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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03252023-163753


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GIOVANNONI, CATERINA
URN
etd-03252023-163753
Titolo
La concorrenza sleale e l'imitazione servile: origine, evoluzione e prospettive
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Kutufà, Ilaria
Parole chiave
  • concorrenza sleale
  • forma
  • imitazione servile
  • look alike
  • prodotto
Data inizio appello
17/04/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/04/2093
Riassunto
Con l’elaborato in esame, ci si è posti l’obiettivo di analizzare la funzione della forma del prodotto come un bene da tutelare dal punto di vista giuridico, concentrandosi sull’istituto del divieto dell’imitazione servile, ravvisabile nell’imitazione pedissequa dell’altrui confezione volta a indurre il consumatore in confusione.
Si tratta di una fattispecie rientrante tra gli atti di concorrenza sleale confusoria, disciplinati dall’art. 2598 n.1 del Codice civile; in particolare l’articolo di riferimento espone il fenomeno solo sinteticamente motivo per il quale con il presente lavoro si è proceduto alla trattazione e all’approfondimento del tema con lo scopo di delineare quando sia possibile e sulla base di quali presupposti, nel panorama attuale, parlare di imitazione servile nonché la modalità di coordinamento con le altre discipline volte alla tutela della forma del prodotto.
Si è cercato di porci anche in un’ottica evolutiva della tutela non più limitata alla forma e al packaging del prodotto ma a un’idea più ampia di segno distintivo quale può essere il concept store di un negozio o un sito web.
Si è ritenuto opportuno, nel primo capitolo, offrire una trattazione della fattispecie della concorrenza sleale confusoria in generale, per poi affrontare, più nel dettaglio, l’istituto dell’imitazione servile, da prima in riferimento alla sua evoluzione storica facendo accenno alla sua origine, datata prima all’entrata in vigore del nostro Codice civile. Si è provveduto a fare riferimento anche alla Convenzione d’unione (art. 10 bis) e al Codice della proprietà industriale introdotto nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 10 febbraio 2005, n.30.
Successivamente nel secondo capitolo, sempre in riferimento alla tutela della forma del prodotto si è trattato del difficile coordinamento e delle problematiche affrontate da giurisprudenza e dottrina per arrivare a un punto di incontro tra la disciplina dell’imitazione servile e la tutela brevettuale in riferimento alle forme funzionali, inderogabili e ornamentali del prodotto, in particolare circa la possibilità di applicazione della tutela perpetua del divieto di imitazione servile a seguito della scadenza della tutela brevettuale; con riferimento ai cambiamenti avvenuti sulla questione a seguito della nuova normativa sul design come conseguenza del recepimento nel nostro Paese della direttiva n. 71 del 13 ottobre del 1998 della Comunità Europea e del Regolamento Comunitario 6/2002.
Nel terzo capitolo si è proceduto all’esame di due casi giurisprudenziali, il primo il caso “Thun” in cui viene riscontrato l’illecito dell’imitazione servile da parte di un’azienda concorrente di alcune celebri statuette di arredamento Thun. Diversamente il secondo caso “Kiko-Wycon” attiene all’imitazione da parte di Wjcon dell’arredamento interno dei negozi del Franchising Kiko, risulta questa la prima fattispecie in cui ci si è mossi verso una tutela sulla base del diritto d’autore del concept store. Nonostante nel caso non si parli espressamente di imitazione servile abbiamo ritenuto interessante analizzarlo, ponendosi in un’ottica futura di evoluzione del concetto di concorrenza sleale consuforia, non più limitata al singolo oggetto ma un’idea più ampia quale quella di concept store.
Per ultimo è stato affrontato il fenomeno di difficile delimitazione del Look alike, fenomeno economico/giuridico emergente nel nostro Paese ma di origine angloamericano.
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