Tesi etd-03302015-104423 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
SORRENTINO, MARCO
URN
etd-03302015-104423
Titolo
IL SISTEMA DEI CONTROLLI SOCIETARI: Un'analisi dei costi
Settore scientifico disciplinare
SECS-P/07
Corso di studi
SCIENZE AZIENDALI, ECONOMICHE E MATEMATICO-STATISTICHE APPLICATE ALL'ECONOMIA "FIBONACCI"
Relatori
tutor Prof. Quagli, Alberto
commissario Marchi, Luciano
commissario Cinquini, Lino
commissario Niccolini, Federico
commissario Marchi, Luciano
commissario Cinquini, Lino
commissario Niccolini, Federico
Parole chiave
- audit
- controllo interno
- earnings management
- sistema dei controlli
Data inizio appello
05/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’obiettivo di questo elaborato è quello di definire il “sistema dei controlli”, cercando di evidenziarne le caratteristiche principali, con un particolare studio sui costi che le imprese devono sostenere per tale sistema.
Il sistema dei controlli è inteso come l’insieme di tutti gli organi di controllo, interno ed esterno, che le imprese devono istituire secondo l’impianto normativo europeo e nazionale. Quindi, non saranno oggetto di studio i cosiddetti “enforcer”, ovvero quegli organismi nazionali, quali ad esempio sono in Italia la Banca d’Italia o la Consob, ma ci si riferirà solamente a quegli organi che hanno stretto contatto con le imprese e da cui sono direttamente remunerati.
Ai fini della ricerca ci si riferirà al controllo di tipo economico-finanziario, ovvero a tutti quei controlli che hanno quale obiettivo finale quello di garantire agli investitori la migliore qualità possibile delle informazioni sulle imprese, a partire dal bilancio societario.
L’analisi è stata condotta su un campione di società quotate in alcuni tra i principali Paesi europei (Italia, Francia e Inghilterra), lungo un arco temporale di tre esercizi (2011-2013).
Inoltre, per il solo caso italiano, verrà anche verificato se ci sia una correlazione tra il costo del sistema dei controlli e la qualità delle informazioni che vengono fornite agli investitori, attraverso lo studio di un modello di regressione di earnings management, secondo il metodo di Jones.
Tale ricerca risulta molto interessante in quanto per la prima volta non ci si rivolge esclusivamente al ruolo del revisore esterno, o a particolari organi del controllo interno, ma si vuole considerare il sistema dei controlli nel proprio complesso e nella propria totalità. Cioè, si vuole andare a studiare tutti quegli organi che in un qualche modo incidono nella produzione finale dell’informativa garantita al mercato, individuando quello che è il costo complessivo che le imprese devono sostenere per tale funzione.
La base di partenza è stata la normativa europea. L’Unione Europea, infatti, ha emanato, nel tempo, diverse direttive sull’argomento che sono state progressivamente recepite dagli stati membri. Successivamente, si sono andate a studiare le diverse normative nazionali dei Paesi oggetto di studio.
Dall’analisi sono emerse alcune considerazioni rilevanti. Infatti, mentre la normativa sulla revisione esterna è principalmente di derivazione europea, data la grande precisione e puntualità prevista su tale argomento dalle direttive, lo stesso non può essere detto a riguardo del controllo interno, per il quale è stata data ampia libertà agli Stati membri, che quindi hanno legiferato nei tempi e nei modi preferiti.
L’Unione Europea, infatti, definisce quello che deve essere il ruolo, i caratteri e il costo del revisore esterno, evidenziando tutta una serie di indicazioni che devono essere seguite, mentre, ad esempio, non descrive i modi e le caratteristiche associate al compenso attribuibile agli organi del controllo interno. Tale funzione è lasciata interamente agli Stati membri che, proprio per rispondere a tale esigenza, avevano emanato una sorta di “tariffari”, oggi, però, aboliti per il rispetto della libera concorrenza.
La ricerca mira, quindi, ad individuare, come detto, tutti gli attori che, direttamente scelti dalla società, influiscono sui controlli della dimensione economico-finanziaria dell’impresa e verificare quale sia il loro costo complessivo.
Il metodo attraverso cui si è scelto di effettuare l’indagine è stato quello di una ricerca di tipo “survey”, vale a dire l’emanazione e la spedizione di un questionario destinato alle diverse società quotate dei tre Paesi analizzati.
In particolare sono stati reperiti tutti gli indirizzi di posta elettronica di tutte le società italiane quotate nel mercato di Milano, francesi quotate nel mercato di Parigi e inglesi quotate in quello di Londra ed è stato inviato loro un questionario indicante le principali informazioni a riguardo del compenso e alcune altre caratteristiche dei loro organi di controllo interno.
La scelta è ricaduta su tali Paesi in quanto sono tra i Paesi più grandi all’interno dell’Unione Europea e hanno tutti alcune interessanti peculiarità.
In particolare, è stato dimostrato che l’Italia sia soggetta a frequenti processi di earnings management, per cui la funzione di controllo risulta molto sollecitata, la Francia ha una duplicità di organi di controllo esterno, mentre l’Inghilterra è il Paese dove i controlli sono nati e si sono evoluti.
L’elaborato è suddiviso in cinque capitoli.
Nel corso del primo capitolo è stato introdotto il sistema dei controlli. Dalla nascita della revisione al moltiplicarsi degli organi controllori, in conseguenza ai diversi mutamenti storici e alle crisi finanziarie a cui, nostro malgrado, abbiamo dovuto assistere.
Nel secondo capitolo viene evidenziata la normativa europea di riferimento, sia con riguardo al controllo interno che a quello esterno. Si è, quindi, verificato come i singoli Stati membri, oggetto di indagine, abbiano recepito tali direttive e quale indirizzo abbiano intrapreso. Successivamente, si è valutato quali organi di controllo interno siano previsti in base alle normative nazionali, cercando di descrivere il sistema dei controlli economico-finanziario dei diversi Paesi. Inoltre, per il caso italiano, è stato individuato un problema di sovrapposizione di funzioni, a seguito del proliferare di organi di controllo con compiti non così differenti tra loro.
Nel corso del terzo capitolo è stata visionata la letteratura precedente su tali tematiche. Si è, quindi, partiti dagli studi sull’indipendenza dei controllori, principio più volte sottolineato dall’Unione europea, per poi riferirsi sempre più alle principali caratteristiche, al ruolo e al costo complessivo del controllo interno ed esterno. In particolare, si sono studiati tutti quegli elementi che possano incidere sul compenso e sulla qualità delle informazioni garantite al mercato. Infine, si è andati a vedere alcuni tra i più importanti studi di earnings management, per poter verificare se esistesse una relazione tra il sistema dei controlli e la qualità informativa del bilancio.
Nel quarto capitolo si è studiato il caso italiano, caso molto interessante proprio alla luce del proliferare degli organi di controllo. Si è, quindi, analizzata la bontà di un modello in cui sono stati istituiti un così alto numero di controllori in competizione tra loro o se si potesse instaurare un meccanismo di scarico di responsabilità, più volte denunciato in letteratura. In particolare, è stato fatto un modello di regressione secondo il modello di Jones, verificando la cosiddetta politica degli accrual.
Infine, nel quinto capitolo sono stati messi a confronto i tre Paesi analizzati sulla base delle risposte fornite ai questionari. Si sono, quindi, studiati le differenze e i punti di contatto tra i tre Paesi a riguardo delle diverse caratteristiche dei sistemi di controllo indagati, facendo particolare attenzione al costo complessivo che le imprese devono sostenere in funzione delle diverse previsioni normative nazionali.
Il sistema dei controlli è inteso come l’insieme di tutti gli organi di controllo, interno ed esterno, che le imprese devono istituire secondo l’impianto normativo europeo e nazionale. Quindi, non saranno oggetto di studio i cosiddetti “enforcer”, ovvero quegli organismi nazionali, quali ad esempio sono in Italia la Banca d’Italia o la Consob, ma ci si riferirà solamente a quegli organi che hanno stretto contatto con le imprese e da cui sono direttamente remunerati.
Ai fini della ricerca ci si riferirà al controllo di tipo economico-finanziario, ovvero a tutti quei controlli che hanno quale obiettivo finale quello di garantire agli investitori la migliore qualità possibile delle informazioni sulle imprese, a partire dal bilancio societario.
L’analisi è stata condotta su un campione di società quotate in alcuni tra i principali Paesi europei (Italia, Francia e Inghilterra), lungo un arco temporale di tre esercizi (2011-2013).
Inoltre, per il solo caso italiano, verrà anche verificato se ci sia una correlazione tra il costo del sistema dei controlli e la qualità delle informazioni che vengono fornite agli investitori, attraverso lo studio di un modello di regressione di earnings management, secondo il metodo di Jones.
Tale ricerca risulta molto interessante in quanto per la prima volta non ci si rivolge esclusivamente al ruolo del revisore esterno, o a particolari organi del controllo interno, ma si vuole considerare il sistema dei controlli nel proprio complesso e nella propria totalità. Cioè, si vuole andare a studiare tutti quegli organi che in un qualche modo incidono nella produzione finale dell’informativa garantita al mercato, individuando quello che è il costo complessivo che le imprese devono sostenere per tale funzione.
La base di partenza è stata la normativa europea. L’Unione Europea, infatti, ha emanato, nel tempo, diverse direttive sull’argomento che sono state progressivamente recepite dagli stati membri. Successivamente, si sono andate a studiare le diverse normative nazionali dei Paesi oggetto di studio.
Dall’analisi sono emerse alcune considerazioni rilevanti. Infatti, mentre la normativa sulla revisione esterna è principalmente di derivazione europea, data la grande precisione e puntualità prevista su tale argomento dalle direttive, lo stesso non può essere detto a riguardo del controllo interno, per il quale è stata data ampia libertà agli Stati membri, che quindi hanno legiferato nei tempi e nei modi preferiti.
L’Unione Europea, infatti, definisce quello che deve essere il ruolo, i caratteri e il costo del revisore esterno, evidenziando tutta una serie di indicazioni che devono essere seguite, mentre, ad esempio, non descrive i modi e le caratteristiche associate al compenso attribuibile agli organi del controllo interno. Tale funzione è lasciata interamente agli Stati membri che, proprio per rispondere a tale esigenza, avevano emanato una sorta di “tariffari”, oggi, però, aboliti per il rispetto della libera concorrenza.
La ricerca mira, quindi, ad individuare, come detto, tutti gli attori che, direttamente scelti dalla società, influiscono sui controlli della dimensione economico-finanziaria dell’impresa e verificare quale sia il loro costo complessivo.
Il metodo attraverso cui si è scelto di effettuare l’indagine è stato quello di una ricerca di tipo “survey”, vale a dire l’emanazione e la spedizione di un questionario destinato alle diverse società quotate dei tre Paesi analizzati.
In particolare sono stati reperiti tutti gli indirizzi di posta elettronica di tutte le società italiane quotate nel mercato di Milano, francesi quotate nel mercato di Parigi e inglesi quotate in quello di Londra ed è stato inviato loro un questionario indicante le principali informazioni a riguardo del compenso e alcune altre caratteristiche dei loro organi di controllo interno.
La scelta è ricaduta su tali Paesi in quanto sono tra i Paesi più grandi all’interno dell’Unione Europea e hanno tutti alcune interessanti peculiarità.
In particolare, è stato dimostrato che l’Italia sia soggetta a frequenti processi di earnings management, per cui la funzione di controllo risulta molto sollecitata, la Francia ha una duplicità di organi di controllo esterno, mentre l’Inghilterra è il Paese dove i controlli sono nati e si sono evoluti.
L’elaborato è suddiviso in cinque capitoli.
Nel corso del primo capitolo è stato introdotto il sistema dei controlli. Dalla nascita della revisione al moltiplicarsi degli organi controllori, in conseguenza ai diversi mutamenti storici e alle crisi finanziarie a cui, nostro malgrado, abbiamo dovuto assistere.
Nel secondo capitolo viene evidenziata la normativa europea di riferimento, sia con riguardo al controllo interno che a quello esterno. Si è, quindi, verificato come i singoli Stati membri, oggetto di indagine, abbiano recepito tali direttive e quale indirizzo abbiano intrapreso. Successivamente, si è valutato quali organi di controllo interno siano previsti in base alle normative nazionali, cercando di descrivere il sistema dei controlli economico-finanziario dei diversi Paesi. Inoltre, per il caso italiano, è stato individuato un problema di sovrapposizione di funzioni, a seguito del proliferare di organi di controllo con compiti non così differenti tra loro.
Nel corso del terzo capitolo è stata visionata la letteratura precedente su tali tematiche. Si è, quindi, partiti dagli studi sull’indipendenza dei controllori, principio più volte sottolineato dall’Unione europea, per poi riferirsi sempre più alle principali caratteristiche, al ruolo e al costo complessivo del controllo interno ed esterno. In particolare, si sono studiati tutti quegli elementi che possano incidere sul compenso e sulla qualità delle informazioni garantite al mercato. Infine, si è andati a vedere alcuni tra i più importanti studi di earnings management, per poter verificare se esistesse una relazione tra il sistema dei controlli e la qualità informativa del bilancio.
Nel quarto capitolo si è studiato il caso italiano, caso molto interessante proprio alla luce del proliferare degli organi di controllo. Si è, quindi, analizzata la bontà di un modello in cui sono stati istituiti un così alto numero di controllori in competizione tra loro o se si potesse instaurare un meccanismo di scarico di responsabilità, più volte denunciato in letteratura. In particolare, è stato fatto un modello di regressione secondo il modello di Jones, verificando la cosiddetta politica degli accrual.
Infine, nel quinto capitolo sono stati messi a confronto i tre Paesi analizzati sulla base delle risposte fornite ai questionari. Si sono, quindi, studiati le differenze e i punti di contatto tra i tre Paesi a riguardo delle diverse caratteristiche dei sistemi di controllo indagati, facendo particolare attenzione al costo complessivo che le imprese devono sostenere in funzione delle diverse previsioni normative nazionali.
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