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Il lavoro in questione si propone di analizzare inizialmente i caratteri peculiari dell'eresia catara e le sue manifestazioni in Italia con particolare riferimento alla Toscana. Dopo una breve trattazione sul credo e i sacramenti catari, si passa a parlare della creazione di una vera e propria chiesa catara a Firenze, con tanto di vescovi, i suoi rapporti con il comune cittadino e con la popolazione. Successivamente vengono analizzate le prime mosse adottate dalla chiesa di Roma per contrastare questa piaga, con brevi riferimenti al ruolo esercitato dai frati Domenicani nell'esercizio dell'inquisizione. L'attenzione si sposta quindi all'ordine minoritico e all'affidamento a questo dell'incarico inquisitoriale con tutte le problematiche che da esso derivano ( c'é infatti anche un breve accenno agli scritti di San Francesco, nei quali il fondatore dell'Ordine parla di misericordia nel giudicare gli infedeli). Da questo momento l'attenzione si sposta sul l'analisi di un processo svoltosi a Firenze intorno al 1280 nei confronti di Saraceno Paganelli, uomo cataro e di fede ghibellina. Prendendo le mosse da questo avvenimento, si cerca di spiegare come la politica abbia influito notevolmente non solo in questo, ma anche in altri processi tenutisi in questi stessi anni a Firenze e Pisa, per concludere con la teoria secondo cui le accuse mosse contro persone appartenenti allo schieramento ghibellino con le relative condanne ( soprattutto quelle pronunciate post mortem) sono derivate soprattutto da motivazioni politiche più che prettamente religiose.