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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03252022-205037


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MOCCIA, EMILIA
URN
etd-03252022-205037
Titolo
I modi dell'invettiva nella "De domo sua" di Cicerone
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
relatore Prof. Russo, Alessandro
correlatore Prof.ssa Rossi Linguanti, Elena
Parole chiave
  • insulti
  • invettiva
  • Clodio
  • Cicerone
Data inizio appello
14/04/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/04/2092
Riassunto
La De domo sua, orazione pronunciata da Cicerone dopo il ritorno dall’esilio per ottenere la piena reintegrazione dei beni confiscatigli, costituisce un brillante esempio dell’arte ciceroniana della vituperatio. Pur trattandosi, infatti, di un discorso giudiziario, perché pronunciato di fronte a una giuria di pontefici con poteri decisionali, nei toni e nei modi assomiglia molto di più a un discorso politico, in cui lo scontro avviene sul terreno della politica e le parti individuano nella diffamazione personale il mezzo più efficace per influenzare l’uditorio. Mentre la materia processuale rimane sullo sfondo, l’oratore, da un lato formula continue affermazioni catastrofiche sulla situazione della repubblica, facendola apparire sempre sull’orlo del collasso a causa dell’azione sovversiva e violenta di Clodio e delle sue bande, dall’altro, sempre ricorrendo all’esagerazione, presenta l’avversario come un individuo dedito a vizi nella sfera privata, preda permanente di furor e collera e criminale di stato. Il presente lavoro si occupa di analizzare sistematicamente i modi e i termini dell’invettiva impiegati da Cicerone nel discorso, per denigrare il bersaglio, recuperare l’autorità perduta e per suscitare nei giudici paura per il futuro e desiderio di azione punitiva contro un soggetto che non è solo suo nemico personale, ma nemico pubblico.

“De domo sua” is an oration that Cicero pronounced, after his return from exile, in order to be fully reintegrated into his property and it is a brilliant example of the ciceronian art of vituperatio. Although it is, in fact, a judicial speech, for the fact that it is pronuonced in front of a jury of pontiffs with decisional power, for tones and ways it looks much more like a political speech, in which the fight takes places in the field of politics and the parties use personal abuse as the most effective means to influence the audience. The procedural matter remains in the background. On one hand, the orator continuously makes catastrophic statements about the Republic’s situation, making it always appear on the verge of ruin due to Clodius’ and his gangs’ subversive and violent action, on the other hand, he uses exaggeration to describe the adversary as a person who is devoted to vices in his private life, always prey to fury and anger and as a criminal.
This work systematically analyses ways and language of the invective that Cicero uses in his speech not only to denigrate the target and to regain his lost authority, but also to arouse fear in judges towards the future and lead them to punish a man who isn’t just his personal adversary, but a public enemy.
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