Secondo Conflitto Mondiale
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Prof. Gemignani, Marco
Parole chiave
  • Imperial Japanese Navy
  • Marina imperiale giapponese
Data inizio appello
08/04/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
Sebbene per molti di noi occidentali la conoscenza della Guerra nel Pacifico molto spesso si limiti a pochi sparuti eventi, il fronte pacifico del Secondo Conflitto Mondiale non fu di certo inferiore a quello europeo in termini di avvenimenti, di valore dimostrato sul campo nonché di strategia e di tattica.
La Guerra del Pacifico, da un punto di vista prettamente navale, incise molto più di quella combattuta in Occidente sull’evoluzione della guerra marittima tanto sul piano strategico-tattico, quanto sul piano dei mezzi e delle tecnologie.
Nonostante tutto la guerra dei giapponesi, così come venne scritta dal valore e dal temperamento degli uomini che la combatterono, fu anche palcoscenico di una certa tavolozza di errori le cui radici affondano in tempi ben più remoti e che con il passare del tempo vennero cementate in una dottrina che non lasciò scampo alle Forze Armate dell’imperatore.
L’introduzione si presenta come la cornice storica dell’elaborato e ha lo scopo di portare il lettore a conoscere la storia del Giappone dalla seconda metà del XIX secolo agli istanti appena precedenti all’attacco a Pearl Harbor. Si tratta di un vero e proprio unicum, la storia di un Paese che a partire dall’anno 1854 dovette abbandonare l’isolamento forzato a cui era stato costretto quasi duecentocinquanta anni prima, unificarsi ed aprirsi alla modernizzazione cercando comunque di non abbandonare le tradizioni millenarie che lo caratterizzano: il Paese del Sol Levante, appena uscito da un lungo Medioevo, nel giro di sessant’anni fu in grado di conquistare l’ammirazione delle potenze europee e a portarsi al loro livello economico e militare.
Il primo capitolo espone invece come sono nati e come si sono evoluti il pensiero militare e la dottrina difensiva del Giappone moderno. Partendo dalla disorganizzazione pre-unitaria e grazie all’aiuto di esperti militari provenienti dall’Occidente, in pochi anni i giapponesi riuscirono non senza difficoltà a creare un apparato militare moderno ed efficace, la cui preparazione non diede adito a dubbi fino alla sconfitta del 1945.
Il secondo capitolo racconta più nello specifico la storia della Marina imperiale giapponese dal momento della sua fondazione nel 1868 fino all’ingresso in guerra, sancito con l’attacco alla base di Pearl Harbor del dicembre 1941.
Inizialmente relegata alla subordinazione dell’Esercito, per opera di alcuni importanti uomini la Marina imperiale venne riconosciuta come fondamentale risorsa per il Paese e nel corso degli anni l’importanza delle forze navali crebbe e le sue fila si rimpolparono.
Sostenuti dalla solida dottrina occidentale del navalismo mahaniano, dopo la vittoria contro la Russia zarista nella Battaglia di Tsushima (1905) i giapponesi si staccarono dalle dottrine navali occidentali e postularono la cosiddetta dottrina della “battaglia decisiva”, la cui inadeguatezza divenne evidente nel Pacifico.
Il terzo capitolo, più tecnico, racconta invece della situazione dei mezzi della Marina imperiale al momento dell’entrata in guerra, mettendo in luce le tecnologie, le potenzialità e i punti deboli di quella magnifica flotta.
Nonostante gli ultimi anni di corsa libera agli armamenti, la situazione dei mezzi della Marina giapponese fu duramente condizionata dal quindicennio 1922-1936, meglio noto come “era dei trattati”.
Durante quel periodo le inclementi limitazioni navali imposte nella Conferenza navale di Washington e nelle due conferenze tenutesi a Londra imposero ai vertici della Marina importanti problemi circa l’ampliamento della flotta, con risultati che avrebbero presentato il loro salato conto al momento della guerra contro gli americani.
Il capitolo conclusivo la tesi espone i diversi errori commessi dai giapponesi sul piano tattico e strategico, il cui comune divisore deve essere identificato con la dottrina della kantai kessen.
Dalla sottovalutazione del potenziale bellico dell’arma aeronavale e dei sommergibili, alla scarsa attenzione al ruolo dei convogli e della logistica, alla mancata creazione di un perimetro di difesa dopo la “vittoria di Pirro” alle Hawaii, il capitolo conclusivo dell’elaborato cerca di dare una risposta alla domanda: “i giapponesi avrebbero potuto vincere la Guerra nel Pacifico?”.
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