Tesi etd-03272013-105613 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CACIAGLI, CARLOTTA
URN
etd-03272013-105613
Titolo
Il dominio nel simbolico. Un itinerario nel pensiero di Bourdieu, Butler, Benjamin.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Dott.ssa Bora, Paola Argentina
Parole chiave
- Dominio
Data inizio appello
22/04/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questa tesi si propone di analizzare il concetto di dominio ripercorrendo un itinerario all'interno del pensiero di Pierre Bourdieu, Judith Butler e Jessica Benjamin. La scelta di fare riferimento a questi tre autori in particolare, permette di trattare la tematica del dominio da un punto di vista sociologico, filosofico e psicanalitico insieme, indagando le strategie, gli strumenti e le strutture in cui storicamente certe relazioni si sono affermate come "non-relazioni" di dominio e riflettere su come si siano radicate nella nostra vita, sia a livello collettivo che individuale.
Il dominio si rende possibile in quanto tale, solo attraverso la sua reificazione, attraverso una conferma che può attuarsi solo su un piano simbolico. Se è vero che ogni relazione di potere che si trasforma in uno stato di dominio, si attua sul corpo, è altrettanto vero che ha bisogno di negare la sua dimensione fisica e di affermare quella simbolica e fantasmatica per perpetuarsi. Il dominio si delinea, in ultima istanza, come un dominio simbolico, che permette di misconoscere l'atto arbitrario che lo crea affermandolo come naturale e necessario, come l'unica configurazione possibile. Ma analizzare il dominio in questo senso, non può prescindere dall'urgenza di porre la questione di un'azione etica che a tale dominio cerchi di rispondere. Il simbolico, oltre a strutturare il dominio, pone immediatamente le basi teoriche e pratiche per trattare il tema della resistenza. Nella misura in cui il simbolo performa la realtà, la sua messa in discussione può tradursi nell'occasione di una nuova simbologia che recuperi gli scarti e le esclusioni della storia attuandole nella forma della critica costante. Un'impostazione metodologica così costituita è allo stesso tempo, l'atteggiamento etico che, a mio avviso, in forme e linguaggi diversi, emerge dal pensiero dei tre autori che ho preso in considerazione. Se i percorsi epistemologici qui trattati sono, senza dubbio, molto diversi (ma anche simili per molti aspetti), ritengo che proprio da quest'eteronomia sia interessante prendere le mosse per pensare e ripensare la nostra presenza nel mondo.
Oltre ad essere un'illustrazione teorica, questa tesi ha voluto essere, da un punto di vista metodologico, la messa in pratica del superamento di un'impostazione dualistica che, ha costituito storicamente la base per l'affermarsi del dominio. Riflettere sui limiti e sui confini che ci caratterizzano nella forma dello spostamento possibile e del ricollocamento significa affermare la necessità etica ed epistemologica di essere implicati sempre e comunque nell'orizzonte che ci caratterizza ma negandone i determinismi. Riflettere sul dominio diventa un atteggiamento critico ed etico che mette in gioco sempre e di nuovo il dato della storia e lo riattualizza recuperandone gli scarti. Resistere non è un fatto sostanziale e negare il dominio, subito o esercitato, non significa attuare un cambiamento ontologico. Significa dotarsi degli strumenti per cambiare posizione, punto di vista, collocamento. Per comprendere ciò, dobbiamo rinunciare a una visione sostanzialistica dell'essere umano e della società, e abbracciarne una relazionale che sia in grado di teorizzare le asimmetrie della storia come aperture possibili. Pensare il dominio e praticare la resistenza diventa un tutt'uno, un operazione appunto filosofica, sociologica e politica insieme.
Il dominio si rende possibile in quanto tale, solo attraverso la sua reificazione, attraverso una conferma che può attuarsi solo su un piano simbolico. Se è vero che ogni relazione di potere che si trasforma in uno stato di dominio, si attua sul corpo, è altrettanto vero che ha bisogno di negare la sua dimensione fisica e di affermare quella simbolica e fantasmatica per perpetuarsi. Il dominio si delinea, in ultima istanza, come un dominio simbolico, che permette di misconoscere l'atto arbitrario che lo crea affermandolo come naturale e necessario, come l'unica configurazione possibile. Ma analizzare il dominio in questo senso, non può prescindere dall'urgenza di porre la questione di un'azione etica che a tale dominio cerchi di rispondere. Il simbolico, oltre a strutturare il dominio, pone immediatamente le basi teoriche e pratiche per trattare il tema della resistenza. Nella misura in cui il simbolo performa la realtà, la sua messa in discussione può tradursi nell'occasione di una nuova simbologia che recuperi gli scarti e le esclusioni della storia attuandole nella forma della critica costante. Un'impostazione metodologica così costituita è allo stesso tempo, l'atteggiamento etico che, a mio avviso, in forme e linguaggi diversi, emerge dal pensiero dei tre autori che ho preso in considerazione. Se i percorsi epistemologici qui trattati sono, senza dubbio, molto diversi (ma anche simili per molti aspetti), ritengo che proprio da quest'eteronomia sia interessante prendere le mosse per pensare e ripensare la nostra presenza nel mondo.
Oltre ad essere un'illustrazione teorica, questa tesi ha voluto essere, da un punto di vista metodologico, la messa in pratica del superamento di un'impostazione dualistica che, ha costituito storicamente la base per l'affermarsi del dominio. Riflettere sui limiti e sui confini che ci caratterizzano nella forma dello spostamento possibile e del ricollocamento significa affermare la necessità etica ed epistemologica di essere implicati sempre e comunque nell'orizzonte che ci caratterizza ma negandone i determinismi. Riflettere sul dominio diventa un atteggiamento critico ed etico che mette in gioco sempre e di nuovo il dato della storia e lo riattualizza recuperandone gli scarti. Resistere non è un fatto sostanziale e negare il dominio, subito o esercitato, non significa attuare un cambiamento ontologico. Significa dotarsi degli strumenti per cambiare posizione, punto di vista, collocamento. Per comprendere ciò, dobbiamo rinunciare a una visione sostanzialistica dell'essere umano e della società, e abbracciarne una relazionale che sia in grado di teorizzare le asimmetrie della storia come aperture possibili. Pensare il dominio e praticare la resistenza diventa un tutt'uno, un operazione appunto filosofica, sociologica e politica insieme.
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TESI_MAG...NTERA.pdf | 1.24 Mb |
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