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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03242017-192834


Tipo di tesi
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Autore
LISAC, ALEXANDRA
URN
etd-03242017-192834
Titolo
Le agenzie di rating e la crisi del debito degli Stati della zona euro
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Marinai, Simone
Parole chiave
  • agenzie di rating
Data inizio appello
10/04/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto

INTRODUZIONE

Il tema delle agenzie di rating e dell’influenza che queste possono avere e di fatto hanno sui mercati finanziari mondiali è divenuto attuale successivamente alla crisi finanziaria dei derivati, che ha avuto origine negli Stati Uniti nel 2008 per poi diffondersi in Europa, incidendo negativamente sulle economie degli Stati della zona euro e contribuendo a determinare una fortissima crisi del debito, particolarmente severa per gli Stati sovrani periferici dell’Eurozona.
La credibilità delle agenzie, che prima del 2008 non era mai stata messa in discussione, ha subito un pesante crollo soprattutto in conseguenza del fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, a cui era stato assegnato come rating una tripla A.
Gli Stati Uniti, di fronte ad un tale clamoroso errore di valutazione, nel 2010 reagirono inasprendo la disciplina regolamentare con il Dodd Franck Act, una legge che ha istituito l’ Office of credit ratings, ossia un’ organo di vigilanza nell’ambito della Securit and Exchange Commision (SEC).
La novità più importante, che emerge dalla disciplina normativa contenuta nel Dodd Franck Act, consiste nel ridimensionamento della cosiddetta “licenza regolatoria”, di cui fino a quel momento avevano goduto quelle agenzie di rating che avevano ottenuto lo status di NSRO-Nationally Recognized Statistical Rating Organizations (dal 1975 al 2008 la SEC ha attribuito questa qualifica a pochissime agenzie).
Si può affermare che tale riforma, se da un lato ha sancito la fine del contesto di autodisciplina e deregulation in cui si sono trovate ad operare le agenzie sino a quel momento, dall’altro ha riconosciuto implicitamente la necessarietà, per i mercati finanziari globali, dei giudizi delle CRA, i quali devono essere, inevitabilmente, assoggettati ad una stringente regolamentazione pubblica .
La riforma ha segnato anche due fallimenti, da un lato quello del concetto di autodisciplina delle agenzie, secondo cui era sufficiente un mero codice di condotta per l’autoregolamentazione di aspetti di importanza cruciale per i mercati, quali la qualità dei giudizi, le metodologie di analisi e il conflitto d’interessi (l’International Organization of Securities Commission-IOSCO, nel 2004, pubblicò il Code of conduct for credit rating agencies) , dall’altro quello della teoria reputazionale, basata sul modello anglosassone dei Reputational Intermediaris, secondo cui gli intermediari reputazionali sono soggetti privati a cui, per il solo fatto che essi offrano le informazioni necessarie ai mercati nei casi di asimetrie informative, viene automaticamente riconosciuto loro un alto grado di credibilità e di affidabilità.
La teoria reputazionale fu contestata aspramente, per la prima volta da Partnoy il quale ha evidenziato il fenomeno della cosiddetta overreliance dei giudizi delle agenzie, ossia una sovrastima delle loro capacità valutative e predittive dovuta da un accrescimento del potere di mercato delle agenzie non supportato da un’ altrettanto incremento della qualità dei giudizi, che, anzi, col tempo, si era irreversibilmente deteriorata a danno dei mercati finanziari globali.
Fatta questa doverosa premessa introduttiva, è opportuno anticipare il contenuto del presente elaborato, che si incentra esclusivamente su di una determinata tipologia di ratings e di emittenti, ossia i ratings degli Stati sovrani della zona euro.
Nel primo capitolo verrà illustrata l’origine storica e l’evoluzione che hanno avuto le più importanti Credit Report Agencies internazionali americane, le cosiddette big three, Moody’s, Standar&Poor’s e Fitch. Verranno, invece, escluse dall’indagine le altre agenzie internazionale e nazionali, come ad esempio la cinese Dagong, perché il dibattito internazionale in materia è stato sollecitato dalla comune convinzione del ruolo giocato dalle big three nella gravità e vastità della crisi economico-finanziaria occidentale, che ha avuto origine, peraltro, negli Stati Uniti, come precedentemente ricordato.
Sempre nel primo capitolo, poi, verrà analizzato il ruolo e la funzione assunta dalle CRA sui mercati finanziari e la metodologia di elaborazione dei ratings, con particolare riguardo ai ratings sovrani.
Il secondo capitolo si incentrerà, invece, sul tema relativo alla crisi del debito degli Stati della zona euro e sulle stringenti misure di emergenza adottate dall’Unione Europea per fronteggiare quella che è stata la crisi maggiore, per dimensioni ed importanza, capace di mettere in pericolo le fondamenta stesse, non soltanto della moneta unica, ma anche dell’Unione stessa.
Verrà esaminato, poi, sia l’impatto che ha avuto la crisi del debito degli Stati sovrani sul quadro giuridico internazionale in tema di diritti umani, che gli effetti che le misure di austerità, adottate da svariati Stati membri della zona euro, hanno avuto sui diritti fondamentali riconosciuti dall’Unione.
Il terzo capitolo si occuperà del quadro normativo comunitario dal 2009 al 2013, finalizzato a migliorare la qualità dei giudizi delle CRA, a creare un organismo di vigilanza a livello centrale ed a ridurre il problema maggiore delle agenzie, ossia l’ontologico conflitto di interessi generato dagli opachi rapporti di proprietà.
L’ultimo capitolo approfondirà quest’ultima tematica ed, inoltre, affronterà le problematiche giuridiche che si pongono nei seguenti ambiti: disciplina della vigilanza centrale europea a seguito del regolamento n. 1060/2009 come modificato dal regolamento n. 513/2011 e problematica della giurisdizione alla luce della sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n.8076 del 22 maggio 2012.

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