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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-03282014-140223


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RATANO, FRANCESCO
URN
etd-03282014-140223
Titolo
Cittadini come consumatori politici: la costruzione del consenso attraverso le immagini della propaganda ufficiale e della pubblicita commerciale. Una comparazione tra il regime fascista e quello peronista.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTA'
Relatori
relatore Prof. Pezzino, Paolo
Parole chiave
  • fascismo
  • peronismo
  • propaganda
  • pubblicità
  • stampa
Data inizio appello
23/04/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nell'opera “la fabbrica del consenso”, Philip Cannistraro evidenzia come in periodo di guerra, visti i deludenti risultati e il progressivo sfaldarsi del consenso verso il fascismo, il governo Italiano si prodigò in uno sforzo propagandistico maggiore rispetto gli anni precedenti:

...in Africa Mussolini aveva combattuto una guerra popolare, ora lo stato dell'opinione pubblica imponeva un compito estremamente difficile, che si faceva di giorno in giorno più impossibile. Immediatamente, dopo la dichiarazione di guerra italiana l'ispettore provinciale del Pnf, Pietro Capoferri informò il ministero che in nessuna regione del paese l'opinione pubblica era schierata in maniera compatta dietro l'intervento, ammonì circa la gravità della situazione ed esortò a sviluppare con urgenza una più seria e sistematica propaganda fascista. […] la nuova linea puntava ad uno sforzo totale, a quella che Pavolini chiamò la propaganda “invisibile”, vale a dire una propaganda che non sembrasse fabbricata, che non portasse il marchio dell'ufficialità.1

Cannistraro coglie di certo uno degli aspetti fondamentali della propaganda del fascismo, l'aspirazione cioè ad avere una dimensione onnipresente cercando di presentarsi anche al di fuori del circuito della propaganda ufficiale, appunto come “propaganda invisibile”.
Oggi, a più di trent'anni dall'opera di Cannistraro, analizzando l'iconografia delle riviste illustrate e dei giornali, all'epoca i principali mass media, possiamo verificare che in realtà la propaganda aveva già una propria dimensione praticamente “totale” molti anni prima del 1940 e che un certo tipo di “propaganda invisibile” , cioè priva del marchio d'ufficialità, era assai diffusa già a metà degli anni '20: la pubblicità commerciale. Oggetto di studio del presente lavoro è l'utilizzo delle immagini nei periodici, quindi sia le raffigurazioni che le pubblicità, come strumento di propaganda nel fascismo e nel peronismo. La forza della propaganda dei regimi consisteva infatti nell'avere numerosi aspetti, talvolta invisibili, che cercavano di coinvolgere la popolazione nella sua totalità: dai libri di scuola per bambini e bambine ricchi di immagini di Mussolini, di Evita e di Perón2, alle riviste illustrate che riportavano articoli di livello culturale medio, consigli per la casa, storie di vita quotidiana e romanzi a puntate, il tutto disseminato da vari piccoli elementi di propaganda. Il progressivo e coatto assoggettamento della stampa alle istituzioni dei regimi comporterà la sua progressiva trasformazione in vero e proprio strumento della macchina del consenso. E' molto importante pertanto tenere in considerazione che i periodici, riviste e quotidiani, rappresentavano all'epoca il più importante e diffuso mass-media sia in Italia che in Argentina3; si tenga presente che intorno agli anni venti le due maggiori testate dei due paesi Il corriere della Sera e La prensa avevano una tiratura media giornaliera di oltre mezzo milione di copie. Nella sua opera (1983) lo studioso del peronismo Alberto Ciria marca una differenza netta tra fascismo e peronismo, ma afferma che nella censura e nell'appropriazione dei mezzi di comunicazione di massa sta la migliore identificazione dei due regimi4. La censura dei due regimi con frequente ricorso alla violenza, incendi delle sedi e intimidazioni giunse alla totale eliminazione della stampa avversaria e al monopolio assoluto dell'informazione. Ottenuto il controllo della carta stampata, entrambi i regimi ne faranno il principale strumento di propaganda. La pubblicità, come illustrato dai due esempi, si adattò al nuovo contesto societario adottando una nuova veste grafica che rimandava spesso direttamente all'iconografia dei regimi e divenendo a sua volta, un ulteriore non ufficiale canale di propaganda.
Negli anni che interessano lo studio (1922-1945 per il fascismo e 1946-1955 per il peronismo), le società Italiana e Argentina sono caratterizzate anche dal lento avanzare del consumo di massa. Questo nuovo modello di consumo proveniva dagli Stati Uniti assieme ad altri prodotti commerciali: la radio, il frigorifero, l'auto utilitaria e culturali: il cinema di Hollywood e la musica moderna (come il jazz, il charleston ed altri generi). Questo sistema organizzativo comprendeva sia un nuovo modello di produzione industriale (secondo il modello Fordista) che una diversa funzione del marketing, cioè un sistema che oltre a vendere i prodotti pubblicizzava il loro ruolo nella società. Elemento peculiare di questo nuovo modello di società infatti era la scomparsa delle classi sociali basate sulla nascita ed il sorgere di un nuovo tipo di gerarchia sociale che si basava sui prodotti acquistati; come scrive Victoria de Grazia riguardo questo modello di società:

le sperequazioni sociali, [negli Stati Uniti] sebbene più forti che in Europa non avevano presa poiché non basate su alcun principio di diseguaglianza ereditato dal feudalesimo. La nuova classe era determinata dal pregio del prodotto di consumo e la campagna di marketing si sviluppò rapidamente inserendo negli animi la necessaria necessità di assomigliare ad altri, ai migliori. Non più classi sociali ma classi di consumo.5

Con l'introduzione in Europa e in Sudamerica di prodotti Statunitensi, sociali, commerciali e culturali, il nuovo tipo di società consumista giunse nel tempo a modificare le abitudini e i desideri dei cittadini.
La comparazione del regime fascista e quello peronista, oggetto del presente lavoro, mette in luce numerose similitudini: controllo ed organizzazione della società, censura, mito del capo; la principale differenza tra i due regimi è però proprio nel loro rapportarsi alla società del consumo di massa, il cui avvento caratterizza in tutto il mondo il passaggio dagli anni quaranta ai cinquanta, quindi dal periodo della guerra e dei totalitarismi europei al mondo bipolare della guerra fredda.
Il prende in analisi i periodici del tempo come principali mass-media, quindi: la loro dimensione come strumenti di propaganda dei regimi, come vettori privilegiati del messaggio pubblicitario e come queste due dimensioni si troveranno in numerosi casi a coincidere. Attraverso questa comparazione stabilire un paragone tra due regimi totalitari analoghi, per rappresentare come proprio nel rapporto con la società di consumo, si concretizza la differenza principale tra fascismo e peronismo e soprattutto tra il un regime totalitario ed un governo populista.
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