Tesi etd-03272023-181148 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MUGNIECO, SARA
URN
etd-03272023-181148
Titolo
Autodeterminazione e diritto alla vita: quale rapporto?
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Murgo, Caterina
Parole chiave
- casi italiani di suicidio assistito
- consenso informato
- corte costituzionale sent. 242/2019
- ddl. 2553/2022
- disposizioni anticipate di trattamento
- eutanasia Belgio
- eutanasia Belgio diritto di morire
- l. 219/2017
- morire dignitosamente
- principio di autodeterminazione
- suicidio assistito
- testamento biologico
Data inizio appello
17/04/2023
Consultabilità
Completa
Riassunto
Eutanasia, suicidio assistito, diritto di morire dignitosamente, sono tutti argomenti che, in tempi recenti, hanno scosso gli animi di molti uomini e dato una spinta verso un’apertura sempre maggiore.
Affrontare temi del genere rimanda inevitabilmente a tematiche sociali, religiose, mediche che non possono essere trascurate, ma, al contrario, vanno bilanciate tra di loro per cercare di permettere ad ogni individuo di autodeterminarsi nelle scelte riguardanti la propria salute e la propria vita.
La disciplina più recente espressa nella l. 219/2017, rappresenta un primo passo verso la piena libertà di cura, tanto nella sua accezione positiva quanto in quella negativa, introducendo il tema del consenso informato, il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari salva-vita e riconoscendo un diritto di scelta anche al soggetto che si trova in uno stato di incapacità, aprendo così le porte alle disposizioni anticipate di trattamento e all’ascolto del minore capace di discernimento.
Nonostante gran parte della dottrina e della giurisprudenza, così come dimostrano la sentenza di rinvio della Corte costituzionale del 2018 e la n. 242/2019 dettando le condizioni di accesso al suicidio medicalizzato, siano sempre più propensi ad abbattere gli ultimi ostacoli verso la legalizzazione del suicidio assistito, il nostro ordinamento è ancora indietro rispetto agli altri Stati esteri che hanno, invece, adottato una disciplina più progressista, come il Belgio e l’Olanda.
Alla luce degli interventi più recenti che hanno interessato il nostro Paese, passando dal caso Englaro, tappa decisiva nel percorso evolutivo in tema di fine-vita, arrivando al noto caso dj Fabo, all’introduzione della clausola di non punibilità di chi favorisce il proposito suicidario, siamo arrivati nell’agosto del 2022 ad assistere al primo caso italiano di suicidio medicalmente assistito: Federico Carboni e gli altri dopo di lui.
Ad oggi è ancora in discussione il ddl 2553 del 2022, nella speranza che anche l'Italia abbia finalmente una legge che disciplini in modo chiaro e dettagliato la morte medicalmente assistita, permettendo a chi lo desideri di morire dignitosamente.
Affrontare temi del genere rimanda inevitabilmente a tematiche sociali, religiose, mediche che non possono essere trascurate, ma, al contrario, vanno bilanciate tra di loro per cercare di permettere ad ogni individuo di autodeterminarsi nelle scelte riguardanti la propria salute e la propria vita.
La disciplina più recente espressa nella l. 219/2017, rappresenta un primo passo verso la piena libertà di cura, tanto nella sua accezione positiva quanto in quella negativa, introducendo il tema del consenso informato, il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari salva-vita e riconoscendo un diritto di scelta anche al soggetto che si trova in uno stato di incapacità, aprendo così le porte alle disposizioni anticipate di trattamento e all’ascolto del minore capace di discernimento.
Nonostante gran parte della dottrina e della giurisprudenza, così come dimostrano la sentenza di rinvio della Corte costituzionale del 2018 e la n. 242/2019 dettando le condizioni di accesso al suicidio medicalizzato, siano sempre più propensi ad abbattere gli ultimi ostacoli verso la legalizzazione del suicidio assistito, il nostro ordinamento è ancora indietro rispetto agli altri Stati esteri che hanno, invece, adottato una disciplina più progressista, come il Belgio e l’Olanda.
Alla luce degli interventi più recenti che hanno interessato il nostro Paese, passando dal caso Englaro, tappa decisiva nel percorso evolutivo in tema di fine-vita, arrivando al noto caso dj Fabo, all’introduzione della clausola di non punibilità di chi favorisce il proposito suicidario, siamo arrivati nell’agosto del 2022 ad assistere al primo caso italiano di suicidio medicalmente assistito: Federico Carboni e gli altri dopo di lui.
Ad oggi è ancora in discussione il ddl 2553 del 2022, nella speranza che anche l'Italia abbia finalmente una legge che disciplini in modo chiaro e dettagliato la morte medicalmente assistita, permettendo a chi lo desideri di morire dignitosamente.
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