Tesi etd-03272015-093023 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ZACCAGNINI, VIRGINIA
URN
etd-03272015-093023
Titolo
"La compassione in Aristotele e l'interpretazione di Martha Nussbaum”
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa Fussi, Alessandra
controrelatore Prof.ssa Sassi, Maria Michela
controrelatore Prof.ssa Sassi, Maria Michela
Parole chiave
- eleos
- emozioni
- giudizi
- katharsis
- oiktos
- opinioni
- pathe
- paura
- pietà
- teoria cognitiva delle emozioni
- tragedia
- virtù
Data inizio appello
13/04/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
In questo lavoro mi occupo della compassione. In particolare mi sono dedicata allo studio della compassione in Aristotele, per poi affiancarla ad un approfondimento della ripresa contemporanea che ne fa Martha Nussbaum, nella convinzione che un modo fruttifero di accostarsi al pensiero antico sia quello di leggerlo anche con gli occhi della contemporaneità, in modo da farne risaltare sfaccettature e possibilità di sviluppo diverse. Il mio scopo è studiare la compassione nel dettaglio sulla base di una definizione, quella aristotelica, che è rimasta fondamentale nel paradigma concettuale di riferimento relativo alla compassione; su queste basi ho potuto analizzare la proposta di Nussbaum per la compassione, che mi sembra importante prendere in considerazione se si è interessati al problema del rapporto fra emozioni, etica, morale, vita pubblica, qualità della vita civica e in generale al ruolo che la compassione gioca o può giocare in etica e nella costruzione di una società migliore. Le domande fondamentali cui si rivolge il mio lavoro – pur senza cercare, per ovvi motivi di tempo e spazio, di fornire risposte complete, bensì offrendo piuttosto un contributo – riguardano la possibilità di considerare la compassione un’emozione “morale”, la possibilità della compassione di generare azioni morali, la valutazione della compassione come risposta cognitiva in sé e la possibilità di inserirla in una teoria etica normativa. La domanda fondamentale sottesa alla mia ricerca è dunque se abbia o meno senso pensare alla compassione in termini morali, o se piuttosto sarebbe più corretto ed utile pensarla su di un piano etico, ed inserirla all’interno di un sistema etico della virtù come, argomento nel testo, Aristotele fa.
Ho dunque analizzato la definizione e la fenomenologia della compassione offerta da Aristotele nella Retorica, cercando di mostrarne la natura moralmente neutra. Mi sono quindi concentrata sulla natura e sul ruolo della compassione come emozione tragica, analizzando la Poetica e la Politica, per completare lo studio della sua fenomenologia, ma soprattutto per comprendere se essa avesse un carattere morale in senso lato, in quanto facente parte di un progetto educativo portato avanti attraverso la tragedia. Sostengo sia possibile argomentare che la compassione per Aristotele non fosse una virtù, non contenesse il desiderio di agire e non fosse quindi condizione necessaria e sufficiente di comportamenti di aiuto, e che non avesse di conseguenza un carattere morale. Argomento inoltre che il carattere cognitivo attribuibile alle emozioni nel pensiero aristotelico investe anche la fruizione della tragedia, che però si limita ad essere un’esperienza cognitiva estetica, non educativa nel senso pieno del termine. Cerco poi di distinguere la funzione educativa dalle occasioni di apprendimento offerte dalla dinamica tragica per mezzo delle emozioni, che veicolano la comprensione del senso del tragico e del suo ruolo nella vita umana. Sostengo però che c’è differenza fra l’educazione alla virtù e la comprensione della condizione esistenziale dell’essere umano permessa dalla fruizione delle opere teatrali.
Passo poi ad occuparmi del pensiero di Martha Nussbaum, mettendo in evidenza le ragioni e le modalità del suo essere neo-aristotelica; analizzo quindi la sua interpretazione cognitivista della phantasia – sulla base di un’analisi dei testi psicologici, De anima e De motu animalium – della tragedia, e infine la sua critica alla definizione aristotelica della compassione. Formulo alcune obiezioni al modo in cui Nussbaum costruisce la struttura cognitiva della compassione: basandosi su quella aristotelica, sostituisce però uno dei requisiti posti da Aristotele, giungendo così a modificare sostanzialmente l’essenza stessa della compassione come emozione.
Infine discuto brevemente, sulla base del lavoro svolto fin qui, una personale interpretazione della compassione.
Ho dunque analizzato la definizione e la fenomenologia della compassione offerta da Aristotele nella Retorica, cercando di mostrarne la natura moralmente neutra. Mi sono quindi concentrata sulla natura e sul ruolo della compassione come emozione tragica, analizzando la Poetica e la Politica, per completare lo studio della sua fenomenologia, ma soprattutto per comprendere se essa avesse un carattere morale in senso lato, in quanto facente parte di un progetto educativo portato avanti attraverso la tragedia. Sostengo sia possibile argomentare che la compassione per Aristotele non fosse una virtù, non contenesse il desiderio di agire e non fosse quindi condizione necessaria e sufficiente di comportamenti di aiuto, e che non avesse di conseguenza un carattere morale. Argomento inoltre che il carattere cognitivo attribuibile alle emozioni nel pensiero aristotelico investe anche la fruizione della tragedia, che però si limita ad essere un’esperienza cognitiva estetica, non educativa nel senso pieno del termine. Cerco poi di distinguere la funzione educativa dalle occasioni di apprendimento offerte dalla dinamica tragica per mezzo delle emozioni, che veicolano la comprensione del senso del tragico e del suo ruolo nella vita umana. Sostengo però che c’è differenza fra l’educazione alla virtù e la comprensione della condizione esistenziale dell’essere umano permessa dalla fruizione delle opere teatrali.
Passo poi ad occuparmi del pensiero di Martha Nussbaum, mettendo in evidenza le ragioni e le modalità del suo essere neo-aristotelica; analizzo quindi la sua interpretazione cognitivista della phantasia – sulla base di un’analisi dei testi psicologici, De anima e De motu animalium – della tragedia, e infine la sua critica alla definizione aristotelica della compassione. Formulo alcune obiezioni al modo in cui Nussbaum costruisce la struttura cognitiva della compassione: basandosi su quella aristotelica, sostituisce però uno dei requisiti posti da Aristotele, giungendo così a modificare sostanzialmente l’essenza stessa della compassione come emozione.
Infine discuto brevemente, sulla base del lavoro svolto fin qui, una personale interpretazione della compassione.
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