Tesi etd-03252021-204539 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ZAPPONE, DONATELLO
URN
etd-03252021-204539
Titolo
«Muovere a compassione»: teoria e prassi dell’epilogo in Apsine (Ars 10, 15 – 47)
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
relatore Prof.ssa Luzzatto, Maria Tanja
correlatore Prof. Taddei, Andrea
correlatore Prof. Taddei, Andrea
Parole chiave
- Apsine
- Apsines
- Ars Rhetorica
- eleos
- epilogo
- epilogue
- pathos
- peroration
- pietà
- pity
- retorica
- rhetoric
Data inizio appello
26/04/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/04/2091
Riassunto
In questa tesi viene presa in esame una sezione che tratta con straordinaria ampiezza uno degli aspetti fondamentali dell’epilogo di un discorso retorico, quello che riguarda la mozione degli affetti. Tale trattazione è situata alla fine di una Τέχνη ῥητορική tradizionalmente attribuita ad Apsine, retore del III secolo d. C., che certamente non è uno dei personaggi più noti nel panorama della retorica antica ma che deve essere stato sicuramente molto famoso ai suoi tempi, ricoprendo le cariche di console e di insegnante di retorica ad Atene. Questo sviluppo finale si rivela per vari aspetti particolarmente interessante, dal momento che non troviamo altrove nel panorama della retorica antica una trattazione tanto ampia e dettagliata sull’elemento dell’eleos, con un grande numero di citazioni classiche e di argomenti volti ad esemplificare gli espedienti progressivamente illustrati da Apsine per destare sentimenti di pietà e coinvolgere emotivamente l’uditorio cui è rivolta la perorazione.
Sono presenti, d’altra parte, anche dei problemi di attribuzione sia dell’intera Τέχνη ῥητορική sia del capitolo sull’epilogo. Tuttavia, nonostante la paternità del trattato sia stata messa in discussione, è sostanzialmente ferma la sua datazione, dato che è un’opera del pieno impero. Ai problemi di attribuzione e ai problemi su Apsine in generale, segue una specifica discussione sulla topica e sulla storia dell’epilogo nella retorica antica. Nella seconda parte della tesi, infine, l’attenzione è dedicata esclusivamente alla parte conclusiva della perorazione, quella patetica, tramandata sotto il nome di περὶ ἐλέου, di cui è fornita una dettagliata analisi filologica.
Lo sviluppo sull’eleos è molto rilevante per due motivi: innanzitutto, come si è detto, rappresenta un unicum nella storia della retorica, dal momento che è uno svolgimento particolarmente ampio e ricco di esempi che ci porta nel cuore della prassi declamatoria dell’età imperiale e ci fornisce molte chiavi per comprendere l’esercizio della declamatio; in seconda istanza, inoltre, è interessante anche per i rapporti che intreccia con le fonti precedenti, che sono analizzate in un capitolo appositamente dedicato all’argomento.
Il περὶ ἐλέου, del resto, attirava una grande attenzione già nell’antichità, al punto che questa trattazione è stata poi ampliata con un περὶ πάθους che sicuramente non appartiene ad Apsine ma è sintomatico che vi sia stato aggregato in quanto conferma che un lettore antico abbia voluto creare una sorta di dossier sul pathos in generale. In questa sezione del trattato, inoltre, poiché è dominante l’elemento patetico, secondo le categorie antiche è presente un eccezionale impiego di esempi attinti dalla tragedia e per tale motivo ho ritenuto opportuno dedicare una specifica sezione solo a questa tipologia di citazioni.
La tesi, dunque, si articola in due parti: una prima parte dottrinale, che riguarda la paternità e l’attribuzione della Τέχνη ῥητορική e la dottrina dell’epilogo nella storia della retorica classica e una seconda parte prettamente filologica che riguarda esclusivamente il περὶ ἐλέου, sul cui testo, caratterizzato da varianti importanti e spesso problematiche, è stato condotto un esame filologico sistematico.
Il presente studio, infine, si è rivelato utile poiché, nonostante i tanti motivi di interesse, questa sezione, in buona sostanza, è stata troppo spesso ignorata negli studi sulla retorica classica e tuttora l’unica analisi sistematica è stata quella eseguita da Aulitzky nel 1917. Il lavoro dello studioso, però, a mio parere, richiedeva senz’altro una revisione, dal momento che era stato condotto con aspetti di metodo che non sono sempre convincenti e che risentono forse troppo di una particolare temperie degli studi e di una meccanica applicazione della Quellenforschung.
Abstract
The purpose of this thesis is to examine a section that debates one of the fundamental aspects of the epilogue of a rhetorical discourse, which concerns the arousing of emotions. This treatise is located at the end of an Ars Rhetorica (Τέχνη ῥητορική) traditionally attributed to Apsines of Gadara, a Greek rhetorician of the third century AD. Nowadays, he is not one of the most well-known characters in the ancient rhetoric, but he was certainly very famous in his time, serving as consul and teacher of rhetoric in Athens. This final dissertation reveals several interesting aspects, since we do not find anywhere such a wide and detailed treatment on the element of the eleos, containing numerous classical quotations and themes to exemplify the expedients progressively illustrated by Apsines to arouse pity and emotionally involve the audience.
On the other hand, there are also problems of attribution of both the whole Τέχνη ῥητορική and the chapter on the epilogue. However, although the authorship of the treaty was called into question, its dating is essentially fixed, since it is a work of the Imperial period. Problems of attribution and problems on Apsines in general are followed by a specific discussion on the topics and on the history of the epilogue in ancient rhetoric. Lastly, in the second part of the thesis, the attention is devoted exclusively to the final part of the peroration, the pathetic one, transmitted under the name of περὶ ἐλέου, of which a detailed philological analysis is provided.
The treatise on the eleos is very important for two reasons: first, as previously said, it represents an unicum in the history of rhetoric, since rhetorical technique is here progressively illustrated by citation of themes of declamation; secondly, it is also interesting for the relationships that intertwine with previous sources, which are analysed in a chapter specifically dedicated to the subject.
Moreover, the περὶ ἐλέου had already grabbed great attention in ancient times, so that, this treatment was later extended with a περὶ πάθους whose authorship is not certainly of Apsines, but it shows that an ancient reader wanted to create a dossier on pathos in general. In this section of the Treaty, since the pathetic element is dominant, there is an exceptional use of examples drawn from classical Greek tragedy and, for this reason, I thought it was appropriate to dedicate a specific section only to this type of quotations.
The thesis, therefore, is divided into two parts: a doctrinal first part, which concerns the authorship and the attribution of the Τέχνη ῥητορική and the doctrine of the epilogue in the history of classical rhetoric; a purely philological second part concerns exclusively the περὶ ἐλέου, on whose text, characterized by important and problematic variants, a systematic philological examination will be conducted.
In conclusion, the present study is useful because, despite the many reasons of interest, this section has been too often ignored in studies of classical rhetoric and the only systematic analysis is still the one carried out by Aulitzky in 1917. However, in my opinion, the work of the scholar certainly required a revision, since it was conducted with unconvincing methods because it is characterized by a mechanical application of neopositivist Quellenforschung.
Sono presenti, d’altra parte, anche dei problemi di attribuzione sia dell’intera Τέχνη ῥητορική sia del capitolo sull’epilogo. Tuttavia, nonostante la paternità del trattato sia stata messa in discussione, è sostanzialmente ferma la sua datazione, dato che è un’opera del pieno impero. Ai problemi di attribuzione e ai problemi su Apsine in generale, segue una specifica discussione sulla topica e sulla storia dell’epilogo nella retorica antica. Nella seconda parte della tesi, infine, l’attenzione è dedicata esclusivamente alla parte conclusiva della perorazione, quella patetica, tramandata sotto il nome di περὶ ἐλέου, di cui è fornita una dettagliata analisi filologica.
Lo sviluppo sull’eleos è molto rilevante per due motivi: innanzitutto, come si è detto, rappresenta un unicum nella storia della retorica, dal momento che è uno svolgimento particolarmente ampio e ricco di esempi che ci porta nel cuore della prassi declamatoria dell’età imperiale e ci fornisce molte chiavi per comprendere l’esercizio della declamatio; in seconda istanza, inoltre, è interessante anche per i rapporti che intreccia con le fonti precedenti, che sono analizzate in un capitolo appositamente dedicato all’argomento.
Il περὶ ἐλέου, del resto, attirava una grande attenzione già nell’antichità, al punto che questa trattazione è stata poi ampliata con un περὶ πάθους che sicuramente non appartiene ad Apsine ma è sintomatico che vi sia stato aggregato in quanto conferma che un lettore antico abbia voluto creare una sorta di dossier sul pathos in generale. In questa sezione del trattato, inoltre, poiché è dominante l’elemento patetico, secondo le categorie antiche è presente un eccezionale impiego di esempi attinti dalla tragedia e per tale motivo ho ritenuto opportuno dedicare una specifica sezione solo a questa tipologia di citazioni.
La tesi, dunque, si articola in due parti: una prima parte dottrinale, che riguarda la paternità e l’attribuzione della Τέχνη ῥητορική e la dottrina dell’epilogo nella storia della retorica classica e una seconda parte prettamente filologica che riguarda esclusivamente il περὶ ἐλέου, sul cui testo, caratterizzato da varianti importanti e spesso problematiche, è stato condotto un esame filologico sistematico.
Il presente studio, infine, si è rivelato utile poiché, nonostante i tanti motivi di interesse, questa sezione, in buona sostanza, è stata troppo spesso ignorata negli studi sulla retorica classica e tuttora l’unica analisi sistematica è stata quella eseguita da Aulitzky nel 1917. Il lavoro dello studioso, però, a mio parere, richiedeva senz’altro una revisione, dal momento che era stato condotto con aspetti di metodo che non sono sempre convincenti e che risentono forse troppo di una particolare temperie degli studi e di una meccanica applicazione della Quellenforschung.
Abstract
The purpose of this thesis is to examine a section that debates one of the fundamental aspects of the epilogue of a rhetorical discourse, which concerns the arousing of emotions. This treatise is located at the end of an Ars Rhetorica (Τέχνη ῥητορική) traditionally attributed to Apsines of Gadara, a Greek rhetorician of the third century AD. Nowadays, he is not one of the most well-known characters in the ancient rhetoric, but he was certainly very famous in his time, serving as consul and teacher of rhetoric in Athens. This final dissertation reveals several interesting aspects, since we do not find anywhere such a wide and detailed treatment on the element of the eleos, containing numerous classical quotations and themes to exemplify the expedients progressively illustrated by Apsines to arouse pity and emotionally involve the audience.
On the other hand, there are also problems of attribution of both the whole Τέχνη ῥητορική and the chapter on the epilogue. However, although the authorship of the treaty was called into question, its dating is essentially fixed, since it is a work of the Imperial period. Problems of attribution and problems on Apsines in general are followed by a specific discussion on the topics and on the history of the epilogue in ancient rhetoric. Lastly, in the second part of the thesis, the attention is devoted exclusively to the final part of the peroration, the pathetic one, transmitted under the name of περὶ ἐλέου, of which a detailed philological analysis is provided.
The treatise on the eleos is very important for two reasons: first, as previously said, it represents an unicum in the history of rhetoric, since rhetorical technique is here progressively illustrated by citation of themes of declamation; secondly, it is also interesting for the relationships that intertwine with previous sources, which are analysed in a chapter specifically dedicated to the subject.
Moreover, the περὶ ἐλέου had already grabbed great attention in ancient times, so that, this treatment was later extended with a περὶ πάθους whose authorship is not certainly of Apsines, but it shows that an ancient reader wanted to create a dossier on pathos in general. In this section of the Treaty, since the pathetic element is dominant, there is an exceptional use of examples drawn from classical Greek tragedy and, for this reason, I thought it was appropriate to dedicate a specific section only to this type of quotations.
The thesis, therefore, is divided into two parts: a doctrinal first part, which concerns the authorship and the attribution of the Τέχνη ῥητορική and the doctrine of the epilogue in the history of classical rhetoric; a purely philological second part concerns exclusively the περὶ ἐλέου, on whose text, characterized by important and problematic variants, a systematic philological examination will be conducted.
In conclusion, the present study is useful because, despite the many reasons of interest, this section has been too often ignored in studies of classical rhetoric and the only systematic analysis is still the one carried out by Aulitzky in 1917. However, in my opinion, the work of the scholar certainly required a revision, since it was conducted with unconvincing methods because it is characterized by a mechanical application of neopositivist Quellenforschung.
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